11-09-2016
Il problema pediculosi, o infestazione da pidocchi, si ripresenta puntuale all’appuntamento con l’inizio dell’anno scolastico: sono infatti migliaia i bambini - e anche gli adulti - che ogni anno devono fare i conti con questo fastidio. Allo stato attuale delle cose, l’unico modo per prevenire o, meglio, intervenire per tempo è quello di controllare con frequenza il cuoio capelluto (e i capelli) del bambino: non esistono infatti reali trattamenti che possono prevenire questa infestazione. In caso di accertata pediculosi, quello che si può fare è ricorrere ai rimedi che offre il mercato e che vanno dal semplice pettinino utilizzato per accalappiare e rimuovere le numerose uova depositate dai parassiti, agli shampoo e lozioni varie. In genere, tutti questi funzionano, ma dagli scienziati arriva l’allarme: potrebbe anche essere che non funzionino più perché anche i parassiti come i pidocchi stanno sviluppando resistenza ai trattamenti, producendo uova (lendini) più forti e appunto resistenti. La conseguenza? Che non ci si riesca a liberare di essi e contrarre una qualche infezione o malattia che portano con sé. Già l’OMS aveva avvertito che rischiamo di perdere la guerra contro i batteri a causa della resistenza. I trattamenti divengono più costosi, più tossici e molto più lunghi, aveva sottolineato il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E ora ci si mettono anche i pidocchi. Occhio dunque ai capelli per scoprire in tempo l’eventuale presenza di questi sgraditi ospiti. E se i farmaci non servono, rimangono sempre i metodi empirici come il già citato pettinino (o pettinella), di cui esiste sul mercato anche una versione che rilascia piccole scariche elettriche nocive solo per i pidocchi. L’importante e non rischiare che l’infestazione diventi incontrollabile e potenzialmente pericolosa.