06-02-2016
Assumere paroxetina nel corso del primo trimestre di gravidanza aumenta il rischio di malformazioni congenite, soprattutto di carattere cardiaco, nel feto. La paroxetina viene di solito prescritta per il trattamento di depressione, ansia, disturbo post-traumatico, disturbi ossessivo-compulsivi. Lo studio, pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology, è stato coordinato da Anick Bérard dell'Università di Montreal. Circa il 20 per cento delle donne in età fertile soffre di sintomi riconducibili a una depressione lieve o moderata. A conferma del fatto, le prescrizioni di antidepressivi durante la gravidanza sono aumentate nel corso degli ultimi anni. Tra i farmaci più utilizzati c'è proprio la paroxetina, che fa parte della categoria degli SSRI, gli inibitori della ricaptazione della serotonina. «L'associazione tra uso di antidepressivi, specie SSRI, in gravidanza e difetti alla nascita è stato argomento di discussione negli ultimi anni, ma dagli studi svolti emergono conclusioni contrastanti», spiegano gli autori. Uno studio della stessa casa produttrice aveva indicato un aumento del rischio di malformazioni cardiache nei neonati esposti a paroxetina prima della nascita. La revisione retrospettiva avviata da GlaxoSmithKline ha evidenziato infatti che l'assunzione dell'antidepressivo durante il primo trimestre di gravidanza comporta un aumento del rischio di malformazioni fetali. L'azienda farmaceutica ha informato che "i dati indicano che il rischio di partorire un neonato con un difetto cardiovascolare, a seguito dell'esposizione materna alla paroxetina, è inferiore al 2 per cento, a fronte del rischio atteso pari a circa l'1 per cento nella popolazione generale". Da qui la raccomandazione: "Il medico dovrà valutare la scelta di trattamenti alternativi in donne in gravidanza o che stiano pianificando una gravidanza".
Una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine dagli esperti del Brigham and Women’s Hospital di Boston giunge invece a conclusioni più rassicuranti. Il rischio di malformazione per il nascituro sarebbe solo lievemente più alto della norma, e quindi l’uso degli antidepressivi sarebbe auspicabile quando le condizioni della donna lo rendessero necessario. I ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti dall’assicurazione pubblica Medicaid, in base ai quali il 7 per cento delle donne ha assunto antidepressivi in gravidanza. Da una prima analisi è emerso che il rischio di malformazione cardiaca cresceva del 25 per cento. Tuttavia, l’analisi è stata successivamente raffinata tenendo conto di altri fattori di rischio tipici delle donne depresse, ovvero l’uso di alcol, fumo e droghe. A questo punto l’aumento del rischio è sceso al 6 per cento. "Il 10-15 per cento delle donne in gravidanza è affetta da depressione, quindi il problema se i farmaci sono o no sicuri è stringente”, spiegano gli autori. I ricercatori canadesi hanno invece realizzato una revisione della letteratura sull'argomento attraverso una metanalisi degli studi pubblicati fra il 1966 e il 2015, selezionandone alla fine 23. «Rispetto al non uso, l'assunzione di paroxetina nel primo trimestre di gravidanza si associa a un aumento del 23% delle probabilità di malformazioni congenite maggiori e del 28% del rischio di gravi malformazioni cardiache nella prole», sottolineano i ricercatori. «Dati i discutibili benefici in gravidanza degli antidepressivi in generale, e degli inibitori della ricaptazione della serotonina in particolare, ogni aumento del rischio, piccolo o grande che sia, sembra comunque troppo alto», conclude Bérard. Secondo un altro studio apparso sul British Medical Journal, il rischio di difetti alla nascita sarebbe legato a tutti gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI). La prima autrice dell’articolo, Jennita Reefhuis, spiega: “anche ammesso che l'associazione sia causale, il rischio assoluto resta comunque molto basso, e servono ulteriori studi che consentano alle gestanti e ai loro medici di prendere decisioni più informate sul trattamento con questi farmaci”.
I ricercatori del National center on birth defects and developmental disabilities, Centers for disease control and prevention di Atlanta hanno analizzato i dati di quasi 18mila madri di bambini con difetti alla nascita e quasi 10mila madri di neonati senza difetti alla nascita nati fra il 1997 e il 2009, verificando l’uso di farmaci quali citalopram, escitalopram, fluoxetina, paroxetina o sertralina. "Dall'analisi sono state esclude le donne diabetiche oppure che avevano assunto antidepressivi diversi dagli SSRI", spiegano gli scienziati. I dati raccolti indicano la possibilità di insorgenza di due difetti associata al consumo di fluoxetina, ovvero malformazioni della parete cardiaca e forma del cranio irregolare con fusione prematura di una o più suture craniche (craniosinostosi). Sono stati confermati anche alcuni difetti alla nascita in precedenza associati al trattamento con paroxetina, vale a dire malformazioni cardiache, anencefalia e difetti della parete addominale. “Questi risultati suggeriscono che alcune malformazioni alla nascita sono più frequenti tra i bambini nati da donne trattate con paroxetina o fluoxetina all'inizio della gravidanza”, conclude Reefhuis. Un altro studio dell'Università di Montreal dimostra il pericolo di ipertensione arteriosa nelle donne che in gravidanza assumono gli inibitori selettivi della serotonina. L’ipertensione è un fenomeno da tenere in seria considerazione durante una gravidanza; è, infatti, uno dei sintomi che caratterizzano la gestosi e che può condurre alla preeclampsia, condizione grave che mette in serio pericolo feto e madre. La ricerca, firmata anch'essa da Anick Bérard, è stata pubblicata sul British Journal of Clinical Pharmacology e ha analizzato 1.216 donne, rilevando un aumento dell’incidenza complessiva di ipertensione dal 2 a circa il 3,2 per cento per l'assunzione di antidepressivi con un innalzamento del rischio relativo pari al 60 per cento. "Questi risultati rivelano i rischi attribuibili al trattamento farmacologico antidepressivo contro depressione e disturbi d'ansia", ha spiegato Bérard. "La questione è particolarmente importante - ha continuato - dato che gli antidepressivi sono i farmaci più comunemente usati durante la gravidanza. Le donne incinte colpite da depressione sono circa il 20 per cento e oscillano tra il 4 e il 14 per cento quelle che in gravidanza assumono anti-depressivi. L'ipertensione indotta dalla gravidanza è una condizione grave che può influire direttamente sulla madre e il nascituro. Tuttavia, non vogliamo dire alle donne incinte di interrompere l'assunzione di antidepressivi - ha concluso Bérard - ma spingerle piuttosto a una valutazione più attenta del rapporto tra rischi e benefici". Secondo una precedente ricerca pubblicata sul British Medical Journal, la somministrazione di Fluoxetina è associata a un rischio maggiore di avere un bambino con ipertensione polmonare persistente, che ha come possibile conseguenza l'insorgere di difficoltà respiratorie. La patologia, inoltre, è spesso legata ad insufficienza cardiaca. Helle Kieler, responsabile del Centro di Farmaco-epidemiologia presso il Karolinska University Hospital di Stoccolma, spiega: “Le donne trattate in gravidanza con questa tipologia di antidepressivi hanno mostrato un rischio doppio di avere bambini con ipertensione polmonare persistente''. I ricercatori hanno analizzato i dati di circa 1 milione di neonati partoriti fra il 1996 e il 2007 nei paesi scandinavi e in Islanda.