12-05-2015
Il più delle volte neanche ci facciamo caso, visto quanto il gesto del rispondere al telefono - fisso o cellulare che sia - è diventato frequente e quasi automatico nella vita quotidiana. E invece dietro questo semplice movimento c'è molto più di quanto possiamo immaginare. Sì, perché quando prendiamo la cornetta del cordless di casa o mettiamo mano al telefonino, tendiamo a usare sempre lo stesso lato della testa: insomma, abbiamo un orecchio preferito. Che quasi sempre corrisponde alla mano che usiamo per scrivere. Vi sembra impossibile? E invece è il risultato di uno studio condotto dagli specialisti statunitensi dell’ Henry Ford Hospital di Detroit, pubblicato sulla prestigiosa e autorevole rivista scientifica "JAMA Otolaryngology-Head & Neck Surgery". La scelta è illogica, perché se dobbiamo prendere appunti mentre siamo al telefono ci converrebbe tenere libera la mano con cui scriviamo, che invece è impegnata a tenere il telefono. Significa che per qualche motivo non chiaro, forse dovuto alla posizione dei centri del linguaggio, tendiamo a tenere il telefono sull'orecchio del lato opposto a quello dell'emisfero cerebrale dominante. L'esperto ha osservato un campione di 5.000 individui di cui il 90% era destrorso, il 9% mancino e il restante 1% ambidestro. Quasi tutti i destri tenevano il cellulare con la mano destra sull'orecchio destro e viceversa i mancini; anche se le due orecchie sentono alla stessa maniera vi è questa preferenza un pò svantaggiosa.
Lo studio dell'orecchio preferito per il telefonino è importante anche ai fini di comprendere se l'uso del cellulare sia in qualche modo connesso ai tumori al cervello come da anni si sostiene e si smentisce a fasi alterne. Poiché gran parte degli individui tiene il cellulare sull'orecchio destro (visto la maggior parte della popolazione usa la mano destra) allora l'ipotesi è quella che i tumori al cervello dovrebbero colpire più frequentemente proprio l'emisfero destro.
http://www.eurekalert.org/pub_releases/2013-05/hfhs-sbm051513.php
http://www.sciencedaily.com/releases/2013/05/130516161655.htm