I test sui topi non sono predittivi, anzi sono addirittura fuorvianti per capire cosa accade all’uomo in certi casi: è la conclusione cui sono giunti i ricercatori americani che hanno pubblicato l’articolo su Proceedings of the National Academy of Sciences. Della notizia si è occupato anche il New York Times. Per decenni, i topi sono stati la specie più utilizzata nello studio delle malattie umane. Ma ora gli studi provano come il modello murino sia addirittura fuorviante per almeno tre diversi tipi di patologie mortali: sepsi, traumi e ustioni. Dubbi anche su patologie come quelle che riguardano il sistema immunitario, inclusi cancro e disturbi cardiaci. Lo studio aiuta a comprendere perché siano risultati inefficaci i circa 150 farmaci testati con enorme dispendio su pazienti affetti da sepsi. Tutti i test farmacologici si basavano sui topi. La sepsi, una reazione potenzialmente mortale che avviene quando il corpo prova a lottare contro un’infezione, colpisce 750.000 pazienti all’anno negli USA, uccide da un quarto alla metà di essi e costa alla nazione 17 miliardi di dollari all’anno. E’ la principale causa di morte nelle unità di terapia intensiva.
I ricercatori hanno confrontato i dati raccolti grazie a uno studio sull’uomo durato dieci anni con i dati raccolti sui topi e si sono resi conto che ci si trovava di fronte a situazioni e a reazioni totalmente differenti. Di qui, la ragione per la quale i farmaci hanno finora fallito. Ad esempio, un gene poteva essere attivato spesso nei topi, mentre il gene equivalente veniva soppresso negli esseri umani. Una sostanza che agiva nei topi disattivando un gene poteva avere una risposta letale nell'uomo. Inoltre, condizioni diverse nei topi - ustioni, traumi, sepsi - non creavano la stessa risposta. In ognuna di queste condizioni entravano in azione gruppi di geni diversi, mentre negli esseri umani geni equivalenti vengono utilizzati in tutte e tre le condizioni. I ricercatori hanno provato per più di un anno a pubblicare il loro studio: l’hanno presentato a Science e Nature, ma entrambe lo hanno rifiutato.