05-05-2015
Nuovi studi suggeriscono che molte donne affette da cancro al seno possono optare per protocolli chemioterapici più delicati, o saltarli del tutto, senza incidere sulle probabilità di vincere la malattia. Uno studio ha scoperto che un test genetico denominato Oncotype DX può determinare se un paziente possa o no trarre beneficio dalla chemioterapia. Il test misura l’attività di 21 geni per predire il rischio di recidiva. Attualmente, la chemioterapia è suggerita per le donne con cancro mammario già diffuso ai linfonodi, che ogni anno ammontano a circa 45.000 donne negli Stati Uniti. Tuttavia, la chemio non è d’aiuto per la maggior parte di quelle trattate. Lo studio ha dimostrato che circa 18.000 donne ogni anno potrebbero fare a meno della chemio e si pensa che il nuovo test possa subito stimolare i medici a recedere dalla chemioterapia ed usarla più selettivamente. Un secondo studio su più di 1.000 donne ha esaminato due farmaci chemioterapici, l’Adriamicina, un chemioterapico che incrementa il rischio di problemi come leucemia e cardiopatie, e il Taxotere. Dopo sette anni, l’87 per cento delle donne trattate con Taxotere sono sopravvissute, rispetto al solo 82 per cento di quelle trattate con Adriamicina. In più, quelle trattate con Taxotere avevano meno probabilità di avere recidive. Lo studio suggerisce che il Taxotere, il farmaco meno pesante dei due, può essere una scelta migliore per le pazienti affette da cancro al seno.
La terapia del cancro è uno dei soggetti medici più controversi e dibattuti, ma, contemporaneamente ciò che non può essere dibattuto sono gli importi enormi economici in gioco. I prezzi per le nuove terapie del cancro possono costare fino a più di 10.000 dollari al mese (dati americani). Ma questi farmaci valgono terapeuticamente il loro costo? Difficilmente. Questi farmaci costosi spesso offrono ai pazienti solo alcuni mesi di vita in più; a volte velocizzano persino il decorso della malattie o spesso sono essi stessi causa di cancro. Esistono tanti mezzi terapeutici che possono essere affiancati a quelli tradizionali, in modo da affrontare questa malattia a 360° cercando di riequilibrare tante situazioni fisiologiche sbilanciate in grado di predisporre le cellule a degenerare, con sostanze e protocolli privi di effetti collaterali. E’ solo questione di volontà e collaborazione che, finora non fa parte del vocabolario dell’oncologia tradizionale.