03-04-2015
L’ipercolesterolemia (tranne rari casi genetici) è la malattia per antonomasia del XXI° secolo. E’ una malattia inventata nel momento in cui i medici hanno imparato a misurare il colesterolo nel sangue. Al contrario di molte patologie, essa non da segno di sé anzi uno dei segni principali dell’ipercolesterolemia è una sensazione di benessere! Il primo compito dei medici, supportati dai media a tutto campo, infatti, è quello di convincere una persona in piena salute ad assumere per il resto della vita dei farmaci che richiedono regolari controlli e analisi. Fino al 1984 (Cholesterol Consensus Conference) si considerava ipercolesterolemico un individuo i cui valori ematici superassero i 240 mg/100ml; dopo questo evento si riuscì a ridurre il valore a 200 e ora, si parla di portarlo a 180. I farmaci che usano i medici per abbassare il livello di colesterolo (senza domandarsi mai il perché di un suo aumento) sono le statine fra cui ricordiamo atorvastatina, simvastatina, lovastatina e pravastatina.
Tutto inizia dall’Acetil-CoA. Tre molecole di acetil-CoA si combinano fra loro per formare l’acido idrossi-metil-glutarico (HMG). Per diventare mevalonato, è necessaria una reazione chimica che richiede l’enzima HMG-CoA reduttasi. Le statine bloccano questo enzima e da qui possiamo capire i numerosi effetti collaterali potenziali. Il colesterolo è UNO dei TRE cataboliti della via del mevalonato. Gli altri due sono l’ubichinone e il dolicolo. Il coenzima Q-10 è un nutriente cellulare fondamentale prodotto all’interno dei mitocondri. Gioca un ruolo fondamentale nella produzione di ATP (energia) in qualità di trasportatore di elettroni nella fosforilazione ossidativa. Una forma di Co-Q10 chiamata ubichinone, è presente in tutte le membrane cellulari ed è critico per mantenere la conduzione nervosa e l’integrità del tessuto muscolare: non dimentichiamo che il cuore è un muscolo! Esso è anche fondamentale per la formazione di elastina e collagene. Anche i dolicoli sono molto importanti: essi trasportano diversi tipi di proteine prodotte dal DNA nel punto di utilizzo, assicurandosi che le cellule rispondano correttamente alle istruzioni programmate geneticamente. Quindi una loro carenza potrebbe provocare il caos nel signaling intercellulare.
Il motivo per cui vari studi hanno dimostrato l’efficacia delle statine nel prevenire malattie cardiache non deriva dalla loro azione inibente sul colesterolo bensì dal fatto che bloccano la produzione di mevalonato che, quando scarso, sembra riduca l’attività delle cellule della muscolatura liscia e renda le piastrine meno attive nel produrre trombossano. Utilizzando le statine, ovviamente, abbiamo degli ottimi risultati sulla riduzione del colesterolo. Ma siamo sicuri che ciò sia davvero salutare? I medici fanno in fretta a dimenticare quanto appreso durante lo studio della biochimica e non si soffermano ad analizzare le numerose funzioni di questa sostanza ormai solo demonizzata. Ogni membrana cellulare del nostro corpo contiene colesterolo che le rende impermeabili. Senza colesterolo non esisterebbe uno scambio biochimico fra l’interno e l’esterno delle cellule; le cellule diventerebbero “porose” e l’organismo si difenderebbe immediatamente facendo produrre alle ghiandole surrenali un gran numero di steroidi in grado di sequestrare colesterolo in varie parti del corpo e veicolarlo nella zona carente. Il colesterolo, come si vede nelle ferite incluse quelle delle pareti arteriose che ne sono ricche, è la sostanza riparatrice per eccellenza. E’ necessario per la sintesi della vitamina D e dei sali biliari; agisce come antiossidante (proteggendo dal cancro e dall’invecchiamento), è vitale per un’appropriata funzione neurologica. Gioca un ruolo importante nella funzione mnemonica e nell’assorbimento cerebrale di neurotrasmettitori fra cui la serotonina. Infine è il precursore di tutti gli ormoni prodotti dalla corteccia surrenalica.
