25-04-2014
L’introduzione dei semi di lino nella nostra dieta alimentare apporta una riduzione del 40% di rischio del cancro alla mammella. Questa ricerca made in Germany, precisamente del German Cancer Research Centre di Heidelberg, è stata pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Oncology. Il segreto dei semi di lino risiede in composti vegetali chiamati “fitoestrogeni”, tra i quali i più importanti sono i lignani. I fitoestrogeni, legandosi agli estrogeni, ne modulano l’azione. Questi, in effetti, vanno a colpire le cellule tumorali, prevenendo l’insorgenza di tumori secondari e bloccando la crescita di nuovi vasi sanguigni. Dall’analisi di campioni di sangue prelevati da oltre mille donne (in pre-menopausa) con diagnosi di tumore al seno, e focalizzando la loro attenzione sui livelli di enterolattone, i ricercatori sono arrivati ad un’importante conclusione. È stato dimostrato che le donne con livelli elevati di enterolattone (sostanza con azione estrogenica, fitoestogeno quando entra nell’intestino), costituiscono uno “scudo protettivo” contro l’insorgenza del cancro alla mammella e non solo. E già, perché altri studi hanno dimostrato che anche per il tumore alla prostata i semi di lino sono dei perfetti agenti inibitori. “Abbiamo la prima chiara evidenza che una carenza di lignani non solo aumenta il rischio di sviluppare il cancro al seno in post-menopausa, ma aumenta anche il rischio di mortalità”, dice Jenny Chang - Claude, primo autore dello studio. E ancora, “Il risultato è stato significativo solo per il gruppo di tumori che non hanno un recettore per l’ormone estrogeno (tumori ER-negativi). Questo dà motivo di sospettare che l’enterolattone protegge dal cancro non solo grazie ai suoi effetti simil-ormonali”. Chang-Claude si riferisce qui agli studi in vitro dai quali emergeva l’influenza della sostanza sulla crescita del cancro indipendentemente dall’attività sugli estrogeni. “Con una dieta ricca di prodotti integrali, semi e verdura, che promuovono la salute in ogni caso, tutti possono prendere i lignani in modo più che sufficiente”.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21900115