4 VALIDI MOTIVI PER ASSUMERE IL MIRTILLO NERO.

16-08-2016

Il mirtillo nero, Vaccinium myrtillus, è una pianta originaria delle regioni del nord Europa e del Nord America. In Italia si trova in luoghi freschi, selvatici e torbosi, per lo più in sotto boschi di querceti e faggeti. La pianta si presenta come un arbusto deciduo molto ramificato, alto fino a 60 cm. Le bacche del mirtillo nero sono ricche di antocianidine, sostanze ad azione antiossidante che svolgono effetti protettivi, in particolare su processo visivo e tono venoso. Oltre a tali azioni, gli antocianosidi possiedono attività antinfiammatoria. Le bacche di mirtillo nero, confrontate con gli altri frutti di bosco, contengono le maggiori quantità di antocianidine e mostrano la più elevata attività ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) delle specie Vaccinium.

FUNZIONALITA’ DELL’APPARATO VISIVO

L’estratto secco titolato in antocianosidi ha mostrato, solo o in associazione con la vitamina E e il beta-carotene, di migliorare la visione notturna e di produrre un più veloce adattamento all’oscurità e il ripristino dell’acuità visiva in seguito all’esposizione a luci intense. Studi su piloti di aerei, autisti di auto e camion hanno mostrato che l’estratto secco titolato di mirtillo è in grado di migliorare la visione notturna e l’adattamento all’oscurità. Gli antocianosidi del mirtillo nero agiscono sugli enzimi retinici, in particolare sulla lattato deidrogenasi, aumentando la velocità di rigenerazione dei pigmenti retinici. Queste sostanze, infatti, accelerano la rigenerazione della rodopsina, il pigmento fotosensibile della retina che si scinde sotto l’effetto della luce. In questo modo viene ridotto il tempo di adattamento dell’occhio all’oscurità. Studi clinici hanno dimostrato l’efficacia degli antocianosidi del mirtillo nero sul riflesso fotomotore della pupilla, inducendo una risposta più efficace del riflesso, già evidente dopo solo due settimane di trattamento.

DISTURBI VASCOLARI PERIFERICI E INSUFFICIENZA VENOSA

Gli antocianosidi sono i principi attivi responsabili dell’attività sul microcircolo. Numerosi studi indicano che, in seguito all’assunzione di mirtillo nero, si nota una riduzione del contenuto proteico dell’essudato prodotto dalla stasi venosa e conseguentemente la diminuzione del gonfiore degli arti inferiori e dei fenomeni cutanei dovuti all’alterazione del microcircolo. Si osserva, inoltre, un miglioramento dei sintomi soggettivi quali pesantezza alle gambe, parestesie e crampi.

INFIAMMAZIONE E MALATTIE CRONICHE

L’infiammazione è una serie complessa di reazioni designate per prevenire il progressivo danno tissutale e attivare processi riparativi e meccanismi di difesa. Un’infiammazione prolungata, spesso mediata dalle specie reattive dell’ossigeno, contribuisce alla patogenesi di disturbi cronici quali Alzheimer, diabete e malattie cardiovascolari. Si ritiene, inoltre, che contribuisca alla comparsa di disturbi oculari quali degenerazione senile della macula, sindrome dell’occhio secco, retinopatia e glaucoma. Uno studio condotto a Oslo ha mostrato in vitro e nell’uomo che la supplementazione di antocianine può avere un ruolo nel prevenire o trattare gli stati infiammatori inibendo la transattivazione NF-kB e diminuendo le concentrazioni plasmatiche di chemochine, citochine e mediatori proinfiammatori. Il dr. Joseph dello Human Nutrition Research Center on Aging ha studiato il potenziale antinfiammatorio del mirtillo nero a livello cellulare. Topi con lesioni neuronali nutriti con mirtillo, non solo hanno migliorato le prestazioni nei test cognitivi, ma hanno mostrato anche una riduzione del danno provocato dagli insulti neurotossici e infiammatori.

PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE

Recenti ricerche in vivo riconfermano l’azione positiva svolta a livello cardiovascolare, in particolare con la riduzione dei livelli di colesterolo LDL plasmatico. Le proprietà antinfiammatoria, antiaggregante piastrinica, unitamente a quelle vasodilatatoria e antiossidante, rappresentano un vero toccasana per il sistema cardiovascolare e una valida protezione contro l’ipercolesterolemia.

                                                           

http://jn.nutrition.org/content/137/8/1951.full.pdf

http://altmedrev.com/publications/5/2/164.pdf

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10767671

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