EFFETTI COLLATERALI DELLE STATINE
MIALGIA E STANCHEZZA MUSCOLARE
Sono gli effetti collaterali più comuni durante trattamento con statine. La condizione muscolare peggiore è la rabdomiolisi, fenomeno di distruzione del tessuto muscolare stesso, per cui l’anno scorso varie persone sono decedute, come ampiamente descritto dai giornali. Al contrario di quanto affermano le industrie farmaceutiche (2-3% dei casi), uno studio effettuato dalla dottoressa Beatrice Golomb di San Diego ha dimostrato che il 98% dei pazienti in terapia con atorvastatina soffre di dolori e crampi muscolari. Le singole testimonianze dei pazienti sono così numerose che non basterebbe un libro per raggrupparle tutte. Bisogna sempre rammentare un possibile trattamento con statine in caso di miopatia, fibromialgia e problemi di coordinazione motoria per via della comprovata e inevitabile carenza di Coenzima Q-10.
NEUROPATIE
Uno studio effettuato su 500.000 danesi, ha dimostrato che nei pazienti in terapia con statine da un anno, aumenta del 15% (un caso su 2.200 individui) il rischio di sviluppare una polineuropatia. Questa patologia, conosciuta anche come neuropatia periferica, è caratterizzata da difficoltà della deambulazione, stanchezza, fascicolazioni e dolore alle mani e piedi. Il rischio aumenta al 26% nei pazienti in trattamento da due a più anni. Il danno nervoso è spesso irreversibile anche interrompendone l’assunzione. Negli Stati Uniti, esiste il sospetto che numerosi incidenti automobilistici provocati da persone anziane in cura farmacologica, possano derivare proprio dalla perdita di sensibilità degli arti inferiori. Se pensiamo che 12 milioni di americani assumono statine e che, entro breve si stima un ulteriore incremento di 23 milioni di persone, il problema diventa importante.
INSUFFICIENZA CARDIACA
Mentre diminuiscono gli infarti, l’insufficienza cardiaca tende ad aumentare pesantemente. Sempre negli USA, fra il 1989 e il 1997, le morti per insufficienza cardiaca si sono raddoppiate (la prima apparizione delle statine sul mercato data 1987). La spiegazione più ovvia non può essere che l’interazione con la produzione di Co-Q10. E’ interessante lo studio effettuato da un cardiologo americano su 20 pazienti con funzione cardiaca assolutamente normale. Dopo sei mesi di terapia con atorvastatina a basse dosi, due terzi dei pazienti lamentavano anomalie della fase cardiaca di riempimento. Quindici studi differenti effettuati su animali, hanno dimostrato una deplezione di Co-Q10 indotta da statine con conseguente alterazione della produzione di ATP, scompenso cardiaco, danno muscolare e aumento della mortalità. Su nove studi sull’uomo otto hanno evidenziato una riduzione significativa di Co-Q10 con conseguente riduzione della funzione ventricolare sinistra e alterazioni biochimiche. Un recente studio inglese ha indicato una miglior sopravvivenza dei pazienti con scompenso cardiaco cronico, con un livello di colesterolo elevato rispetto a quelli con colesterolo ridotto.
VERTIGINI
Le vertigini sono un sintomo comune legato a terapia con statine probabilmente dovuto agli effetti sul valore pressorio di questi farmaci.
DISTURBI COGNITIVI
La dottoressa Golomb ha scoperto che circa il 15% dei pazienti in terapia con statine sviluppa qualche disturbo cognitivo. Quello più diffuso è un’amnesia transitoria. Gli episodi di perdita di memoria pesino per il proprio nome o per quello dei propri cari, si verificano improvvisamente e altrettanto di colpo spariscono. Ciò è un fatto grave non solo per i diretti interessati ma anche per il pubblico in genere in quanto sarebbe molto disdicevole ad esempio volare su un aereo il cui pilota, in terapia con statine, si dimenticasse ciò per cui è stato addestrato! Nonostante le industrie neghino questi effetti collaterali, esistono numerosi studi che hanno rilevato amnesia nello 0,5% dei casi studiati.
