05-02-2016
La psichiatria non ha mai dimostrato l'esistenza delle malattie che afferma di curare. Nonostante ciò ha sperimentato (e continua a sperimentare) su gente abbandonata alle sue "cure", metodi e terapie lesive della dignità e dei più elementari diritti umani: ieri la psicochirurgia, il coma insulinico, l'internamento in manicomio; oggi ancora l'elettroshock, gli psicofarmaci (vere e proprie droghe chimiche che a lungo andare danneggiano le funzioni cerebrali), il trattamento coatto. Si può parlare della psichiatria come di una scienza? La cosa più interessante è che per dare una risposta a tale domanda non è necessario conoscere e studiare tutta la psichiatria, ma solo i metodi sui quali sono basati i suoi studi e le sue diagnosi. Analizzando tali metodi sulla base dell'epistemologia, o anche solo utilizzando un minimo di conoscenza scientifica e un pò di buon senso, si scopre puntualmente che i metodi psichiatrici hanno ben poco a che vedere con quelli di ogni altro tipo di scienza, sia fisica, sia biologica che medica.
Esemplare a questo riguardo l'esperimento di Rosenham che ha dimostrato l'impossibilità di diagnosticare la cosiddetta schizofrenia e di distinguere il cosiddetto "malato di mente" dal cosiddetto "soggetto normale" o pseudopaziente. Rosenham era esterrefatto al pensare che non si riusciva a distinguere il "sano" dal "malato". Se avesse conosciuto davvero i fondamenti dell'operare scientifico, i fondamenti dell'epistemologia, avrebbe capito che non potendo darsi una definizione di "malato mentale", la parola stessa non ha senso e quindi la malattia mentale non esiste come manifestazione patologica dell'organismo. Non esiste nessuna base scientifica, nessun mezzo per distinguere il "malato", il "diverso", dal "normale", per cui ogni tipo di discriminazione, e quindi di diagnosi della psichiatria, si riconduce a un giudizio puramente morale, legato al contesto sociale, ai canoni di normalità accettati da una determinata società.
Non esistono per la psichiatria, infatti, metodi scientifici di diagnosi quali le analisi del sangue, i raggi X o altre cose del genere. Gli psichiatri "analizzano il comportamento" e basta. Nelle loro diagnosi si leggono spesso locuzioni del tipo "disturbi del pensiero", "disturbi dell'ideazione". Tutto ciò è semplicemente ascientifico, ma anche grottesco: chi si può permettere di giudicare disturbato il pensiero e il comportamento di un altro? Non per niente nei regimi comunisti erano definiti pazzi i dissidenti e in Italia sono stati internati i dissidenti di sinistra, gli anarchici, gli ecologisti (vedi il caso Sabattini). D'altronde sarebbe ridicolo asserire che solo gli psichiatri possano giudicare se la loro è una scienza o meno: non sarebbero certo dei giudici imparziali. Se si lascia agli psichiatri la valutazione sulla psichiatria, difficilmente essi sputeranno nel piatto in cui mangiano, anche perché esistono notevoli interessi economici che legano a filo doppio industrie farmaceutiche e psichiatria. Dire che dev'essere lo psichiatra a giudicare la correttezza della psichiatria è come dire che dobbiamo lasciare lo stregone a giudicare la correttezza della stregoneria, il nazista a giudicare la correttezza del nazismo. Lascereste forse che fosse Agnelli a guidare una commissione per l'accertamento dei tumori causati dall'inquinamento dei gas di scarico delle automobili?
"La psichiatria è una pseudo-scienza fasulla".
(T. Szasz, psichiatra americano).
"Secondo me la psichiatria è stata costruita apposta per eliminare le persone scomode".
(G. Antonucci, psichiatra, ex primario del reparto autogestito di Imola).