05-05-2015
Sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva per aumentare la taglia del proprio seno può esporre a un rischio maggiore di cancro. Gli esperti francesi dell'Institut de Recherche sur le Cancer denunciano l'aumento di un particolare tipo di tumore, il Linfoma anaplastico a grandi cellule, associato agli impianti mammari. I casi sembrano ancora pochi, circa 173 in tutto il mondo, ma la progressione è in aumento e ha spinto gli specialisti francesi a richiedere l'introduzione di questo tipo di neoplasia negli annali dell'Organizzazione mondiale della sanità. A confermare il rischio è anche una ricerca condotta da scienziati dell'Università di Vienna con la collaborazione di colleghi degli atenei di Cambridge, Liverpool e Swansea. Lo studio, pubblicato su Mutation Research, mostra l'associazione esistente fra le protesi al seno e la possibile insorgenza di questo raro linfoma maligno noto con la sigla ALCL. Si tratta di un tipo di linfoma non Hodgkin che appartiene al gruppo delle neoplasie delle cellule T periferiche. In realtà colpisce in prevalenza gli uomini, ma nelle donne con protesi al seno l'incidenza si inverte ed è molto più alta rispetto a quella delle donne senza protesi.
Lo studio ha analizzato 71 casi di pazienti affetti da ALCL. Il linfoma si è sviluppato circa 10 anni dopo l'intervento di mastoplastica additiva e secondo le analisi effettuate dagli scienziati la neoplasia sarebbe cresciuta nel tessuto cicatriziale creatosi attorno alla protesi. In realtà ci sono ricerche che offrono risultati contrastanti e certamente più rassicuranti per chi decide di intervenire sul proprio seno. Ad esempio uno studio pubblicato sull'International Journal of Cancer da un'équipe canadese ha preso in esame nell’arco di 10 anni circa 25.000 donne che avevano ricevuto protesi mammarie estetiche e 16.000 che avevano subìto interventi di chirurgia estetica. Confrontando l'incidenza del cancro tra le donne con protesi e la restante popolazione femminile si è riscontrato un tasso di cancro al seno e all'endometrio ridotto rispetto alle donne che avevano subito altri interventi chirurgici. "Non abbiamo osservato - affermano nello studio - alcun aumento del rischio di forme più rare di cancro tra queste donne. Una riduzione di incidenza del cancro al seno è invece stata osservata per le donne con protesi sottoghiandolari rispetto alle donne con protesi sottomuscolari. Un possibile aumento di incidenza del cancro al seno subito dopo l'aumento del seno con protesi in poliuretano deve ancora essere verificata”.
Un ulteriore studio canadese riporta però che la chirurgia estetica al seno potrebbe ritardare la diagnosi del tumore. A rassicurare gli animi interviene il professor Mario Dini, specialista di Chirurgia Plastica ed Estetica a Firenze e Milano: “Attenzione a parlare di emergenza e a diffondere eccessive preoccupazioni. Se è vero che una diagnosi precoce aiuta a combattere la malattia abbassando così il rischio di morte, ciò vale per tutte le patologie oncologiche e non ha dunque alcun rapporto privilegiato con l'inserimento di protesi mammarie”. Quest’ultima ricerca - condotta su un campione di 409 donne con protesi mammarie estetiche e su 444 donne con altri interventi di chirurgia estetica, alle quali è stato diagnosticato un tumore al seno - evidenzia che le donne che hanno effettuato l'impianto di protesi al seno corrono un rischio tre volte superiore di una diagnosi tardiva del tumore. Secondo lo studio, a rendere complicata la rilevazione del tumore è la presenza della massa "anomala" contenuta nella zona soggetta alle verifiche con i macchinari. “Le tecnologie presenti oggi in Italia - aggiunge Dini - fanno sì che un buon radiologo possa scoprire l'esistenza di un tumore anche in presenza di protesi. Da qui il consiglio di rivolgersi sempre a centri professionali, dove gli specialisti siano in grado di scoprire eventuali anomalie anche in presenza di protesi. Lo stesso studio, infine, conferma che non è stato affatto osservato un aumento statisticamente rilevante del tasso di mortalità tra le due categorie. In altre parole, le protesi al seno possono al limite far allungare i tempi di diagnosi, ma non fanno aumentare affatto il tasso di mortalità”.
http://www.sciencedaily.com/releases/2014/10/141006094620.htm