GLI INTEGRATORI PIU' POTENTI PER COMBATTERE I PROBLEMI DELL’UDITO.

19-06-2015

Le menomazioni dell'udito riguardano quasi un terzo degli adulti tra i 65 e i 74 anni. Questa percentuale sale al 50% per gli adulti di età compresa tra i 75 e i 79 anni. Gli integratori alimentari e botanici possono aiutare a prevenire o alleviare alcune menomazioni dell'udito. Si tratta, in particolare, di acido alfa lipoico, vinpocetina, ginkgo biloba, quercetina o magnesio. 5 milioni di italiani soffrono di disturbi dell'udito. Un'indagine condotta dall'INSERM (Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica) riferisce che nella popolazione di età superiore ai 60 anni, una persona su tre presentava una condizione di udito normale, il 40% di loro presentava un lieve disagio e il 30% era affetta da disagio moderato o lieve. La perdita dell'udito può derivare da un malfunzionamento di una parte del sistema uditivo. Le cause comprendono anche malattie, esposizione al rumore, ototossicità (contatto con agenti tossici per l'orecchio interno) come alcuni antibiotici, lesione del nervo cocleare e del cervello. Negli anziani, il tipo più comune di perdita dell'udito è rappresentato dalla presbiacusia, un termine che descrive la perdita dell'udito legata all'invecchiamento, la cui causa specifica è ancora sconosciuta. La presbiacusia inizia verso i 30 anni, ma è soprattutto dopo i 50 anni che essa può diventare socialmente imbarazzante. Il presbiacusico con difficoltà di udito presenta essenzialmente una perdita sulle alte frequenze. La comprensione delle parole va peggiorando poiché l'abbassamento dell'udito interessa soprattutto i suoni acuti. 
La sordità è parziale, non copre tutte le frequenze e i neuroni inizialmente “specializzati” in una certa frequenza e che non sono più sollecitati a causa della perdita di udito, sono in grado di soddisfare le altre frequenze udibili. Vi è quindi una riorganizzazione funzionale cerebrale della lista delle frequenze al livello della corteccia, ben consolidata nell'animale. Inoltre gli acufeni, i ronzii, i sibili, i fischi nelle orecchie senza alcuno stimolo esterno, si verificano relativamente di frequente nelle persone anziane e colpiscono il 10% della popolazione. Questo rappresenta un problema importante per lo 0,5% di tali persone. Possono essere associati alla perdita dell'udito. Sebbene la loro causa sia sconosciuta, essi possono rappresentare i sintomi di un disturbo dell'orecchio come un'infezione, un blocco del condotto uditivo o della tuba di Eustachio, un'otosclerosi (escrescenza ossea nell'orecchio medio) o la sindrome di Ménière, che si traduce in vertigini associate agli acufeni.

