SALUTE NON VUOL DIRE ASSENZA DI MALATTIE.

31-05-2016

Aulo Cornelio Celso inneggiando ai buoni costumi, affermava: "Ricordatevi che l'uomo è nato per vivere sano; quando si ammala è la natura che lancia i suoi segnali per dire che è stato spezzato un delicato equilibrio". Se la natura dà il tempo di scoprire la malattia, dà anche il tempo di curarla..., ma la prima terapia consiste nel non nuocere...Ippocrate il Padre della Medicina ammoniva di "Guardarsi dal medico che non ha una visione unitaria dell'organismo (ovvero olistica) e dal medico che abusa delle terapie, perchè molte terapie sono una contemplazione della morte! L'uso dei farmaci non consente la guarigione, ma soltanto di camuffare dei sintomi convertendoli in altri più sordidi e pericolosi. La prima condizione per vivere sani e sereni, secondo la medicina olistica, è quella di essere in armonia con la natura, rispettandone le leggi. La medicina sta cambiando perchè la gente sta cambiando ed è stanca delle obsolete regole che l'amministravano. Prendiamo coscienza delle regole desuete che hanno governato per troppo tempo la multinazionale della medicina, trasformando questa splendida missione d'amore in un silenzioso messaggio di morte:

1. La salute consiste nell'assenza di malattie.
2. I sintomo sono dannosi e come tali devono essere soppressi.
3. I farmaci e la chirurgia sono la strada per perseguire la salute.
4. I pazienti che presentano sintomi simili, presentano sempre la stessa causa iniziale, che ha innescato l'eventuale patologia.
5. Nessuno ha bisogno di supplementazione a base di aminoacidi, vitamine, minerali.
6. La maggior parte delle malattie presentano la stessa causa.
7. Le malattie devono essere trattate da uno specialista, che esamina un solo singolo organo.
Piccole dosi di sostanze chimiche che quotidianamente introduciamo nel nostro corpo, dal cibo che mangiamo, dall'aria che respiriamo e dall'acqua che beviamo non provocano bioaccumulo.

Se non abbiamo mai sofferto di deficienze nutrizionali specifiche a causa di una dieta inadeguata, o sofferto di intossicazioni chimiche di qualsiasi natura (da amalgame dentarie, da acqua conservata in recipienti di PVC ecc.), probabilmente ignoriamo il significato del sistema di disintossicazione del corpo umano. Purtroppo il concetto di salute viene spesso equivocato e la maggior parte degli individui interpellati in proposito non esita ad affermare che salute è sinonimo di "assenza di malattie", o comunque di non essere ammalati. In nome di tale scienza, numerosi crimini e misfatti sono stati commessi ed altri ancora, magari in questo momento, vengono perpetrati, nell'oscurità più assoluta del rispetto dell'integrità individuale. La filosofia della scienza medica attuale risalgono al XVII secolo e sono di tipica impostazione Newtoniana, meccanicistica e tendono a quantificare solo ciò che è direttamente commensurabile e tangibile. Il corpo umano viene ridotto ad un semplice insieme di ingranaggi di un ipotetico orologio e la salute consequenzialmente altro non è se non l'espressione del perfetto assemblaggio e funzionamento dei singoli pezzi che lo compongono, non considerando neanche per un attimo il soffio energetico cosmico causale dal quale tutto si origina.
Questa mancata considerazione porta a una visione tale da presupporre che il corpo commetta degli errori o che il nostro progetto primitivo di fabbrica sia stato realizzato con un vizio di fondo, che configura il significato della malattia come evento erroneo e come tale da perseguire aspramente a tutti i costi, utilizzando le armi farmacologiche. Proviamo per un attimo invece a pensare che il corpo non è sbagliato, in quanto tale, ma che talora, quando alcune delle regole di fondo per il suo funzionamento non vengono da noi rispettate, una timida luce di allarme si accende sul cruscotto ipotetico della nostra vettura per avvisarci che c'è un problema e che è giunto il momento di affrontarlo. Con il farmaco possiamo spegnere la lampadina, ma l'allarme oggettivamente rimane con l'aggravante che non ne siamo più informati. Se non ci affrettiamo a fermarci ad una stazione di servizio per i dovuti controlli, i danni potranno essere irrimediabili. A nulla potrà servire la politica dello struzzo, adottata dalla medicina meccanicistica-newtoniana, che chiude gli occhi per non vedere. La terapia, che la medicina è stata capace di elaborare, consiste nell'utilizzare delle molecole farmacologiche che combattono in modo diretto i sintomi, responsabili dell'evento morboso, senza chiedersi, neanche per un attimo, perchè l'evento si è verificato.
La febbre era considerata, da Ippocrate, l'espressione della reazione di difesa adottata dal corpo per contrastare spontaneamente delle tossine, microbiche, per esempio. Attualmente, al benchè minimo brivido di febbre ci si allarma ed il medico, spesso anche per tacitare le incalzanti richieste del paziente, somministra farmaci, tipo antipiretici o ancor peggio antibiotici, che reprimeranno la fisiologica e preziosa reazione di depurazione della febbre, che però non riuscirà ad espellere quelle tossine che "impregneranno" l'organismo, il quale, magari a distanza di anni, non esiterà a restituire, con i dovuti interessi, tale bagaglio morboso sotto forma di ulteriori, apparentemente inspiegabili, malattie per le quali un altro collega non esiterà a riprescrivere il fatidico farmaco...
La medicina olistica può spezzare quest'interminabile catena perchè rivaluta l'uomo come strumento e non come fine ultimo di tutte le cose. Ricercatori di tutto il mondo sono arrivati alla conclusione che, sia nel sistema digerente, sia nel cervello, esistono dei recettori per una sostanza denominata V.I.P. (Vasopressor Intestinal Peptide, ovvero, Peptide Intestinale ad azione Vasopressiva). In altri termini, l'intestino è in grado di dialogare con il cervello e viceversa attraverso queste proteine "messaggero", che possono percorrere il torrente ematico ed altre strade energetiche del nostro corpo. Tutto ciò è sensazionale, se ci soffermiamo un attimo a considerare che l'organismo è letteralmente in grado di dialogare, oltre che di comunicare con sè stesso; nessun organo è estraneo agli altri organi e tutto ciò che si verifica, anche nell'apparato più apparentemente recondito del nostro essere, ci coinvolge globalmente.
In conclusione: UN PENSIERO PUO' ESSERE PIU' TOSSICO DI QUALSIASI ALIMENTO. "OVVERO E' IMPOSSIBILE VIVERE UN PENSIERO NEGATIVO, SENZA DANNEGGIARE LA NOSTRA SALUTE"!

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