07-06-2016
La serotonina è un neurotrasmettitore che viene rilasciata dal neurone eccitato nello spazio tra un neurone e l’altro e si trasferisce nel successivo dove approda su recettori specializzati; il contatto della serotonina con il recettore produce l’eccitazione del nervo. Appena portato a termine il proprio compito, la serotonina viene recuperata (“ricaptata”) dal nervo d’origine, nello stesso punto da cui era partita; per questo il fenomeno si chiama “ricaptazione della serotonina”. I depositi di serotonina si trovano appunto nelle terminazioni nervose da cui vengono ceduti e messi a contatto con le terminazioni successive. Nella depressione, questi depositi non cedono serotonina in modo adeguato e quindi gli antidepressivi agiscono impedendo la ricaptazione della serotonina da parte dei depositi stessi, in modo che essa possa agire più a lungo sulla terminazione nervosa successiva: questo, naturalmente in estrema sintesi.
Gli SSRI ( farmaci antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina) mettono un tappo nel lavandino perché dal rubinetto esce poca acqua. L'acqua dovrebbe andare giù (la serotonina dovrebbe essere ricaptata) ma loro impediscono che succeda. Per cui invece di lavarti con l'acqua che scende dal rubinetto, come sarebbe naturale, ti lavi con l'acqua che rimane "intrappolata" sul fondo del lavandino. Credo che renda abbastanza bene l'idea; in realtà gli antidepressivi non curano nulla, mettono una pezza sul buco tutto lì, il che spiega anche gli enormi problemi che può dare una sospensione del trattamento, perché è chiaro che non avendo curato un bel nulla si ritorna velocemente allo stato quo ante. In questo tipo di medicina c'è un aspetto violento, una tendenza alla manipolazione dei meccanismi naturali, che non può sfuggire. Le inserzioni pubblicitarie per la classe di antidepressivi chiamati SSRI affermano spesso che la depressione è dovuta a uno squilibrio chimico nel cervello, e che i farmaci correggono questo squilibrio. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "PLoS Medicine", però, si tratta di asserzioni non sostenute da prove scientifiche. Anche se negli anni sessanta alcuni scienziati avevano ipotizzato che la depressione potesse essere associata a bassi livelli di serotonina nel cervello, la ricerca contemporanea non è riuscita a dimostrare questo legame.
I ricercatori - Jeffrey Lacasse della Florida State University e Jonathan Leo del Lake Erie College of Osteopathic Medicine - hanno studiato le pubblicità dei farmaci SSRI che compaiono negli Stati Uniti su stampa, televisione e internet. Hanno scoperto frequenti asserzioni per le quali i farmaci "restaurano l'equilibrio della serotonina nel cervello". Eppure non esiste un equilibrio della serotonina considerato scientificamente corretto. Secondo Lacasse e Leo, nella letteratura scientifica si ammette che l'ipotesi della serotonina è tuttora da confermare e molti studi hanno avanzato dubbi sulla sua validità. Di tutto questo, però, non c'è traccia nelle pubblicità dei farmaci. Per esempio, gli spot televisivi del farmaco Zoloft (setralina) negli Stati Uniti parlano di uno squilibrio di serotonina e affermano che il prodotto "agisce correggendo questo squilibrio". Anche le pubblicità di altri farmaci, come il Prozac (fluoxetina), il Paxil (paroxetina) e il Lexapro (escitalopram) presentano concetti simili. Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA) è responsabile della regolazione delle pubblicità e richiede che esse siano basate su prove scientifiche. Eppure, sostengono Lacasse e Leo, il mancato accordo fra la letteratura scientifica e le pubblicità dei SSRI è "notevole, e forse senza precedenti". In parole povere gli psicofarmaci funzionano così: tengono a bada i sentimenti...così la vita risulta priva di emozioni (gran bella invenzione).