IL CIBO SPAZZATURA MODIFICA IL CERVELLO.

19-01-2015

I tempi sono cambiati. Poco più di mezzo secolo fa le persone lottavano contro la fame. Le famiglie povere erano costrette a dividersi mezzo tozzo di pane a testa, magari insaporito con un pesce affumicato appeso al soffitto di casa per tutta la stagione invernale. Oggi – crisi a parte – il problema della fame è in parte risolto. Ma, nonostante ciò, aumentano i problemi di salute associati all’alimentazione. Paradossalmente, oggi ce ne sono di più di ieri. E il motivo non sarebbe legato alla scarsità di cibo, ma alla qualità di ciò che introduciamo nel nostro organismo. Il supermercati abbondano di alimenti ben confezionati, con sapori eccellenti che sbandierano ingredienti allettanti. Peccato, però, che molti di questi siano considerati cibo spazzatura. Si tratta, cioè, di alimenti eccessivamente raffinati arricchiti con ogni sorta di insaporitori. Il risultato? Cibi sì gustosi – spesso troppo – con però tante calorie e zero nutrienti essenziali. Questo tipo di dieta – se così la vogliamo chiamare – è stata testata sui ratti da un gruppo di ricercatori australiani. Tra i vari aspetti indesiderati, come per esempio l’aumento di peso, gli scienziati hanno anche notato che il cibo spazzatura modificava profondamente il loro comportamento. Lo studio, pubblicato recentemente su Frontiers in Psychology, è stato anche in grado di dimostrare come il consumo eccessivo di cibo spazzatura riduca quasi del tutto l’autocontrollo e porti a mangiare troppo.
Il team di ricerca, guidato dalla professoressa Margaret Morris della Scuola di Scienze Mediche dell’University of New South Wales (UNSW), è riuscito a insegnare ai ratti di sesso maschile l’associazione tra due differenti segnali audio e una bevanda a base di acqua e zucchero dal sapore di ciliegia o uva. I ratti sani, allevati con una dieta altrettanto sana, hanno smesso di rispondere agli stimoli legati a un sapore che li aveva recentemente soddisfatti. Questo è un meccanismo particolarmente diffuso tra gli animali che li protegge dall’eccesso di cibo, promuovendo al tempo stesso una dieta equilibrata. Tuttavia, dopo aver mangiato per due settimane degli alimenti tipici delle mense, tra cui torte, gnocchi e biscotti, che contenevano oltre il 150% delle calorie, è aumentato il peso dei ratti e si è modificato il comportamento in maniera drammatica. Inoltre sono diventati totalmente indifferenti nelle loro scelte alimentari, indicando la loro perdita nella preferenza naturale alle novità. Il cambiamento durò ancora parecchio tempo dopo l’eliminazione del cibo spazzatura. Da tutto ciò, i ricercatori ne deducono che tali alimenti provochino modificazioni durature nelle parti del circuito cerebrale di ricompensa. Tra queste potrebbe essere interessata la corteccia orbitofrontale, una zona responsabile del processo decisionale. Considerando che il circuito per la ricompensa è uguale in tutti i mammiferi, questo fenomeno potrebbe avere implicazioni negative nella capacità delle persone di limitare l’assunzione di alcuni tipi di alimenti.
«La nota interessante di questa scoperta è che se la stessa cosa accade negli esseri umani – spiega la professoressa Morris dell’UNSW – mangiare cibo spazzatura può cambiare le nostre risposte ai segnali associati con ricompense alimentari». Secondo Morris, l’aver appena mangiato un cibo spazzatura non ci mette al riparo dal volerne mangiare altro non appena lo vediamo o ne sentiamo l’odore. Bisogna anche tenere presente che i dati in merito all’aumento di peso derivati da questo genere di alimenti è allarmante: si parla di quasi 3 milioni di persone che muoiono ogni anno in tutto il mondo a causa di sovrappeso e obesità. «Poiché l’epidemia mondiale di obesità si sta intensificando, le pubblicità possono avere un effetto maggiore sulle persone che sono in sovrappeso e diventa più difficile resistere dal fare spuntini come le barrette di cioccolato», conclude il dottor Amy Reichelt, autore principale dello studio.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/08/140827151744.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2014-08/f-jfm082514.php

http://journal.frontiersin.org/Journal/10.3389/fpsyg.2014.00852/abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4146395/

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