27-08-2016
NUTRIENTI
Gli antiossidanti nutrizionali - cioè le vitamine C ed E, i bioflavonoidi, i carotenoidi, il glutatione e il selenio - sono essenziali per proteggere il fegato dai radicali liberi prodotti durante la neutralizzazione delle tossine. Gli effetti protettivi di questi nutrienti antiossidanti possono essere notevolmente potenziati aumentando la varietà e la quantità di altri antiossidanti, come il coenzima Q10 e la catechina. Molto utili sono poi vari flavonoidi vegetali che hanno la particolarità di concentrarsi proprio nel fegato, dove sono più necessari e più efficaci. I fosfolipidi (un tipo di grassi che si trova nella membrana citoplasmatica) sono particolarmente preziosi perchè proteggono il fegato dall'esposizione cronica a solventi organici. Questo effetto è dovuto probabilmente all'integrazione dei fosfolipidi nella membrana cellulare, che si traduce in maggiore fluidità della membrana stessa, attivazione dei processi enzimatici membrana-dipendenti e rigenerazione delle cellule epatiche danneggiate. Tra i fosfolipidi antiepatotossici ci sono fosfatidilcolina, fosfatiletanolamina e fosfatidilserina, che si trovano nel tuorlo d'uovo e nella lecitina e che si possono assumere anche sotto forma di integratori.
CARDO MARIANO
Il cardo mariano è forse la più potente delle sostanze antiepatotossiche che si conoscano. E' talmente efficace che in un esperimento sui topi, somministrando cardo mariano pochi minuti dopo l'ingestione della velenosissima Amanita phalloides, non solo la cavia non muore, ma subisce danni epatici limitati. Il cardo mariano agisce impedendo il danno da radicali liberi (con efficacia molto maggiore della vitamina E) e stimolando la sintesi delle proteine e la produzione di nuove cellule epatiche. I costituenti cui è dovuta questa protezione sono tre flavolignani definiti complessivamente silimarina. L'efficacia clinica della silimarina è stata ampiamente dimostrata in grandi studi clinici. Per esempio, in uno studio multicentrico su 2.637 pazienti con vari disturbi epatici (56,1% infiltrazione grassa del fegato, 19,3% epatite e cirrosi e 22,6% patologia non ben definita) hanno ricevuto in media quattro capsule (140 mg di silimarina per capsula) di estratto standardizzato di cardo mariano al giorno. Dopo otto settimane, nel 63% dei pazienti i sintomi (nausea, prurito, dilatazione addominale, disappetenza e stanchezza) erano completamente scomparsi. Le analisi di laboratorio hanno confermato questi risultati soggettivi rilevando un calo del 40% in media del livello di enzimi epatici nel sangue (che è un indicatore del danno epatico). Nei soggetti con il fegato ingrossato è stata osservata inoltre una riduzione del volume dell'organo. Solo lo 0,8% dei soggetti ha accusato effetti collaterali (mal di stomaco, nausea e leggera diarrea) e ha interrotto la cura. Altri studi clinici hanno dimostrato che la silimarina è efficace contro la cirrosi, l'epatite cronica, l'infiltrazione grassa del fegato (indotta da alcol e sostanze chimiche) e l'infiammazione del dotto biliare. L'effetto terapeutico della silimarina in tutte queste patologie è stato confermato da dati istologici (biopsia), clinici e di laboratorio. La silimarina protegge il fegato da una gamma di sostanze chimiche nocive che va dall'alcol e al tetracloruro di carbonio, all'amanitina (la tossina del fungo amanita) e al nitrato di praseodimio. Il cardo mariano fa bene anche a chi per vari motivi deve prendere medicine che, come per esempio molti dei farmaci psicotropi prescritti ai pazienti psichiatrici, provocano gravi danni al fegato. In uno studio su 60 pazienti trattati a lungo termine con fenotiazine e butirrofenoni, 90 giorni di trattamento con 800 mg di silimarina al giorno hanno permesso di ridurre notevolmente il danno epatico, senza interferire con l'efficacia clinica degli psicofarmaci.
CATECHINA
La catechina è un flavonoide estratto dalle piante Acacia catechu (catecù) e Uncaria gambier, molto usato in Europa per trattare le malattie epatiche. In laboratorio, la catechina inibisce in maniera diretta le endotossine e neutralizza i radicali liberi prodotti dalle endotossine batteriche. La sua somministrazione è efficace nella terapia di varie malattie del fegato, compresi i danni dovuti a sostanze chimiche, all'alcolismo e alle tossine batteriche (quali quelle prodotte dai batteri intestinali Gram-negativi), l'epatite autoimmune, l'epatite virale e la cirrosi. Tuttavia gli studi clinici non hanno dato risultati costanti per quanto riguarda l'epatite: la catechina sembra essere efficace nell'epatite B e C, ma non nell'epatite A acuta. In modelli murini sperimentali, la catechina è risultata inoltre dotata di un effetto protettivo contro alcune sostanze cancerogene. Tuttavia si tratta di un nutriente da usare con cautela perchè, se presa in alte dosi o per periodi prolungati, la catechina può provocare anemia emolitica. L'alimento più ricco di catechina è il tè verde.