09-08-2016
Il fatto che un alimento poco costoso possa prevenire gravi malattie, come ad esempio quelle cardiocircolatorie e il cancro, nonché l’invecchiamento è perlomeno seducente così come, da un punto di vista commerciale, la sua massima duttilità e possibilità d’utilizzo: grandi guadagni con effetti collaterali estremamente positivi. Troppo bello per essere vero! Proprio per quanto detto, la soia si presenta con una grande varietà di forme molte delle quali dannose per la salute o pesantemente manipolate dall’industria. Nonostante molti scienziati abbiano pubblicato lavori che collegano la soia a problemi di malnutrizione, disfunzioni digestive, gravi squilibri del sistema immunitario, disfunzioni tiroidee, declino cognitivo, disturbi della riproduzione e infertilità, cancro e malattie cardiocircolatorie, le campagne mediatiche promosse dall’Archer Daniels Midland (ADM), dalla Protein Technologies Intl (PTI), dall’American Soybean Association e dall’FDA americana, hanno ottenuto il riconoscimento da parte del mondo sanitario di considerare le proteine della soia come sostanze ipocolesterolemizzanti. E questo consente di mantenere elevata l’immagine di alimento salutare.
La maggior parte dei disinformati afferma che la soia è salutare in quanto gli asiatici, che ne consumano in abbondanza, sono molto più sani di noi specialmente per patologie degenerative. L’industria della soia afferma che l’uso pro capite di soia in Cina, Giappone, Corea e altri paesi asiatici va da 9.3 a 36 grammi al giorno. Bene, sono grammi di soia completa, non di proteine derivate e, grazie al messaggio di salute, molti individui occidentali tendono facilmente a mangiare giornalmente una porzione di tofu (252 grammi) due bicchieri di bevanda di soia (240 grammi) snack, barrette energetiche e hamburger vegetali. E’ sempre il solito discorso: quando gli esperti nutrizionisti parlano di dosaggi, non contemplano mai quanto sia facile l’aspetto cumulativo. I neonati allattati con bevande artificiali a base di soia, sono quelli che ricevono la quantità più elevata in proporzione al peso corporeo. Non esiste alcun precedente storico che induca a mangiare così tanta soia e le dichiarazioni che i fagioli di soia siano la componente preponderante della dieta asiatica da più di 3.000 anni sono semplicemente bugie. I cinesi non hanno mai mangiato fagioli di soia o farina di soia se non in tempi di pesante carestia e i prodotti moderni, come i derivati delle proteine isolate (SPI) o concentrate o derivati da processi industriali ad alta tecnologia, erano pressoché sconosciuti in Asia sino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Persino la bevanda di soia è da sempre poco conosciuto e utilizzato in Asia e la prima persona che lo produsse industrialmente fu un certo Harry Miller, missionario degli Avventisti del settimo giorno e medico americano. Con la rivoluzione industriale, la soia è diventata per i tecnici, un’opportunità di ricerca per produrre prodotti alimentari a poco prezzo. Ma il boom commerciale si è verificato quando l’industria fu in grado di eliminare lo sgradevole gusto e colore della soia grazie all’utilizzo di additivi non proprio sani come zucchero, dolcificanti, sale, coloranti e artificiali e glutammato monosodico (MSG). Ora i prodotti della soia raggiungono il 60% degli alimenti venduti al supermercato e nei negozi salutistici, considerando la loro presenza “nascosta” e del tutto inaspettata (esempio alcuni tipi di tonno in scatola) in numerosissimi prodotti industriali. E nei prodotti a base di proteine della soia, non c’è nulla di naturale!
