21-02-2016
La pubblicità ci ha davvero scombinato la vita, soprattutto per quanto riguarda i generi alimentari: ci sono dei bellissimi bambini che ti raccontano che le loro merendine sono sane (forse perché sono troppo piccoli e non sanno leggere gli ingredienti), adulti che consigliano barrette al cioccolato con pochissimo cioccolato, e poi ci sono le insalate già tagliate. Ci dicono che sono comode, pratiche e pulite. Ma quanto è vero? In un test svolto qualche anno fa dalla rivista “il salvagente” è emerso che la carica batterica dell’insalata appena imbustata era superiore alla normativa di legge (francese, perché in italia la normativa non c’era) e, nel giorno di scadenza, la carica batterica era aumentata ulteriormente dell’80%. Perché accade questo? Perché l’insalata tagliata continua a perdere il proprio liquido cellulare e i batteri, ovviamente se ne cibano. La carica batterica risulta assai più alta di quella che si trova sull’insalata dell’orto non lavata! Il Guardian poi sostiene che il lavaggio è spesso fatto in modo piuttosto approssimativo. Nel 3% delle buste i ricercatori hanno individuato l’Escherichia coli. E in 2 casi su 3 l’esame ha evidenziato la patogenicità della contaminazione. Percentuali persino più elevate sono invece il risultato della ricerca di altri germi patogeni: l’Enterobacter sakazakü è stato isolato nel 10% dei campioni, lo Pseudomonas nel 17% e lo Staphylococcus nel 18% delle insalate. Inoltre c’è da dire che in media una busta di insalata già tagliata costa 4 volte di più della pianta presa al mercato. Infine secondo uno studio dell’INRAN, i prodotti tagliati e imprigionati nelle buste perdono fino al 50% dei loro elementi nutritivi antiossidanti. Insomma stiamo comprando, ad un prezzo maggiorato, qualcosa che non solo ha perso i propri nutrimenti, ma che potrebbe farci anche male? Certo, molti potranno dire che si risparmia tempo, ma forse è lo stesso tempo che si perde poi nel guardare la pubblicità della propria insalata.