19-10-2015
Baristi, infermieri, medici, operatori ecologici, metronotte, fornai, operai, controllori di volo, marinai: tutti mestieri diversissimi tra loro. Ma con un unico enorme denominatore: sono soggetti a turni. Ed espongono a molti rischi, come l’angina, l’infarto o l’ictus. I turni lavorativi fanno male e non solo, come era già risaputo, alla pressione o al colesterolo o all’insonnia, ma in generale al sistema cardiovascolare. Lo decreta uno studio internazionale, canadese e norvegese, pubblicato sul British Medical Journal, che ha a sua volta esaminato 34 precedenti ricerche, coinvolgendo un totale di 2.011.935 persone, rilevando che tra i due milioni e più di lavoratori si sono verificati 17.359 eventi coronarici, tra i quali 6.598 attacchi di cuore e 1.854 ictus, con un’incidenza nettamente più frequente tra i turnisti. Dalla ricerca è risultato che tra i lavoratori che seguono i turni si registra una crescita del 23 per cento dei rischi di infarto, un aumento del 24 per cento di eventi coronarici e un 5 per cento in più di incidenza di ictus rispetto ai lavoratori normali, che seguono orari diurni, prestabiliti e sempre uguali. Le condizioni peggiori riguardano chi pratica turni notturni, categoria nella quale il rischio di malattie cardiovascolari raggiunge il 41 per cento in più rispetto alla altre categorie. La notizia buona però è che la distribuzione degli orari lavorativi non sembra incidere sui tassi di mortalità. Alla fine l’unica arma per fronteggiare questa condizione lavorativa è la sensibilizzazione dei lavoratori (e magari anche dei datori di lavoro), che devono essere educati a gestire comunque al meglio possibile il proprio stile di vita, abituandosi a controlli frequenti. Inoltre è fondamentale imparare a riconoscere i sintomi preoccupanti, intercettandoli al volo.
Del resto che i turni di lavoro, intesi come orari serali, notturni, non regolari o spesso cangianti, non giovino alla salute era già noto ed è comprensibile anche seguendo il buon senso. L’aleatorietà degli orari e il frequente cambiamento dei ritmi quotidiani non possono far bene all’organismo: è infatti noto da tempo che lo stravolgimento del ritmo sonno-veglia e la mancanza di regolarità, anche dal punto di vista psicologico, aumentano naturalmente la pressione, il colesterolo e la propensione al diabete. E pare che esista un nesso significativo anche con alcune patologie tumorali. Nel 2007 l’International Agency for Research on Cancer definì il lavoro notturno come un possibile agente cancerogeno e precedenti ricerche evidenziarono come i turni lavorativi nelle donne siano collegati a una maggior propensione al tumore al seno: sballando il ritmo circadiano è infatti probabile un’interferenza sulla produzione di alcuni ormoni che potrebbe essere a sua volta all’origine di alcune forme tumorali.
Senza contare le pessime abitudini che chi lavora seguendo turni è spesso portato ad avere. Mangiare junk food, dormire poco e male, fare poco esercizio fisico sono solo alcune delle cattive abitudini dei turnisti, propensi a questi stili di vita per varie ragioni. Daniel Hackam, ricercatrice al Stroke Prevention & Atherosclerosis Research Centre (SPARC) dell’Ontario, richiama infatti l’attenzione sulla necessità di insegnare ai turnisti a controllare i propri valori cardiovascolari, intervenendo tempestivamente qualora ci fossero segnali sospetti: è naturale che chi segue certi regimi lavorativi sia più disordinato nelle abitudini e più nervoso, ma una corretta informazione può far la differenza.