13-07-2015
Tatuaggi e piercing: è allarme infezioni. Proprio così: se avete intenzione di "abbellire" il vostro corpo, sappiate che non è una cosa da prendere con leggerezza. Informatevi e, soprattutto, valutate l'igiene degli strumenti sotto cui finirete. Sempre più amate dai giovani, queste pratiche d'ornamento possono provocare infezioni e danni al fegato molto facilmente. Una ricerca condotta dall'Università di Tor Vergata su 2.500 studenti liceali coinvolti con questionario anonimo, ha rilevato, infatti, come il 24% di essi abbia avuto complicanze infettive, mentre solo il 17% ha firmato un consenso informato e solo il 54% si è dimostrato sicuro della sterilità degli attrezzi che sono stati utilizzati. Dai dati è emerso che troppo spesso l'esecuzione di tatuaggi e piercing avviene in locali non certificati che non rispettano nemmeno le basilari norme igieniche, oppure addirittura avviene con pratiche fai da te e con strumenti artigianali inadeguati che possono essere veicoli di trasmissione di malattie infettive, per via ematica. Si tratta, per esempio, soprattutto di quelle prodotte dal virus dell'epatite B e C - HBV e HCV -, che possono pure portare alla morte. Inoltre, pare anche che l'inoculazione nella cute di sostanze chimiche non controllate costituisca un rischio di reazioni indesiderate di tipo tossicologico o di sensibilizzazione allergica.
"Se l'80% dei ragazzi ha affermato di essere a conoscenza dei rischi d'infezione, solo il 5% è informato correttamente sulle malattie che possono essere trasmesse - spiega la dottoressa Carla Di Stefano, autrice dell'indagine e ricercatrice all'Università di Tor Vergata. Eppure il 27% del campione ha dichiarato di avere almeno un piercing, il 20% sfoggia un tatuaggio e sono ancora di più gli 'aspiranti': il 20% degli intervistati ha dichiarato l'intenzione di farsi un piercing e il 32% di ornare la pelle con un tatuaggio". Un problema, quello dell'infezione da HCV, su cui ha posto l'attenzione anche lo studio "Association of tattooing and hepatitis C virus infection: a multicenter case control study" pubblicato su Hepatology, dove si dimostra come l'infezione si trasmetta principalmente attraverso il riutilizzo di aghi monouso, la non sterilizzazione di materiali e il riutilizzo d'inchiostro contaminato con sangue infetto. Rischi che aumentano quando tali procedure vengono eseguite da principianti, in strutture con scarse condizioni igieniche e dove non vengono sterilizzati gli strumenti o vengono usati strumenti improvvisati. La soluzione? C'è eccome e i ragazzi devono saperlo: innanzitutto non bisogna rivolgersi a centri ambigui e super-economici e verificare sempre che venga utilizzato materiale monouso e correttamente sterilizzato.