05-05-2015
Colesterolo, un indicatore importante della nostra salute da non sottovalutare. Spesso per abbassarlo si fa uso di farmaci di sintesi o naturali ma, in alcuni casi, potrebbe essere sufficiente agire a livello alimentare utilizzando cibi in grado di ridurre gli accumuli di grasso a livello del sangue o di far assorbire meno queste sostanze a livello intestinale. Tra i cibi che dovremmo mettere più spesso in tavola ci sono orzo e avena. Questi due cereali, dai più dimenticati e consumati in maniera davvero sporadica magari all’interno di qualche zuppa di legumi o verdure, sono stati al centro di una nuova ricerca che ha dimostrato come la presenza in essi dei beta-glucani (fibre solubili) possa essere di grande aiuto nella riduzione del colesterolo. E non servirebbero neppure alte dosi di queste sostanze: sono sufficienti 3 grammi di fibra al giorno il corrispettivo più o meno di un piatto di cereali (85 grammi circa), anche se a seconda della varietà di orzo e avena si possono trovare una minore o maggiore quantità di beta-glucani.
La ricerca apparsa sull'American Journal of Clinical Nutrition, si è basata sulla revisione di 28 studi precedenti sull’argomento, in cui era stato fatto il confronto fra diversi tipi di diete, alcune con almeno 3 grammi di beta-glucani ogni giorno e altre povere di queste sostanze. Si è potuto notare così che quelle in cui era ricca la presenza di fibre solubili contribuivano a ridurre il colesterolo cattivo (LDL) di 9.6 mg/dL e agivano in particolare proprio sulle persone che ne avevano più bisogno, ovvero coloro in cui si riscontravano livelli di grasso più elevati nel sangue. Dato che i beta-glucani si trovano anche all’interno dei chicchi dei cereali e non solo nella parte esterna (che comunque ne contiene la maggior parte) secondo gli esperti non sarebbe neppure necessario consumarli nella versione integrale: via libera dunque anche a orzo perlato e farina di avena. Inoltre, non c’è bisogno di mangiarli in quantità maggiori perché i benefici rimangono comunque gli stessi rispetto ad una singola porzione giornaliera.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Anne+Whitehead%2C+Eleanor+J+Beck%2C