20-03-2016
L’ibisco (Hibiscus sabdariffa) è una pianta medicinale appartenente alla famiglia delle Malvacee, originaria dell’Egitto, il cui nome arabo è karkadè. Oltre al piacevole aroma e alla bellezza della pianta stessa, l’ibisco possiede notevoli qualità salutari e alimentari. L’ibisco e gli estratti derivati hanno un’importante attività inibitoria sulla crescita di lieviti e funghi e su enzimi quali fosfatasi acida, fosfatasi alcalina e transaminasi glutammato-piruvato. L’involucro esterno dei fiori, il calicetto, è la parte maggiormente utilizzata per le proposte di trattamento. I composti attivi presenti nei calicetti, in particolar modo le antocianine, hanno mostrato azione antitumorale e anticarcinogena. Altri studi indicano nell'ibisco un’attività anche sull'apparato cardiovascolare, un effetto natriuretico e di inibizione dell’enzima di conversione dell'angiotensina. Altre attività la cui efficacia resta da approfondire sono antipiretica, sedativa, immunomodulatoria, chemiopreventiva.
INFEZIONI DEL TRATTO URINARIO, CISTITI E CANDIDA ALBICANS
L’estratto di ibisco presenta proprietà antiadesiva batterica, con riduzione del dolore, dell’infiammazione e delle recidive. In recenti studi in vivo l’estratto di calicetti di ibisco ha diminuito del 77% l’incidenza delle infezioni del tratto urinario, mostrando effetti positivi anche su E. coli e C. albicans. Inizialmente si riteneva che fosse la natura acidica dell’ibisco a svolgere azione preventiva della proliferazione batterica. Oggi si è scoperto che il fitocomplesso contiene composti che prevengono l’adesione dell’E. coli alle pareti della vescica. I calicetti della pianta contengono alte concentrazioni di polifenoli (flavonoidi, sambubioantocianidine e proantocianidine) che in alcuni studi hanno mostrato di possedere un’eccellente attività antimicrobica contro E. coli, S. aureus, B. subtilis e P. aeruginosa, con un’attività simile a quella del cloramfenicolo. L’ibisco mostra anche un’azione uricosurica che può risultare utile in questo tipo di infezioni.
IPERTENSIONE
In un trial clinico sono stati arruolati 65 soggetti, 30-70enni, con una PAS (pressione arteriosa sistolica) compresa tra 120 e 150 mmHg e una PAD (pressione arteriosa diastolica) <=95 mmHg. I partecipanti, che non prendevano farmaci, hanno assunto tè all'ibisco per 6 settimane. I ricercatori hanno evidenziato azioni ipertensive quali inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina e diuretica. E' stata osservata una riduzione media di 7 mmHg in soggetti in condizione di pre-ipertensione o lievemente ipertesi. Nei soggetti con PAS superiore a 129 mmHg, la riduzione è risultata doppia (14 mmHg), con la diminuzione anche della PAD e della pressione media. In uno studio in doppio cieco 193 pazienti con ipertensione allo stadio I e II hanno ricevuto 10 mg al giorno di lisinopril o estratto secco di ibisco standardizzato in 250 mg di antocianine totali, per 4 settimane. Ambedue i trattamenti hanno mostrato riduzione nella pressione sanguigna. Nel gruppo ibisco la PAS è diminuita del 11,58% e la PAD del 12,1%. Il lisinopril (farmaco abitualmente utilizzato per l'ipertensione) ha mostrato un effetto maggiore, rispettivamente del 15,79% e 15,68%, ma i pazienti trattati con l'ibisco hanno mostrato una maggiore riduzione di sodio, senza modifiche sui livelli di potassio. In un recente studio effettuato su un gruppo di soggetti diabetici ipertesi, la PAS è passata da 134,4 mmHg a 112,7.
COLESTEROLO E TRIGLICERIDI
Studi in vitro hanno mostrato la capacità dell’ibisco di inibire l’ossidazione delle LDL. In vivo la somministrazione di estratto di foglie e di calicetti di ibisco ha mostrato la riduzione sia del colesterolo che dei trigliceridi. In uno studio clinico 42 volontari (18-75 anni), con un livello di colesterolo 175-327 mg/dl, sono stati divisi in 3 gruppi, somministrando loro 500, 1000 o 1500 mg/die di estratto tit. in polifenoli e osservati per 4 settimane. Al termine dello studio si è notata una riduzione significativa del colesterolo in tutti i gruppi e il dosaggio di 1000 mg/die è parso quello ottimale.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20018807
http://www.nrjournal.com/article/S0271-5317(07)00028-0/abstract
http://circ.ahajournals.org/cgi/content/meeting_abstract/118/18_MeetingAbstracts/S_1123-a