Il processo per ottenere le proteine isolate (SPI) si compie forzando la farina di soia in un’apparecchiatura chiamata estrusore in condizioni estreme di calore e pressione al punto da alterare completamente le caratteristiche chimiche iniziali. La farina viene poi mescolata con una soluzione caustica alcalina per rimuoverne la fibra, quindi viene lavata con una soluzione acida che permette la precipitazione delle proteine. Le proteine sono quindi nuovamente immesse in una soluzione alcalina e asciugate a temperature molto alte. Questo processo elimina il gusto sgradevole e i peggiori componenti legati alla produzione di flatulenza; migliora la digeribilità a scapito della qualità in vitamine, minerali e proteine e aumenta il livello di carcinogeni come le nitrosamine. La soia contiene un buon numero di sostanze che provocano rallentamento della crescita, disfunzioni digestive e altri problemi di salute. Le sostanze principali sono:
• inibitori delle proteasi;
• fitati;
• lectine e saponine;
• ossalati;
• “flatulence factor”.
Gli inibitori delle proteasi, interferiscono con la digestione proteica provocando malnutrizione, riduzione della crescita, disturbi digestivi e pancreatite. I fitati sono in grado di bloccare l’assorbimento di vari minerali fra cui zinco, ferro e calcio. Le lectine e le saponine provocano la sindrome da “leaky gut” e altri problemi gastrointestinali. Gli ossalati, molto elevati nella soia, possono provocare problemi come calcoli renali e vulvodinia. Il “flatulence factor” è un oligosaccaride che, come dice il nome, provoca una notevole produzione di gas intestinale al punto che l’industria della soia l’ha considerato uno dei maggiori ostacoli all’accettazione del prodotto da parte dei consumatori. Poiché le sostanze sopra descritte sono difficili da eliminare, l’industria ha cercato di farle passare per sostanze benefiche: gli inibitori delle proteasi, le saponine e le lectine come sostanze anticancro o ipocolesterolemizzanti, i fitati come notevoli “chelanti” di tossine e metalli tossici. La soia è uno dei più importanti allergeni in grado di causare importanti reazioni di ipersensibilità immediata sino allo shock anafilattico. Le persone allergiche alla soia stanno aumentando sempre più per tre motivi:
1. l’uso crescente di bevande artificiali di soia per neonati;
2. l’uso crescente di alimenti a base di soia;
3. la possibilità di una maggiore allergenicità della soia OGM.
Dalla metà degli anni ’40, sappiamo che i fitoestrogeni sono in grado di disturbare la fertilità. Da sempre il tofu viene proposto dieteticamente nei monasteri buddisti per abbassare la libido dei monaci e da poco sono stati pubblicati dei lavori che, infatti, dimostrano che la soia riduce i livelli di testosterone. Tuttavia, i rischi maggiori li subiscono i neonati allattati con bevande artificiali a base di soia sia per la fase di sviluppo in cui si trovano, sia perché la bevanda artificiale è la loro unica fonte alimentare. I maschi hanno una notevole produzione, paragonabile ai valori dell’adulto, di testosterone durante i primi mesi di vita. Ciò serve per programmare l’organismo in previsione della pubertà, sviluppo che non può essere ben programmato se i recettori ormonali del testosterone sono occupati dai fitoestrogeni della soia. Attualmente stanno aumentando notevolmente casi di ginecomastìa, scarso sviluppo gonadico, criptorchidismo e ipospermia. Anche le femmine hanno i loro problemi. Durante il primo mese di vita il livello di estrogeni si raddoppia per poi calare e rimanere basso fino alla pubertà. L’aumento di xenoestrogeni ambientali e dietetici provoca un allarmante anticipo della pubertà. Alcuni lavori hanno evidenziato che l’1% delle bambine americane mostra segni di pubertà, come aumento mammario e di peli, prima dei tre anni. A otto anni, il 48.3% delle nere americane presenta questi segni. E’ interessante notare come, essendo geneticamente più intolleranti al lattosio, i neonati neri più facilmente sono allattati con bevande artificiali di soia. Lo sviluppo precoce provoca problemi più tardivi come amenorrea, cicli anovulatori, sviluppo follicolare alterato, squilibri ormonali e infertilità.