L’ACIDO ALFA LIPOICO PROTEGGE DALLA PERDITA DELL’UDITO INDOTTA DAGLI ANTIBIOTICI E DALL’ESPOSIZIONE AL RUMORE

Nei laboratori di ricerca sull'udito dell'Università Duke, a Durham, nella Carolina del Nord, i ricercatori hanno esaminato quali effetti positivi potrebbe esercitare l'acido alfa lipoico sulle lesioni del tessuto cocleare dell'orecchio, provocate dagli antibiotici, come ad esempio gli aminoglicosidi. Recentemente, un certo numero di studi hanno dimostrato che la gentamicina (un antibiotico aminoglicoside ampiamente utilizzato per trattare le infezioni della cornea, del tratto urinario e altre tipologie di infezioni) stimola la produzione di radicali liberi, suggerendo fortemente che questo processo può ricoprire un ruolo importante nell'ototossicità indotta dagli aminoglicosidi. Sulla base del fatto che alcuni nutrienti possiedono la capacità di inattivare i radicali liberi, i ricercatori hanno studiato il potere dell'acido alfa lipoico per ridurre le lesioni dell'orecchio, quando esse risultano provocate da un antibiotico. I loro esperimenti hanno dimostrato che gli animali protetti dall'assunzione dell'acido alfa lipoico presentavano minori danni dell'udito rispetto agli animali che hanno ricevuto solo gli antibiotici. I ricercatori hanno pensato che l'acido alfa lipoico è risultato particolarmente adatto a proteggere l'orecchio poiché ampiamente distribuito sia nei tessuti acquosi sia in quelli grassi. Inoltre, esso attraversa rapidamente la barriera emato-encefalica e viene ben assorbito dai tessuti neurali. 
In un recente studio, l'acido alfa lipoico, associato alla vitamina E, protegge dall'esposizione agli impulsi di rumore ad alta energia causati da esplosioni, i quali possono provocare danni funzionali e strutturali degli organi cavi e, in particolare, del sistema respiratorio e uditivo. Utilizzando dei topi, i ricercatori hanno valutato se un breve periodo di integrazione con gli antiossidanti può proteggere dai danni provocati da un'esplosione. I ratti hanno ricevuto 800 UI di vitamina E o 1000 mg di vitamina C oppure 25 mg di acido alfa lipoico. Ogni sostanza nutriente è stata somministrata per tre giorni. Il quarto giorno, i ratti sono stati sottoposti a profonda anestesia ed esposti a una simulazione di esplosione. L'integrazione con vitamina E e acido alfa lipoico, ma non con vitamina C, ha invertito il processo di perdita dell'udito. La quantità di acido alfa lipoico è stata relativamente bassa rispetto alle quantità di vitamina E utilizzate. Le dosi usuali di vitamina E utilizzate negli esseri umani possono arrivare a 800 UI al giorno, quelle di acido alfa lipoico a 400 mg al giorno. I ricercatori hanno concluso che delle dosi relativamente basse di acido alfa lipoico possono contribuire a proteggere dai danni dell'udito. 
Sono state condotte numerose ricerche riguardo al glutatione e alla sua capacità di protettore cocleare naturale nella prevenzione dei danni dei radicali liberi. Alcuni studi hanno dimostrato che l'acido alfa lipoico aumenta i livelli di glutatione intracellulare fino al 70%. La sua capacità di rigenerare e aumentare i livelli di vitamina E e di vitamina C nell'organismo rappresentano alcuni dei benefici associati all'acido alfa lipoico rispetto alla protezione dell'udito. Queste vitamine rivestono un ruolo importante nel neutralizzare i radicali liberi. Dei lavori scientifici pubblicati qualche anno fa, hanno dimostrato che alcune vitamine ripristinano la perdita di udito recente e in particolare le perdite uditive legate alla sindrome di Menière. Tale malattia è caratterizzata da vertigini frequenti, acufeni e perdita progressiva dell'udito. La sua causa è sconosciuta. Il trattamento della perdita dell'udito comporta l'utilizzo di vitamine B12, B1, B5, uno steroide, un diuretico e l'acido alfa lipoico. Questa terapia “vitaminica” è stata confrontata con un trattamento descritto come convenzionale, il quale comportava l'utilizzo di uno steroide, della vitamina B, del destrano e di un anestetico locale. Sono state trattate 454 orecchie per la sordità improvvisa, 354 casi di ipoacusia indotta da altre cause. Entrambi i trattamenti si sono dimostrati ugualmente efficaci. Tuttavia, sui nuovi casi di perdita dell'udito, trattati per un periodo di quattro settimane successive alla sua comparsa, il metodo “vitaminico” ha mostrato risultati migliori. Allo stesso modo, nei casi di grave perdita dell'udito o di sintomi vestibolari (vertigini, perdita di equilibrio, nausea) il trattamento “vitaminico” è risultato più efficace. Lo stesso è avvenuto anche nel caso di pazienti affetti da sindrome di Ménière. È necessario sottolineare che il trattamento “vitaminico” conteneva dell'acido alfa lipoico alla dose di 200 mg.

