08-05-2015
Sono belli da vedere, buoni da assaporare e fanno anche bene. Si tratta dei mirtilli, spesso analizzati dai ricercatori che ne tessono le lodi dal punto di vista nutrizionale. Una nuova ricerca segnala invece l'aiuto dato dal frutto per superare i traumi psicologici. Lo studio, realizzato dall'Università della Louisiana, è stato condotto su modello murino. I topi erano affetti da una forma riconducibile allo stress post-traumatico, una condizione che colpisce circa l'8 per cento degli esseri umani. Durante l'esperimento i topi sono stati divisi in tre gruppi: i primi due erano affetti da stress post-traumatico, mentre il terzo non mostrava alcun disturbo. Il primo gruppo è stato sottoposto a una dieta ricca di mirtilli, il secondo e il terzo a una dieta standard controllata. Le cavie che hanno assunto i mirtilli hanno mostrato un incremento di serotonina, l'ormone che regola l'umore. L'effetto che ne consegue è simile a quello prodotto da una terapia antidepressiva. Secondo un'altra ricerca pubblicata sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics da un team della Florida State University coordinato da Sarah Johnson, il consumo regolare di mirtilli aiuta a mantenere sotto controllo la pressione sanguigna. I soggetti coinvolti nello studio erano donne entrate da poco in menopausa e con problemi di ipertensione. Per 8 settimane, le donne hanno consumato 22 grammi di estratto di mirtillo in polvere, una quantità equivalente a una coppetta di mirtilli freschi. La seconda metà del campione ha consumato invece 22 grammi di placebo. Tutte le volontarie, inoltre, dovevano condurre la solita vita, senza variare l'alimentazione e il tipo di attività fisica. È emerso che il frutto è riuscito ad abbassare la pressione sanguigna e a rendere più elastiche le pareti delle arterie. La concentrazione di ossido di azoto era inoltre cresciuta del 68 per cento. Si tratta di un vasodilatatore fondamentale per la salute cardiovascolare. Il mirtillo rappresenta una vera e propria fonte di benessere per il nostro organismo, come conferma anche uno studio pubblicato dall’University of Maine. La chiave di volta si trova sempre nei polifenoli, sostanze fitochimiche note per il loro potere antiossidante. La ricerca, pubblicata su Applied Physiology, Nutrition, and Metabolism, dimostra che l'assunzione regolare di mirtilli selvatici contribuisce a ridurre il rischio di patologie legate alla sindrome metabolica, fra cui le malattie cardiovascolari e il diabete.
“La sindrome metabolica - spiega il dott. Klimis-Zacas, docente di nutrizione clinica presso l’Università del Maine e coautore dello studio - è un gruppo di fattori di rischio caratterizzati da obesità, ipertensione, infiammazioni, dislipidemia, intolleranza al glucosio e insulino-resistenza e disfunzione endoteliale. La sindrome metabolica colpisce circa il 37% degli adulti negli Stati Uniti”. “Sono già stati documentati i benefici cardiovascolari del mirtillo selvatico ricco di polifenoli in modelli animali con compromissione della salute vascolare e pressione alta - continua Klimis-Zacas -. I nostri nuovi risultati mostrano che questi benefici si estendono ai topi Zucker obesi, un modello ampiamente utilizzato per la somiglianza con la sindrome metabolica umana. La disfunzione endoteliale è un punto di riferimento caratteristico della sindrome metabolica, e il ratto Zucker obeso, un modello eccellente per studiare la sindrome metabolica, è caratterizzato da disfunzione vascolare. La parete vascolare di questi animali mostra una risposta alterata alla vasodilatazione o vasocostrizione che influenza la regolazione del flusso di sangue e la pressione”. Il consumo di 2 tazze al giorno di mirtilli per 8 settimane esercita un'azione positiva sulla vasodilatazione e sulla vasocostrizione nella parete vascolare, migliorando il flusso sanguigno e la pressione. “I nostri recenti risultati vanno oltre - spiega Klimis-Zacas - documentando come i mirtilli selvatici riducono l’infiammazione cronica e migliorano il profilo lipidico anormale e l’espressione genica associata alla sindrome metabolica. Normalizzando la risposta infiammatoria ossidativa e la funzione endoteliale, regolari diete con mirtilli selvatici a lungo termine possono anche contribuire a migliorare le patologie associate alla sindrome metabolica”.
In un'altra ricerca, l'Università di Stato dell'Oregon ha scandagliato le notevoli proprietà benefiche dei mirtilli rossi e dell'uva attraverso l'analisi di ben 446 composti. Fra di essi, ne sono emersi due in particolare che sembrano in grado di dare una marcia in più al nostro sistema immunitario, ovvero il già noto resveratrolo, contenuto nell'uva, e il pterostilbene, che si trova invece nei mirtilli. Lo studio, pubblicato su Molecular Nutrition and Food Research, segnala le importanti proprietà dei due composti, entrambi stilbenoidi, prodotti dalle piante proprio per difendersi dalle infezioni. Quando entrano in contatto con la vitamina D, da incamerare attraverso una dieta ricca di frutta e verdura, i due composti giocano un ruolo fondamentale nell'aumento dell'espressione del gene che codifica Camp (cathelicidin antimicrobial peptide), proteina decisiva nel garantire la funzione immunologica dell'organismo. L'autore principale dello studio Adrian Gombart spiega: “il resveratrolo è stato oggetto di decine di studi che hanno cercato di osservare i suoi possibili benefici sull’organismo, dagli effetti positivi sulla salute cardiovascolare alla lotta contro il cancro e nella riduzione dell’infiammazione. Questa ricerca è la prima a mostrare una chiara sinergia tra questi composti e la vitamina D, un ‘mix’ in grado di aumentare anche di diverse volte la presenza della proteina Camp, la prima linea di difesa dell’organismo contro le infezioni batteriche”.
http://www.arbiternews.com/2015/03/30/blueberries-may-effectively-treat-ptsd/
http://news.fsu.edu/More-FSU-News/Blueberries-Small-fruit-delivers-big-reward
http://oregonstate.edu/ua/ncs/archives/2013/sep/red-grapes-blueberries-may-enhance-immune-function