GLI SCIENZIATI AMMETTONO: ABBIAMO TRUCCATO LE RICERCHE.

21-12-2015

Alcuni cambiano i risultati delle ricerche per compiacere gli sponsor. Altri eliminano i dati "sgraditi" per non contraddire studi precedenti. Altri ancora si prendono il merito di scoperte con cui non c'entrano nulla. Piccole scorrettezze, non punite dalla legge federale statunitense, che rischiano però di corrompere l'immagine degli scienziati nell'opinione pubblica americana. Una "cattiva condotta" sempre più diffusa, causata dalla progressiva trasformazione della ricerca scientifica in un business miliardario. Sono questi i risultati di un'indagine, condotta dalla "Health Partners Research Foundation" di Minneapolis, che rivela il disagio degli scienziati americani. Gli oltre 3 mila questionari, compilati in forma anonima da uomini di scienza di tutta la nazione, mostrano come la ricerca sia sempre più viziata da piccole "scorrettezze etiche", divenute ormai abitudini quotidiane.
Dati preoccupanti. Pochi scienziati inventano cose prive di fondamento o copiano apertamente il lavoro di altri. Tuttavia, più del 5% dei ricercatori ammette di aver eliminato dei dati perché le informazioni contraddicevano uno studio precedente. Il 10% ammette di aver incluso il proprio nome, o quello di altri, come autori di ricerche cui erano estranei. Più del 15% dice di aver modificato i risultati per soddisfare le esigenze di uno sponsor, o di aver ignorato osservazioni utili perché avevano il "presentimento" che fossero imprecise. Nessuno di questi comportamenti può essere qualificato come "cattiva condotta", stando alle rigide definizioni della legislazione federale. Ma potrebbero nuocere all'immagine della scienza quasi quanto i casi, più rari, di chiara manipolazione. "Gli episodi di frode hanno effetti sicuramente esplosivi nell'opinione pubblica - dice Brian Martinson, autore dell'indagine insieme con Melissa Anderson e Raymond De Vries - ma questi modi di fare possono essere deleteri, specialmente se sono così comuni".
"La scienza è cambiata molto. C'è tanta competizione - spiega Martinson - e le pressioni commerciali sono sempre più forti". La ricerca si è trasformata in un grande business, "e non ci siamo accorti che molte delle norme etiche dello scienziato sono in contrasto con la caccia al profitto". Per molti degli studiosi interpellati, c'è un legame fra i comportamenti poco ortodossi e la percezione che essi hanno del sistema di finanziamento della ricerca. Un meccanismo ritenuto ormai obsoleto e inadeguato. "Non sono scorrettezze, ma piccoli trucchetti ormai abituali, dicono gli scienziati. Ma di questo passo - commenta De Vries - il rispetto delle regole si riduce sempre più". Se gli scienziati pensano che l'assegnazione dei fondi è ingiusta, e si inventano così degli stratagemmi per ricevere sovvenzionamenti, "allora è il momento di ripensare radicalmente il modo di finanziare la ricerca", aggiunge De Vries.

 

http://www.nature.com/nature/journal/v435/n7043/full/435737a.html

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