09-11-2015
Il singhiozzo è un fenomeno dovuto a una contrazione ripetuta e involontaria del diaframma, il muscolo che si contrae durante l'inspirazione e che si distende durante l'espirazione. In condizioni normali, le contrazioni e le distensioni del diaframma sono lente e ritmate. Se si scatena il singhiozzo, invece, il movimento viene ripetuto con una certa frequenza. Ma come mai la contrazione del diaframma, che determina un fenomeno come il singhiozzo, si mette in moto? Il meccanismo è dovuto a un'alterazione di un nervo particolare, il frenico, deputato a controllare le contrazioni del diaframma. Il nervo frenico segue un percorso particolarmente lungo: nasce dal cervello, passa attraverso la zona cervicale e va a innervare diversi organi: il diaframma, la sottile membrana che avvolge il cuore, il fegato, lo stomaco e i reni. Se il nervo viene irritato in un punto qualsiasi di questo percorso, può conseguire un episodio di singhiozzo.
Il tipico suono "hic", che si ripete in modo ritmico e continuo per qualche minuto, è dovuto al fatto che ogni contrazione del diaframma si conclude con una brusca chiusura della glottide, ossia la valvola che separa l'apparato respiratorio da quello digerente. Oltre al nervo frenico, il singhiozzo coinvolge anche alcune parti del sistema nervoso, ossia i centri che controllano la respirazione e l'ipotalamo, una parte del cervello non controllabile dalla volontà (questo è il motivo per cui il singhiozzo si manifesta senza preavviso). Spesso non si conosce il motivo di base che scatena il singhiozzo, ma si è visto che ci sono alcune situazioni, legate alla quotidianità, in cui il fenomeno si può manifestare facilmente:
- dilatazione dello stomaco, determinata dalla rapida o eccessiva ingestione di cibo e liquidi;
- bruschi sbalzi di temperatura, come passare dal caldo al freddo oppure bere una bevanda bollente o gelata;
- eccessiva ingestione di bevande alcoliche, che può danneggiare la mucosa gastrica provocandone l'infiammazione e di riflesso irritare il diaframma;
- episodi di emotività: quando ci si trova in una condizione di forte disagio, si inghiotte una quantità d'aria superiore al normale. Ciò provoca come diretta conseguenza l'irritazione del diaframma e quindi la comparsa del singhiozzo.
In tutti questi casi il singhiozzo deve essere considerato un fenomeno del tutto normale, che si risolve facilmente con piccoli accorgimenti alla portata di tutti. Già 2000 anni fa, il medico greco Ippocrate consigliava il metodo che tuttora rimane quello più usato ed efficace: trattenere il fiato e restare in apnea per 10-15 secondi. Questa "manovra" è molto utile perchè si ripercuote sul diaframma inducendolo a rilassarsi, ma deve essere preceduta da un'ispirazione profonda. Esistono inoltre numerosi rimedi, che sebbene non abbiano sempre una vera e propria base scientifica, hanno dalla loro parte l'esperienza di generazioni. Ecco i più validi:
1. Ingerire rapidamente acqua a piccoli sorsi, oppure metterne un sorso in bocca e spingerla violentemente nell'esofago. Ciò permette di far arrivare al cervello un messaggio in grado di bloccare il singhiozzo; in alternativa si può anche deglutire un pò di ghiaccio tritato finemente.
2. Favorire uno starnuto (si può usare una piuma con cui solleticare la base del naso). In questo caso si mette in azione tutta la muscolatura diaframmatica e quella intercostale. Di conseguenza si dà uno scossone violento al sistema che riparte riprendendo il suo ritmo normale.
3. Inghiottire rapidamente un cucchiaino di zucchero: grazie alla composizione in granuli, lo zucchero scendendo attraverso l'esofago, stimola il diaframma fermandone le contrazioni.
4. Prendere un cucchiaio di aceto: in virtù della sua composizione acida, l'aceto determina una lieve contrazione dell'esofago, spesso sufficiente a interrompere lo spasmo del diaframma. Non bisogna, però, usarlo spesso, a causa delle sue proprietà corrosive, che potrebbero determinare lesioni alla mucosa che riveste lo stomaco.
5. Comprimere con le unghie degli indici un punto di agopuntura situato all'interno dei padiglioni auricolari. Si tratta della piegolina che si trova in mezzo alla conca, la zona in prossimità del condotto uditivo.
6. Prendere un cucchiaino di succo di limone puro: il sapore asprigno del frutto induce a trattenere il fiato per qualche secondo, favorendo la risoluzione del problema.
Oltre ai sistemi comunemente usati per contrastare il singhiozzo, attorno al fenomeno sono note le più svariate leggende. Secondo alcuni il fastidio potrebbe addirittura passare bagnando un lobo dell'orecchio con acqua o saliva; altri assicurano che sarebbe sufficiente distrarre la persona.
Un luogo comune, che sembra però avere un fondo di verità, è che a far passare il singhiozzo possa essere utile uno spavento. La paura, infatti, provoca come conseguenza un'ulteriore contrazione della muscolatura del diaframma, che riesce a invertire la rotta e a riprendere così il suo ritmo normale di movimento. D'altra parte, però, uno spavento improvviso, può anche provocare la comparsa del singhiozzo o addirittura accentuarlo, se già lo si ha. Un sussulto di timore, infatti, induce a inspirare più in fretta del normale, determinando una maggiore introduzione di aria nei polmoni, cosa che può facilmente scatenare il fastidio.
Infine, vale la pena di ricordare un rituale che, stando all'esperienza della maggior parte delle persone, permette di vincere il singhiozzo con un discreto successo: si tratta di sorseggiare mezzo bicchiere d'acqua bevendo dalla parte opposta del bicchiere (in pratica bisogna prendere il bicchiere in mano e fare ruotare il polso di circa 180 gradi); le gambe devono essere leggermente divaricate, mentre il busto è proteso in avanti.
Il singhiozzo che compare occasionalmente e che è generalmente transitorio, non deve destare preoccupazione. Possono verificarsi, però, casi in cui esso è particolarmente persistente. Il fenomeno può infatti arrivare a durare anche ore e addirittura giorni, senza smettere o con brevissime pause. In questi casi il singhiozzo può essere determinato da:
a. Problemi agli organi interni, come per esempio una pericardite, ossia un'infiammazione del pericardio, la guaina che fascia il cuore; reflusso gastroesofageo, un problema per cui il contenuto dello stomaco tende a risalire verso l'alto; gastrite.
b. Alterazioni dei centri nervosi che controllano il singhiozzo: è sufficiente per esempio l'occlusione di un vaso sanguigno che nutre questi centri, perchè il disturbo si manifesti.
In tutte queste situazioni è opportuno consultare il proprio medico curante oppure recarsi al pronto soccorso, in modo da potersi sottoporre a esami di accertamento (principalmente si tratta di radiografia del torace, ecografia, elettrocardiogramma, risonanza magnetica).