31-07-2015
Meglio non assumere antidepressivi in gravidanza. Secondo un recente studio apparso sul British Medical Journal, infatti, gli inibitori della ricaptazione della serotonina (Ssri) aumenterebbero il rischio di difetti alla nascita. La prima autrice dell’articolo, Jennita Reefhuis, spiega: “anche ammesso che l'associazione sia causale, il rischio assoluto resta comunque molto basso, e servono ulteriori studi che consentano alle gestanti e ai loro medici di prendere decisioni più informate sul trattamento con questi farmaci”. I ricercatori del National center on birth defects and developmental disabilities, Centers for disease control and prevention di Atlanta hanno analizzato i dati di quasi 18.000 madri di bambini con difetti alla nascita e quasi 10.000 madri di neonati senza difetti alla nascita nati fra il 1997 e il 2009, verificando l’uso di farmaci quali citalopram, escitalopram, fluoxetina, paroxetina o sertralina. “Dall'analisi sono state escluse le donne diabetiche oppure che avevano assunto antidepressivi diversi dagli Ssri”, spiegano gli scienziati. I dati raccolti indicano la possibilità di insorgenza di due difetti associati al consumo di fluoxetina, ovvero malformazioni della parete cardiaca e forma del cranio irregolare con fusione prematura di una o più suture craniche (craniosinostosi). Sono stati confermati anche alcuni difetti alla nascita in precedenza associati al trattamento con paroxetina, vale a dire malformazioni cardiache, anencefalia e difetti della parete addominale. “Questi risultati suggeriscono che alcune malformazioni alla nascita sono più frequenti tra i bambini nati da donne trattate con paroxetina o fluoxetina all'inizio della gravidanza”, conclude Reefhuis.
Un altro studio dell'Università di Montreal dimostra il pericolo di ipertensione arteriosa nelle donne che in gravidanza assumono gli inibitori selettivi della serotonina. L’ipertensione è un fenomeno da tenere in seria considerazione durante una gravidanza; è, infatti, uno dei sintomi che caratterizzano la gestosi e che può condurre alla preeclampsia, condizione grave che mette in serio pericolo feto e madre. La ricerca è stata pubblicata sul British Journal of Clinical Pharmacology e ha analizzato 1.216 donne, rilevando un aumento dell’incidenza complessiva di ipertensione dal 2 a circa il 3,2 per cento per l'assunzione di antidepressivi con un innalzamento del rischio relativo pari al 60 per cento. "Questi risultati rivelano i rischi attribuibili al trattamento farmacologico antidepressivo contro depressione e disturbi d'ansia", ha spiegato il ricercatore senior, Anick Berard, medico al Centro di Ricerca Sainte-Justine e docente presso la Facoltà di Farmacia a Montreal. "La questione è particolarmente importante - ha continuato - dato che gli antidepressivi sono i farmaci più comunemente usati durante la gravidanza. Le donne incinte colpite da depressione sono circa il 20 per cento e oscillano tra il 4 e il 14 per cento quelle che in gravidanza assumono antidepressivi. L'ipertensione indotta dalla gravidanza è una condizione grave che può influire direttamente sulla madre e il nascituro. Tuttavia, non vogliamo dire alle donne incinte di interrompere l'assunzione di antidepressivi - ha concluso Berard - ma spingerle piuttosto ad una valutazione più attenta del rapporto tra rischi e benefici".
Secondo una precedente ricerca pubblicata sul British Medical Journal, la somministrazione di Fluoxetina è associata a un rischio maggiore di avere un bambino con ipertensione polmonare persistente, che ha come possibile conseguenza l'insorgere di difficoltà respiratorie. La patologia, inoltre, è spesso legata ad insufficienza cardiaca. Helle Kieler, responsabile del Centro di Farmaco-epidemiologia presso il Karolinska University Hospital di Stoccolma, spiega: “Le donne trattate in gravidanza con questa tipologia di antidepressivi hanno mostrato un rischio doppio di avere bambini con ipertensione polmonare persistente''. I ricercatori hanno analizzato i dati di circa 1 milione di neonati partoriti fra il 1996 e il 2007 nei paesi scandinavi e in Islanda. Ma l'allarme è lanciato anche da una delle case produttrici, la GlaxoSmithKline, che riguardo l'uso della paroxetina durante il primo trimestre di gravidanza ha sottolineato un possibile nesso con l'insorgenza di malformazioni cardiache fetali. Una revisione retrospettiva avviata dalla ditta produttrice ha evidenziato infatti che l'assunzione dell'antidepressivo durante il primo trimestre di gravidanza comporta un aumento del rischio di malformazioni fetali.
L'azienda farmaceutica Glaxo-SmithKline ha informato che "i dati indicano che il rischio di partorire un neonato con un difetto cardiovascolare, a seguito dell'esposizione materna alla paroxetina, è inferiore al 2 per cento”. “A fronte del rischio atteso pari a circa l'1 per cento nella popolazione generale". Da qui la raccomandazione: "Il medico dovrà valutare la scelta di trattamenti alternativi in donne in gravidanza o che stiano pianificando una gravidanza". Una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine dagli esperti del Brigham and Women’s Hospital di Boston giunge invece a conclusioni più rassicuranti. Il rischio di malformazione per il nascituro sarebbe solo lievemente più alto della norma, e quindi l’uso degli antidepressivi sarebbe auspicabile quando le condizioni della donna lo rendessero necessario. I ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti dall’assicurazione pubblica Medicaid, in base ai quali il 7 per cento delle donne ha assunto antidepressivi in gravidanza. Da una prima analisi è emerso che il rischio di malformazione cardiaca cresceva del 25 per cento. Tuttavia, l’analisi è stata successivamente raffinata tenendo conto di altri fattori di rischio tipici delle donne depresse, ovvero l’uso di alcol, fumo e droghe. A questo punto l’aumento del rischio è sceso al 6 per cento. "Il 10-15 per cento delle donne in gravidanza è affetta da depressione, quindi il problema se i farmaci sono o no sicuri è stringente”, spiegano gli autori.
Ricerche precedenti, tuttavia, sono giunte a conclusioni opposte. Uno studio condotto dal Beth Israel Deaconess Medical Center e pubblicato su Human Reproduction sottolinea come l'uso degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri) si associ a un rischio piuttosto alto di interruzioni di gravidanza, complicanze post-parto e nascite premature. Alice Domar, una delle autrici della ricerca, spiega: “depressione e infertilità sono due condizioni delicate che spesso vanno a braccetto, ma gli antidepressivi devono essere usati con molta cautela, mentre si sta tentando di rimanere incinta". I ricercatori hanno realizzato una meta-analisi di studi già pubblicati sull'argomento, scoprendo in primo luogo che gli antidepressivi diminuiscono le possibilità di rimanere incinta, e che aumentano invece il rischio di aborto.
http://www.bmj.com/content/351/bmj.h3190
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-2125.2012.04196.x/abstract