PRESSIONE ALTA: IL SALE NON C'ENTRA NULLA.

16-01-2015

Il sale fa salire la pressione? Può essere causa di ipertensione? Se provate a porre questa domanda, chiunque risponderà di sì. Questo perché ci è sempre stato detto che è così, e numerosi studi lo hanno suggerito. Ma come ormai dovremmo sapere, il bello della ricerca è che ogni tanto uno studio smentisce quello precedente e le sue conclusioni – o almeno in parte. Una nuova ricerca pubblicata sull’American Journal of Hypertension suggerisce dunque che il sodio ha un’influenza meno profonda sulla salute, rispetto a quanto ritenuto fino a oggi. Ad avere infatti una maggiore influenza sulla pressione arteriosa sistolica sarebbero l’aumento dell’indice di massa corporea (BMI), l’età e fattori dietetici non legati al sodio. In questo studio di coorte sono stati misurati gli effetti dell’assunzione di sodio, dell’indice di massa corporea, dell’attività fisica, del consumo di alcol e fattori dietetici non legati al sodio, sulla pressione sanguigna di 8.670 adulti francesi. I risultati hanno portato i ricercatori a concludere che l’indice di massa corporea, l’età e l’assunzione di alcol erano tutti fortemente legati agli aumenti di pressione sanguigna. L’assunzione di sodio, tuttavia, è risultata essere statisticamente insignificante sulla pressione sanguigna rispetto ai risultati. Per contro, un maggior consumo di frutta e verdura ha dimostrato di avere un impatto significativamente salutare sulla pressione, mantenendola più bassa, mentre una maggiore attività fisica non ha mostrato alcun effetto evidente. Nessuno dei partecipanti sottoposti ad analisi e misurazione della pressione ha ricevuto un trattamento farmacologico per l’ipertensione durante lo studio.
Secondo il dott. Jacques Blacher e colleghi, i risultati di questo studio dovrebbero indurre chi si occupa di sanità pubblica a prendere in considerazione che vi possano essere diverse misure di impatto sulla pressione arteriosa da parte di altrettanti diversi fattori – e che il sale probabilmente non è il principale imputato. «L’ipertensione è la malattia cronica più diffusa al mondo – sottolinea Blacher, che è il principale autore dello studio –. Colpisce oltre il 30% degli adulti di età compresa tra i 25 anni e oltre, ed è causa di 9,4 milioni di morti ogni anno. Data la sua crescente prevalenza e la difficoltà che abbiamo come comunità sanitaria globale nella sua gestione, dovrebbe essere fatto di più per identificare le relazioni comportamentali causali e gli effetti sulla pressione sanguigna, che possono portare a strategie migliori per prevenire l’ipertensione». «Lo studio osservazionale di Lelong et al., sottolinea l’associazione della pressione sistolica con il BMI – ha aggiunto il dottor Theodore Kotchen, Editore Associato dell’American Journal of Hypertension –. Inoltre, lo studio affronta l’importanza relativa del BMI con componenti specifici della dieta come possibili contributori all’ipertensione». In definitiva, il sale non è il principale colpevole e dunque non basta eliminarlo o ridurlo per mettersi al riparo dal rischio ipertensione.

 

http://ajh.oxfordjournals.org/content/early/2014/09/03/ajh.hpu164

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2014-09/oupu-sio090814.php

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