10-04-2015
I soldi sono il motore che fa girare il mondo. L’uomo, per sua natura, lotta principalmente per due scopi: il potere e il denaro. Il primo produce facilmente il secondo. L’ambiente medico non fa eccezione, specie se sostenuto da politica e da industrie. La medicina non è più una scienza ma è diventata un business e come tutti i business cerca di sfruttare a suo favore il potere psicologico che ha sulle masse succubi della paura inconscia di soffrire a causa delle malattie. Quando la politica poi obbliga la massa a sottostare e subire scelte terapeutiche stabilite da chi gestisce il potere e quanto meno opinabili da un punto scientifico, non si può fare a meno di subirne anche gli effetti iatrogeni. L’informazione ha ripetutamente sostenuto che, per i bambini, i vaccini sono uno degli interventi medici più importanti per la salvaguardia della salute essendo sia sicuri che protettivi contro malattie pericolose. Molti genitori, dopo aver sperimentato sulla propria pelle gli effetti collaterali, si sono resi conto che la loro fiducia era stata tradita. In ogni caso, psicologicamente la convinzione di prevenire malattie pericolose fa si che essi acconsentano a vaccinare i piccoli nonostante i rischi connessi. Grazie a Internet, che non può essere zittito, le masse diventano sempre più consapevoli. I genitori scoprono sempre più che la natura non è poi così crudele: le malattie dell’infanzia (a condizione che siano gestite correttamente) hanno un ruolo primario nella maturazione e sviluppo del sistema immunitario e i vaccini non hanno mai evitato nessuna malattia. La natura molto tossica e invasiva dei vaccini, che provoca i ben noti effetti collaterali, li rende controproducenti in relazione al loro proposito di proteggere contro le malattie. Prima di rendere obbligatorio qualsiasi protocollo terapeutico medico, bisognerebbe valutare sui due piatti della bilancia due parametri fondamentali: 1. l’efficacia e 2. la sicurezza del trattamento per il corpo umano. Considerando la prassi vaccinica, bisogna tenere ben presenti in termini di efficacia e sicurezza i seguenti punti:
• Prove scientifiche sostengono la validità delle immunizzazioni. Preservano da malattie infettive, alcune meglio di altre, ma questo punto non è mai stato discusso.
• L’evidenza scientifica non sostiene la sicurezza delle immunizzazioni.
• Gli studi sulla sicurezza dei vaccini sono limitati solo a periodi brevi (alcuni giorni o settimane). NON esiste uno studio su effetti a lunga scadenza.
• Esiste una limitata evidenza scientifica, ma in forte crescita, di effetti collaterali a lungo termine che necessiterebbe studi più approfonditi.
Nell’agosto del 1999 e aprile 2000, al Congresso Americano a Washington sono girate voci insistenti inerenti alla sicurezza dei vaccini. Dan Burton, Presidente dell’U.S. House Government Reform Committee ha preso in considerazione queste voci. Nell’ottobre 1999 si è tenuta una conferenza sull’autismo a Cherry Hill, NJ, sponsorizzata dall’Autism Research Institute di San Diego, CA con la partecipazione di più di 1000 persone la cui grande maggioranza era formata da genitori di bambini autistici. Quando fu chiesto alla platea se riteneva esserci una relazione fra autismo e vaccini, la maggior parte di essa si alzò in piedi in senso affermativo.
I BENEFICI DEI VACCINI SONO ESAGERATI?
Da una prospettiva storica è importante tenere a mente che, nel primo periodo delle vaccinazioni, esistevano pochi vaccini e somministrati in tempi differenti. Sembra inoltre che proprio in quel periodo i vaccini ottenessero i loro risultati migliori con l’eradicazione del vaiolo nel mondo (sebbene sembri che attualmente sia ripreso in alcune zone dell’Estremo Oriente) e l’eradicazione della polio dall’emisfero occidentale con l’ultimo caso di polio verificatosi nel 1979. Oggi la gente crede che la vaccinazione di massa contro il vaiolo sia la responsabile dell’eradicazione della malattia nel mondo. Non è così, per il semplice motivo che i programmi di vaccinazione di massa non sono stati eseguiti in molte aree. In alcune nazioni del terzo mondo, solo il 10% della popolazione era stata immunizzata favorendo, per motivi economici, più una politica di quarantena dei villaggi infetti. Se una vaccinazione limitata associata alla quarantena è risultata efficace contro il vaiolo, ciò pone la domanda sulla necessità di vaccinazioni di massa anche per le altre malattie, considerando gli effetti collaterali negativi. Tra gli altri successi dei vaccini, annoveriamo l’insorgenza di soli 100 casi di morbillo negli USA nel 1998, di cui la maggioranza erano importati. I fautori delle vaccinazioni vorrebbero far credere che i vaccini siano stati i responsabili del controllo di tutte le passate forme epidemiche di malattie mortali negli USA. Con l’eccezione dei casi precedentemente descritti, i fatti non confermano ciò. In accordo con le registrazioni della Metropolitan Life Insurance Company, dal 1911 al 1935 le quattro cause principali di morte infantile da malattie infettive negli USA erano:
• Difterite.
• Pertosse.
• Scarlattina.
• Morbillo.
