03-07-2016
I soggetti ipertesi possono beneficiare dell'ascolto della musica classica, in particolare quella di Mozart e Strauss. Lo hanno evidenziato i ricercatori dell'Università della Ruhr di Bochum pubblicando uno studio su Deutsches Ärzteblatt International. Gli scienziati hanno coinvolto 120 persone, metà delle quali hanno ascoltato musica per 25 minuti e l'altra metà ha semplicemente riposato. I soggetti che hanno ascoltato musica sono stati divisi a loro volta in tre gruppi: il primo ha ascoltato Mozart, il secondo Strauss e il terzo il gruppo pop svedese Abba. I ricercatori hanno misurato a tutti i partecipanti la pressione, il battito cardiaco e i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress. Quest’ultimo si è abbassato in tutti i gruppi, mentre negli altri parametri c'erano delle differenze. La musica di Mozart è stata in assoluto quella più efficace, riuscendo a ridurre di 4,7 millimetri di mercurio la pressione sistolica - cioè la massima - e di 2,1 la diastolica, ovvero la minima. La musica di Strauss ha prodotto rispettivamente una riduzione di 3,7 e 2,9 millimetri, mentre nessun effetto è stato registrato dopo l'ascolto degli Abba. Anche uno studio dell'Università di Oxford segnala l'efficacia della musica classica per la salute del cuore. Gli studiosi inglesi hanno verificato l'effetto della musica di Beethoven e Verdi sulla frequenza cardiaca e sulla pressione sanguigna, entrambe ridotte grazie alle note dei grandi compositori classici.
Non tutta la musica classica è uguale, però. Dopo aver preso in esame diversi lavori scientifici basati sull'indagine degli effetti prodotti dai vari tipi di musica, i ricercatori inglesi sono giunti alla conclusione che per ridurre la pressione e la frequenza cardiaca è necessaria la musica classica che segue un particolare ritmo (10 secondi). I ritmi più veloci, come ad esempio le Quattro Stagioni di Vivaldi, non producono effetti benefici sul cuore. Peter Sleight, autore dello studio e cardiologo presso l'ateneo inglese, spiega: «La musica si usa già come terapia rilassante, ma questo lavoro ha revisionato gli studi sull'argomento e controllato la loro efficacia. Abbiamo fornito una migliore comprensione di come le note di brani classici molto famosi e soprattutto determinati ritmi possano avere precisi effetti sul cuore e sui vasi sanguigni. Ma sono necessari ulteriori studi - conclude - che potrebbero ridurre lo scetticismo, ancora imperante, sul ruolo terapeutico della musica».
https://www.aerzteblatt.de/int/archive/article?id=179298&src=search