LA VINPOCETINA RITARDA LA PERDITA DELL’UDITO E RIPRISTINA DETERMINATE FUNZIONI UDITIVE

La vinpocetina è stata somministrata a dosi comprese tra 15 e 35 mg in 18 soggetti affetti da un'ampia varietà di livelli di difetti della percezione uditiva. In 8 soggetti è stato constatato un significativo miglioramento della funzione uditiva (da 10 a 30 dB in quattro di loro e oltre 40 dB negli altri quattro soggetti). Questo significa che sono stati riscontrati miglioramenti misurabili nella comprensione delle parole, soprattutto in presenza di rumori consistenti intorno ai pazienti. I risultati sono migliorati a dosi più elevate. I ricercatori hanno osservato che potrebbero essere ottenuti significativi miglioramenti della funzionalità uditiva in modo particolare con i pazienti giovani o di mezza età. In numerosi studi, la vinpocetina ha migliorato i disturbi delle funzioni uditive associate a differenti alterazioni sensoriali nello stesso modo in cui ha migliorato la manifestazione delle vertigini. La perdita dell'udito legata all'invecchiamento, le alterazioni vascolari dell'udito e alcune perdite uditive di alte frequenze causate da aggressioni ambientali, sono state attenuate grazie al trattamento con la vinpocetina. Nella malattia di Ménière (vertigini accompagnate da acufeni), la vinpocetina ha dimostrato di essere più efficace rispetto agli altri vasodilatatori. 
La sordità percettiva è di solito una forma ereditaria di perdita dell'udito, ma può anche derivare da altre cause. Gli studi hanno mostrato l'efficacia della vinpocetina in alcune forme di sordità, oltre che in alcuni problemi otologici associati a vertigini e acufeni. Inoltre essa risulta utile nei casi di sordità vascolare, di perdita dell'udito legata all'età e di sordità improvvisa accompagnata da disfunzioni fisiologiche. Gli studi hanno anche dimostrato che la vinpocetina può contribuire a prevenire i danni legati all'ototossicità e in particolare quelli degli antibiotici, dell'aspirina e dei diuretici. La vinpocetina stimola i livelli intracellulari di guanosina monofosfato ciclica (un messaggero cellulare di comunicazione necessario alla produzione di ossido nitrico) e aumenta il rilassamento della muscolatura vascolare liscia. Essa può ridurre la resistenza delle cellule dei capillari delle orecchie e delle cellule cocleari, proteggere e promuovere l'aumento del flusso sanguigno. 
Uno studio condotto presso l'Università medica Semmelweis di Budapest in Ungheria ha dimostrato, in colture di cellule di porcellini d'India, che alcuni bioflavonoidi come l'ipriflavone e la quercetina possono esercitare un effetto benefico sull'otosclerosi. Tali bioflavonoidi portano a una riduzione dei processi di lesioni sclerotiche agendo in modo sinergico per stimolare la sintesi del collagene. Quando il collagene viene degradato, esso diventa un sito privilegiato per la formazione di lesioni. Poiché la quercetina possiede una maggiore idrofilia rispetto all'ipriflavone, i ricercatori pensano che probabilmente essa sarà più efficace nel controllare l'alterazione otosclerotica di rimodellamento dell'osso.

IL MAGNESIO CONTRO I DANNI DELL’UDITO CONNESSI AL RUMORE

Sono stati dimostrati i vantaggi del magnesio nel contribuire a proteggere l'udito delle aggressioni da parte dell'inquinamento acustico. In uno studio, 300 giovani soldati sani, che hanno seguito due mesi di formazione di base, sono stati ripetutamente esposti a elevati livelli di rumori inaspettati. All'inizio di ogni giornata, le reclute hanno assunto una dose di 167 mg di magnesio (sotto forma di aspartato di magnesio) oppure un placebo. Alla fine dello studio, i risultati sono risultati sorprendenti: le reclute che hanno ricevuto il placebo mostravano una perdita dell'udito permanente significativamente maggiore rispetto a quelle trattate con il magnesio. I danni sono stati notevolmente più frequenti e più gravi nel gruppo che ha assunto il placebo rispetto a quello che è stato trattato con il magnesio. Altri studi hanno mostrato effetti simili.

GINKGO BILOBA E ACUFENI

Nel 1986, uno studio dimostra l'efficacia del ginkgo biloba nel trattamento degli acufeni. I ronzii sono completamente scomparsi nel 35% dei pazienti testati, con un miglioramento percepibile a partire dal settantesimo giorno di trattamento. In seguito, 350 pazienti che soffrivano di difetti dell'udito provocati dall'invecchiamento, sono stati trattati con l'estratto di ginkgo biloba, registrando un rapporto di successo pari all'82%. Inoltre, uno studio di follow-up condotto su 137 pazienti appartenenti al gruppo originale, ha rivelato, 5 anni dopo, che il 67% dei soggetti trattati ha continuato a mostrare un miglioramento dell'udito. Recentemente, un giornale tedesco ha esaminato e valutato 19 studi clinici incentrati sugli effetti dell'estratto di ginkgo biloba sugli acufeni. I risultati di otto di questi studi controllati riguardo agli acufeni provocati da insufficienza cerebrovascolare o da altri disturbi, hanno in gran parte dimostrato la maggiore efficacia del trattamento con ginkgo biloba rispetto a quello con il placebo o con altri farmaci per periodi da uno a tre mesi. Degli studi aperti, alcuni dei quali che coinvolgono un gran numero di pazienti, hanno evidenziato notevoli miglioramenti mediante il trattamento con un estratto di ginkgo biloba. I successi terapeutici non sono direttamente correlati alla genesi o alla durata degli acufeni. Tuttavia, l'esame dei fattori di previsione indica che è possibile aspettarsi risultati migliori grazie a un trattamento precoce.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10082281

http://www.researchgate.net/profile/Guido_Haenen/publication/20013711_Interplay_between_lipoic_acid_and_glutathione_in_the_protection_against_microsomal_lipid_peroxidation/links/0deec53ce3ace76d00000000.pdf

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1842883

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0006291X98997625

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2216503

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7610825

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8135325

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11217680

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