Tuttavia entro il 1945, i casi mortali di tutte queste patologie, erano calati del 95% prima della realizzazione dei programmi di vaccinazione di massa. Altre fonti statistiche confermano questo fenomeno. Secondo un rapporto edito su “Morbidity and Mortality Weekly Report” 30 luglio 1999, i fattori più importanti per il controllo delle malattie infettive nel secolo scorso sono stati:
• Sanità.
• Qualità dell’acqua.
• Igiene.
• Introduzione degli antibiotici.
Un altro fattore che normalmente viene trascurato, è che la virulenza dei microrganismi tende ad indebolirsi o attenuarsi nel tempo e passando da ospite ad ospite.
LA POPOLAZIONE SI IMMUNIZZA PER CONTATTO CONTINUATO O RIPETUTO
Un esempio di ciò è la pertosse, che ora è chiaramente una malattia più leggera rispetto a quella di 100 anni fa. Nella pubblicazione di Vera Scheibner, “Vaccination, 100 years of orthodox research shows that vaccine represent a medical assault on the immune system”, l’autrice esamina l’esperienza svedese per la pertosse ed il vaccino. Nel 1979 la Svezia ha bandito il vaccino anti-pertosse a causa di una ricaduta della malattia in bambini totalmente vaccinati e per via degli effetti collaterali, fra cui danno cerebrale, ritenuti del tutto inaccettabili. Nonostante questo divieto, attivo tutt’oggi, la mortalità infantile in Svezia per pertosse non è maggiore rispetto a quella di popolazioni interamente vaccinate (3 casi mortali dal 1987 al 1991 rispetto ai 4 del Galles del sud, Australia nello stesso periodo). In ogni caso bisogna ricordare che la pertosse rimane sempre una malattia seria in molte nazioni del terzo mondo arrecando una morbilità e mortalità significativa dovuta a fattori che includono scarsa igiene e mancanza di strutture sanitarie adeguate. Spesso sono “popolazioni vergini” in cui la pertosse è un’infezione relativamente giovane e quindi con assenza di immunità naturale presente invece nelle nazioni progredite.
LA SICUREZZA DEI VACCINI NON E’ PROVATA
Bisogna sottolineare che oggi i bambini ricevono da 22 a 35 vaccini prima dell’età scolare, mentre la maggior parte degli anziani di oggi ne ha ricevuti solo uno, quello contro il vaiolo. Alcuni vaccini contengono mercurio, una neurotossina ben conosciuta. Con la crescente consapevolezza pubblica sulle potenziali reazioni negative da metalli tossici e da materiale immunologico estraneo sul sistema immunitario immaturo dei bambini, è ragionevole chiedersi cosa si sa di queste reazioni. Una piccola ma crescente minoranza di medici e scienziati sta diventando sempre più consapevole che i test di innocuità per i vari vaccini usati sinora sono dolorosamente inadeguati. Prendiamo uno di numerosi esempi. Nel 1994, un comitato speciale del “National Academy of Science (Institute of Medicine), ha pubblicato una recensione completa sull’innocuità del vaccino dell’epatite B.
Quando il comitato, responsabile per controllare la sicurezza dei vaccini con mandato del Congresso Americano, ha approfondito l’indagine su cinque possibili e plausibili tipi di effetti collaterali negativi, non fu in grado di giungere a un risultato per quattro di essi a causa della mancanza completa di dati scientifici al riguardo: non era mai stata fatta alcuna ricerca inerente alla sicurezza. Inoltre fu scoperto che esistevano gravi mancanze e limitazioni sia nella conoscenza che nelle infrastrutture necessarie a studiare gli effetti collaterali dei vaccini. Dei 76 effetti collaterali negativi dei vaccini, esaminati dall’IOM, per 50 (66%) erano inadeguate le prove scientifiche addotte per dimostrare la causalità dell’evento. Lo IOM notò anche che “se la ricerca non verrà migliorata, le future indagini sull’innocuità dei vaccini partiranno handicappate allo stesso modo”. L’implicazione chiara di questo rapporto è che gli effetti collaterali dei vaccini potrebbero verificarsi su vasta scala senza tuttavia essere riconosciuti in riferimento alla loro vera natura. In sostegno a questa dichiarazione, si prendono ad esempio due studi all’avanguardia, pubblicati uno nel 1955 e uno nel 1984, entrambi lancianti grida d’allarme sui potenziali effetti collaterali dei vaccini.
Uno degli studi più affascinanti della vecchia letteratura medica inerenti al vaccino della pertosse, è quello di A. L. Basso (Chicago 1955), che fece un elettroencefalogramma su 83 bambini prima e dopo la somministrazione del vaccino anti-pertosse. In due dei soggetti, l’EEG divenne patologico dopo il vaccino senza nessun altro sintomo di reazioni abnormi. Nel suo rapporto egli commentava: ”questo studio mostra che possono verificarsi reazioni cerebrali da leggere a gravi nei soggetti in aggiunta ai cambiamenti neurologici molto gravi riferiti. Un altro studio effettuato in Germania, fu pubblicato sul NEJM nel 1984. Lo studio evidenziava una caduta provvisoria ma significativa dei linfociti T-helper in adulti sani dopo vaccinazioni routinarie contro il tetano. Una particolare preoccupazione deriva dal fatto che in quattro individui, la caduta dei linfociti era paragonabile a quella riscontrata nei malati di AIDS.