27-11-2015
Secondo una ricerca diffusa dal quotidiano inglese Independent e pubblicata sulla rivista Public Library of Science Medicine gli antidepressivi di nuova generazione, quelli noti tra gli esperti come inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), cioè fluoxetina, venlafaxina, e paroxetina, non produrrebbero effetti significativi nel trattamento dei disturbi dell’umore. Ad affermarlo è il dottor Irving Kirsch del Dipartimento di psicologia dell’Università britannica di Hull, che ha condotto la ricerca in collaborazione con studiosi canadesi e americani.
Lo studio, che ha suscitato molto scalpore, è stato condotto in base all’analisi dei dati ottenuti, in virtù del Freedom Information Act (la legge sulla trasparenza in vigore negli Stati Uniti sin dal 1966), dalla Food and Drug Administration americana, che sono stati raffrontati con quelli già resi noti dalla case farmaceutiche. Secondo gli esperti anglosassoni i benefici ottenuti con la somministrazione di antidepressivi non sarebbero maggiori di quelli osservati mediante somministrazione di un placebo (una sorta di finto farmaco), soprattutto nei casi più lievi, mentre per quelli più gravi la differenza rilevata sarebbe da attribuire più alla scarsa risposta al placebo che all’efficacia degli antidepressivi. Più efficace risulterebbe il trattamento mediante psicoterapia, almeno nei casi più lievi, e addirittura praticare esercizio fisico.