LA CANAGLIFLOZINA AUMENTA IL RISCHIO DI FRATTURE.

30-09-2015

Un farmaco utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, la canagliflozina, è associato a un maggior rischio di fratture e perdita della densità minerale ossea. A dirlo è la Food and Drug Administration americana, che ha pubblicato un avviso di sicurezza basato sui dati di 9 studi clinici. Nelle sperimentazioni l'esposizione media al farmaco è stata di 85 settimane, con un tasso di incidenza di fratture fra 1,1 e 1,5 per 100 pazienti-anno di esposizione. La canagliflozina è un inibitore Sglt2, nuova classe di farmaci a cui appartengono anche dapagliflozina ed empagliflozina. Questi medicinali agiscono favorendo l'eliminazione del glucosio per via renale. Per conservare le calorie, i reni riassorbono gran parte del glucosio filtrato con un meccanismo regolato proprio dai trasportatori di glucosio di tipo 2, Sglt2. Se si blocca l'attività dei trasportatori si riesce a inibire gran parte del riassorbimento renale di glucosio, stimolandone l'eliminazione grazie alle urine. Tuttavia, questo meccanismo provoca anche una riduzione della densità minerale ossea e un aumento delle probabilità di fratture. Secondo i dati della FDA, queste ultime cominciano a verificarsi già 12 settimane dopo l'inizio della terapia antidiabetica. Nel suo avviso la FDA invita gli operatori sanitari a verificare il rischio di fratture prima di prescrivere la canagliflozina. Gli esperti dell'agenzia americana, inoltre, hanno intenzione di verificare se esiste lo stesso tipo di rischio anche con gli altri inibitori Sglt2.

 

http://www.fda.gov/Drugs/DrugSafety/ucm461449.htm

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