19-01-2015
Prima della scoperta della penicillina, molte sagge popolazioni utilizzavano il miele grezzo come rimedio contro le infezioni. Probabilmente non avevano il consenso di evidenze scientifiche, ma poco importava perché il metodo funzionava comunque – e probabilmente era questa la cosa più importante. Ora, però, a conferma che i nostri antenati agivano bene arriva un nuovo studio dell’Università di Lund (Svezia) i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista International Wound Journal. I ricercatori guidati dal dott. Tobias Olofsson hanno scoperto che nel miele fresco vi sono 13 batteri lattici, che formano un unico gruppo, che producono una miriade di composti antimicrobici attivi. Dopo averli identificati, gli scienziati hanno testato l’efficacia antibatterica dei composti sui più noti agenti patogeni che causano gravi infezioni nell’uomo, come per esempio lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA), lo Pseudomonas aeruginosa e l’Enterococcus vancomicina-resistente (VRE) e altri ancora.
A sorpresa – giacché si tratta di un prodotto naturale, e per questo spesso ritenuto da molti poco efficace – una volta applicati i batteri lattici sugli agenti patogeni in laboratorio, questi li hanno neutralizzati tutti. Una bella scoperta, se teniamo conto che le infezioni resistenti agli antibiotici sono oggetto di un’inarrestabile diffusione che sta mietendo sempre più vittime in tutto il mondo. Anche se per ora i test su ceppi di batteri che infettano gli esseri umani sono stati condotti soltanto in laboratorio, i risultati sono stati più che promettenti. Ma una serie di esperimenti sul campo hanno mostrato che i batteri lattici del miele sono attivi anche sugli animali. Qui, i ricercatori hanno testato i LAB (Lactic Acid Bacteria) su un gruppo di dieci cavalli che erano affetti da ferite cutanee che non si riuscivano a curare con i tradizionali antibiotici. Hanno applicato sulle ferite una miscela di LAB e miele, per poi scoprire che tutti i cavalli sono guariti.
Il motivo per cui il miele è stato così efficace, secondo gli scienziati, è perché in questo vi è coinvolta una vasta gamma di principi attivi. «Gli antibiotici sono per lo più una sostanza attiva, efficace contro solo un ristretto spettro di batteri – sottolinea il dott. Olofsson – Quando usato vivo [il miele], questi 13 batteri lattici producono a seconda della minaccia il giusto tipo di composti antimicrobici necessari. Sembra che abbia funzionato bene per milioni di anni nella tutela della salute delle api e del miele contro altri microrganismi nocivi». «Tuttavia – aggiunge il ricercatore – il miele comprato al supermercato non contiene i batteri lattici viventi, e molte delle sue proprietà uniche sono andate perdute negli ultimi tempi». L’ideale è dunque utilizzare un miele fresco e vivo, acquistandolo da un apicoltore di fiducia che non utilizzi mezzi moderni di produzione intensiva come per esempio il riscaldamento o la pastorizzazione per mantenerlo liquido. Il passo successivo dei ricercatori sarà ora quello di indagare l’uso clinico più ampio contro le attuali infezioni umane e degli animali. I risultati, se rimarranno così promettenti, avranno ripercussioni positive nei Paesi in via di sviluppo, dove le infezioni possono avere esiti peggiori, ma dove, per contro, il miele fresco è più facilmente disponibile. Tuttavia ne potranno beneficiare anche i Paesi occidentali dove la resistenza agli antibiotici è sempre più diffusa e preoccupante.