17-01-2016
Su "il medico d'Italia" il dottor Rossi cardiologo di Novara, citava l'osservazione personale di 13 soggetti d'età compresa fra i 55 e i 75 anni, affetti da cardiopatia dilatativa, cospicua cardiomegalia e marcata depressione della funzione ventricolare sinistra. Prima dell'assunzione del vaccino antinfluenzale il quadro degli scompensi era del tutto regredito e le condizioni di questi pazienti erano stabili. Un mese prima del manifestarsi dell'epidemia stagionale della malattia, i pazienti si erano sottoposti all'inoculamento del vaccino antinfluenzale senza interrompere la terapia cardiologica specifica. Tre settimane dopo ciascuno di loro ha cominciato ad accusare un aggravamento delle proprie condizioni cardiache. L'ECG mostrava un aumento della frequenza sinusale e segni di sovraccarico, la pressione arteriosa presentava un'oscillazione intorno a valori più bassi della norma, mentre gli esami chimici del sangue non erano alterati. Per risolvere questa crisi sono stati somministrati antibiotici e balsamici bronchiali e ai pazienti è stato raccomandato il riposo a letto. Tale complicazione si poteva correlare solamente all'assunzione del vaccino in quanto nessun familiare aveva presentato sintomi influenzali e non vi era in atto alcuna epidemia. Per il fatto che i pazienti si trovavano in condizioni cliniche instabili, si ritiene probabile l'intervento di un agente precipitante, che abbia scatenato lo scompenso cardiaco. Inoltre il periodo di latenza di circa 20 giorni dal momento della vaccinazione fa concludere che si sia originato un meccanismo immunitario tossico per il miocardio scatenato proprio dal vaccino antinfluenzale. Purtroppo tali rilevazioni sono limitate alla serietà professionale e all'attenzione dei singoli medici, mentre sono pressochè assenti gli organismi pubblici che dovrebbero per compito istituzionale sorvegliare sulla nostra salute.