29-10-2015
Non c'è niente di meglio di una bella dormita. È proprio vero e ora è confermato da una rigorosa ricerca scientifica che tesse le lodi del riposo quando si ha a che fare con un'infezione. Era già noto che dormire aiuta il cervello a fissare i ricordi. La metanalisi presentata da Jan Born dell'Università di Tubinga afferma adesso che il sonno ha la capacità anche di immagazzinare i “ricordi” immunologici. Oltre a limitare i danni dell'infezione in corso, quindi, dormire serve ad allenare il sistema immunitario alla lotta contro i microrganismi che in futuro lo minacceranno di nuovo. Sistema nervoso centrale e sistema immunitario condividono una caratteristica in comune, ovvero una capacità limitata di immagazzinare le informazioni. Per questo la memoria in entrambi i casi viene prima codificata in un deposito temporaneo e successivamente trasferita in una sorta di archivio. Infine viene ridotta nelle sue componenti essenziali per poterla riutilizzare in futuro anche in condizioni leggermente diverse.
Il processo di consolidamento viene favorito proprio dal sonno grazie alla riduzione dell'ormone cortisolo, quello famoso perché associato allo stress. Nella sua metanalisi pubblicata su Trends in Neurosciences, il prof. Born illustra il percorso di un microrganismo all'interno del corpo. La prima linea di difesa che si trova di fronte è costituita dalle cellule dell'immunità innata che tentano di fermarlo attraverso uno stato infiammatorio e la fagocitosi.
In caso di necessità vengono attivate le cellule APC, che hanno il compito di fare a pezzi letteralmente il microrganismo, esponendolo sulla propria superficie per alcune ore, proprio come avviene per la memoria a breve termine. Il ricordo immunitario verrà poi consolidato dai linfociti T. Attaccato una seconda volta dallo stesso microrganismo, il sistema immunitario ora è già pronto a rispondere alla minaccia, perché ne conosce le caratteristiche.