25-05-2015
Sebbene i rischi dell’esposizione al sole siano stati notevolmente ridimensionati, chiunque abbia sperimentato una scottatura sa che troppo sole può danneggiare la pelle. Ciò che è meno noto è che da molti anni, le creme solari ci proteggono potenzialmente dai benefici raggi UVB produttori di vitamina D, mentre lasciano passare attraverso la pelle i dannosi raggi UVA. Sia gli UVA che gli UVB possono causare abbronzatura e scottature, sebbene gli UVB lo fanno più velocemente. Gli UVA, tuttavia, penetrano nella pelle più profondamente degli UVB e possono essere un fattore molto importante di photoaging (fotoinvecchiamento), rughe e tumori della pelle.
Ancora oggi, sebbene la maggior parte delle creme protettive fanno un buon lavoro di filtro per gli UVB, fanno ben poco per gli UVA. Ciò significa che non contribuiscono a prevenire la formazione del melanoma. Infatti, una crema protettiva senza sufficiente protezione per gli UVA può aumentare i vostri rischi. Pensando di essere protetta dalle creme, la gente probabilmente rimane più a lungo al sole assorbendo maggiormente le radiazioni UVA, causa di rughe e cancro senza avvertire il segnale di pericolo della scottatura (bisogna ricordare che una scottatura da UVA richiede molto più tempo per comparire). Anche quando funzionano, le creme solari impediscono la naturale produzione di vitamina D. Tuttavia, nelle situazioni in cui si sta al sole abbastanza a lungo per bruciarsi, bisogna essere sicuri di usare un prodotto che protegge sia dagli UVA che dagli UVB, come quelli che contengono una combinazione di biossido di titanio e zinco che filtra entrambi i tipi di raggi pur permettendo una bella e sana abbronzatura.
COMMENTO
Quando la pelle nuda viene esposta al sole, i raggi ultravioletti B sono metabolizzati e convertiti in vitamina D. Si pensa che circa l’85 per cento della popolazione degli Stati Uniti sia carente di vitamina D, che induce 2 milioni di persone a morire ogni anno di cancro. Sì, il cancro, non le malattie cardiocircolatorie, è l’assassino numero uno. Sono convinto che la fonte migliore di vitamina D provenga da una sana esposizione al sole, non dall’ingestione di capsule di vitamina D, che oltretutto può provocare facilmente iperdosaggio.
Bisogna fare un’importante distinzione che dovete sapere in modo da ottenere una sana esposizione ai raggi solari ovvero la differenza fra le relative due lunghezze d’onda primarie: ultravioletti A (UVA) e ultravioletti B (UVB). L’UVB è la più favorevole delle due, in quanto si converte in vitamina D. L’UVA, invece, ora si pensa sia un fattore di rischio primario per il cancro. È quindi molto importante capire la differenza fra queste due lunghezze d’onda, in modo da prendere il sole in modo appropriato. Gli UVB hanno una lunghezza d’onda che è filtrata più facilmente attraverso l’atmosfera, per cui, in un giorno nuvoloso questa radiazione sarà scarsamente in grado di far produrre vitamina D. Invece, gli UVA non vengono filtrati e quindi penetreranno l’atmosfera più facilmente: nei giorni nuvolosi il rischio di cancro aumenta con facilità, e così la mattina presto e la sera, per cui bisogna fare molta attenzione in quelle circostanze. Come si fa a sapere se l’esposizione al sole è stata sufficiente? L’esposizione ottimale al sole dipende dal colore della pelle. I caucasici e quelli con pelle chiara possono avere bisogno solo di alcuni minuti al sole all’inizio della stagione; bisogna che la pelle raggiunga soltanto la tonalità più chiara del colore rosa. A quel punto si è raggiunto il punto di saturazione ed il corpo non produrrà altra vitamina D.
E’ possibile produrre fino a 20.000 unità di vitamina D al giorno con un’esposizione al sole a pelle scoperta. Il bello di ottenere la vitamina D attraverso l’esposizione solare è che il corpo mette in moto dei meccanismi per cui evita l’iperdosaggio. Dopodichè, invece, aumenta solo la probabilità di ottenere bruciature, una cosa definitivamente da evitare. Non c’è beneficio supplementare a rimanere al sole più a lungo. Si rischiano solo danni. Il corpo può produrre soltanto una quantità limitata di vitamina D ogni giorno. Una volta che si raggiunge il relativo limite si causano solo danni andando oltre. Tuttavia, per i fanatici, con una crema solare adeguata si possono passare tempi molto più lunghi al sole. È inoltre importante sapere che, in caso di pelle più scura, si raggiunge questo punto di equilibrio in un tempo più lungo (da due a sei volte o fino ad un massimo di un’ora o due), a seconda della pigmentazione.
Quando si deve scegliere una crema solare, ci sono alcune considerazioni molto importanti che dovete conoscere. In primo luogo, molte delle lozioni solari sul mercato non filtrano gli UVA bensì solo gli UVB, arrestando efficacemente la produzione di vitamina D e aumentando contemporaneamente il vostro rischio di cancro! Secondariamente, molti dei prodotti chimici usati come agenti filtranti sono estremamente tossici e l’octilmetossicinnamato (OMC), che è presente nel 90 per cento delle marche, subisce una reazione chimica una volta esposto alla luce solare, che lo rende estremamente tossico. Altri ingredienti comuni presenti nelle creme solari in grado di penetrare facilmente nella circolazione sanguigna, includono:
• 2-idrossi-4-metossibenzofenone.
• 2-etilexil-p-metossicinnamate.
• 2-etilexilsalicilato (octilsalicilato).
• Acido salicilico 3,3,5-trimetcicloexil estere (omosalato).
Se state usando creme solari, assicuratevi di usare un prodotto che protegga sia dagli UVA che dagli UVB e che non sia tossico. Deve contenere una combinazione di biossido di titanio e zinco che riflettono entrambi i tipi di raggi senza apparenti effetti collaterali.