CANCRO
Uno studio denominato CARE, ha dimostrato un aumento del 1500% di casi di cancro mammario nei soggetti in trattamento con statine. I produttori di statine riconoscono che questi farmaci deprimono il sistema immunitario. Invece di preoccuparsi hanno raccomandato l’uso di statine anche per l’artrite reumatoide e come immunosoppressori per i candidati ai trapianti.
PANCREATITE
Sono stati descritti numerosi casi di pancreatite durante trattamento con statine.
DEPRESSIONE
Esistono tante pubblicazioni scientifiche che legano uno scarso livello di colesterolo con la depressione. Un lavoro svolto dal dottor Edward Suarez, della Duke University Medical Center, ha scoperto che, specie nei maschi, la riduzione dei livelli di colesterolo con terapia farmacologica, era legata ad un aumento di suicidi e di morte violenta al punto da teorizzare una correlazione fra uno scarso livello di colesterolo e disturbi dell’umore. Molti medici sono convinti che i benefici delle statine siano ben maggiori degli effetti collaterali. Possono citare un gran numero di lavori che dimostrano come le statine riducano le morti da infarto rispetto ai gruppi di controllo. Tuttavia, come ribadisce il dottor Ravnskov nel suo libro “The cholesterol myths” i risultati degli studi principali effettuati dopo il 2000, hanno dimostrato differenze minime statisticamente insignificanti. Pubblicazioni ancora più recenti affermano che non esiste alcun motivo plausibile per organizzare l’attuale campagna indotta per incrementare marcatamente il numero di persone da assoggettare alla terapia con statine.
I TRIALS PRINCIPALI
Honolulu Heart Program (2001)
Evidenzia come un basso livello di colesterolo sia legato ad un incremento di rischio di morte.
MIRACL (2001)
Ha considerato gli effetti di un trattamento ad alte dosi con atorvastatina per 16 settimane su 3086 pazienti ospedalizzati dopo angina o ischemia cardiaca. Non sono state rilevate differenze col gruppo di controllo sul numero di decessi, di reinfarti e di rianimazioni per arresto cardiaco. L’unica differenza, la riduzione di riospedalizzazione per dolore toracico.
ALLHAT (2002)
Il più grande trial al mondo effettuato sull’atorvastatina. Non si sono riscontrate differenze fra il gruppo in terapia e di controllo riguardo il numero di decessi, attacchi cardiaci e infarti.
Heart Protection Study (2002)
Lavoro effettuato dall’Oxford University: 87.1% di sopravvivenza a cinque anni per i pazienti in cura con statine, 85.4% per il gruppo di controllo, rifiutandosi di pubblicare i dati globali sulla mortalità.
PROSPER (2002)
Questo trial ha studiato gli effetti della pravastatina su un campione di pazienti rispetto a un gruppo di controllo. La parvastatina non ha ridotto l’incidenza di infarto miocardico e di ictus. In compenso il gruppo in terapia ha avuto un aumento di incidenza di cancro.
J-LIT (2002)
Uno studio giapponese durato sei anni su 47.294 individui trattati con simvastatina. I risultati non hanno evidenziato alcuna correlazione fra il calo di colesterolo (LDL) e il numero di decessi. Il tasso di mortalità a 5 anni è stato del 3.5% sia negli individui con LDL inferiore a 80 che in quelli con un valore superiore a 200.
Statins and Plaque (2003)
Lavoro pubblicato sull’American Journal of Cardiology. Esprime seri dubbi sul fatto che la riduzione del colesterolo LDL sia utile ed efficace nel ridurre le placche aterosclerotiche. Nonostante la riduzione del colesterolo la progressione di volume delle placche ha continuato a svilupparsi.
ASCOT-LLA (2003)
Riduzione di infarto miocardico e ictus con statine rispetto al placebo ma identico numero di decessi.
Cholesterol Levels in Dialysis Patients (2004)
Questo studio ha evidenziato una maggior mortalità nei dializzati con un livello basso di colesterolo rispetto a quelli con un valore elevato. Ciò è stato spiegato per via dell’effetto antinfiammatorio e di minor malnutrizione dato dal colesterolo e non da un suo effetto protettivo diretto. Per questo gli autori concludono di essere favorevoli ad un trattamento ipocolesterolemizzante in questi malati (?).
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11502313
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11277825
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12479763
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http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12888149
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12686036