14-09-2016
A quanti di noi sarà capitato di ricevere in prima persona una diagnosi errata da parte del nostro medico curante; di fare una diagnosi per poi rivelarsi tutto l’opposto. Il medico spesso non sa cosa sta facendo, non perché non sia una brava persona con buone intenzioni, ma perchè l’equipaggiamento nella sua valigetta non funziona particolarmente bene. Infatti la maggior parte delle volte il vostro corpo è in grado di gestire le cose molto meglio del vostro dottore. Oltre all’insieme dei suoi strumenti decisamente inferiori, c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella sua percezione del materiale con cui lavora. Per quanto sofisticata possa essere da vari punti di vista, la scienza medica manca decisamente di qualsiasi comprensione delle dinamiche straordinarie del corpo umano. Con la sua enfasi sull’interruzione e, spesso, sull’opposizione ai processi del nostro corpo, la medicina non prende mai in considerazione il meccanismo squisito dell’organismo che sta cercando di rimettere a posto le cose, né il potenziale straordinario del corpo di operare al di là dell’empirico. Questo include il potere della fede, della speranza e della voglia di vivere, quello a cui oggi la medicina fa riferimento con il nome di “psico-neuro-endocrino-immunologia”, tutti elementi provati da tempo dalle cure cosiddette “miracolose o spontanee”. Riducendo la risposta del vostro corpo allo stress, abbassando la febbre, ossia la difesa migliore del nostro corpo contro gli agenti esterni, il dottore spesso finisce per indebolire la sua capacità di combattere. Senza un vero apprezzamento di questa capacità meravigliosa, la medicina è uno strumento rude e goffo, u rammendatore con un ago spuntato, un uomo delle caverne che viene chiamato per aggiustare il computer centrale, la cui soluzione è quella di colpirlo con una clava. Ed anche questa metafora è inesatta, perché anche il sistema informatico più complesso non può avvicinarsi nemmeno in modo approssimativo alla capacità misteriosa del corpo di spostarsi dal caos totale all’ordine, in breve: di guarire. Ogni soluzione medica appare goffa e primitiva di fronte ad alcuni dei meccanismi altamente sofisticati ed ingegnosi del corpo come la capacità del latte materno di creare anticorpi per combattere le infezioni del figlio. Sappiamo anche che un componente del latte materno, per tutto il primo anno di vita, aiuta a completare la crescita cerebrale, influenzando aree come l’acutezza visiva. Poi ci sono gli ormoni nel cervello che vengono prodotti ogni volta che è necessario ridurre l’ansia. Esistono nuove prove che il rischio di una donna di sviluppare un’alta pressione sanguigna durante la gravidanza diminuisce proporzionalmente al tempo che ha trascorso con il proprio partner al momento del concepimento. Questo potrebbe significare che c’è qualcosa nello sperma del partner che mantiene sia lei sia la gravidanza sani. La medicina più complessa del mondo non è in grado di avvicinarsi minimamente a queste sottigliezze.
Spesse volte la medicina opera partendo dall’idea che la natura non sia perfetta. Pensando che tutto quello che ci vuole sia una botta qua e una là, sconvolge goffamente un equilibrio squisito, provocando in questo modo problemi peggiori di quelli che doveva risolvere. Questo potrebbe essere il caso delle iniezioni di vitamina K, che dovrebbero impedire ai neonati di morire di una rara malattia emorragica. Recentemente l’Istituto di Sanità Infantile di Bristol ha scoperto che questa pratica potrebbe aumentare di due volte e mezzo il rischio che il bambino sviluppi il cancro. Nonostante i risultati di Bristol non siano stati riconfermati da nessun altro studio, c’è una consapevolezza privata che la medicina non sappia in realtà come sta agendo in questo campo. Quando la pratica iniziò, negli anni ’50, la vitamina K3 veniva somministrata ai neonati, finchè non si scoprì che portava ad alti livelli di bilirubina nel sangue, danneggiando il cervello e provocando sordità, ritardo mentale e movimenti involontari. Venne inoltre associata all’emolisi, processo in cui i globuli rossi del sangue vengono distrutti. La medicina allora cambiò per passare velocemente alla K1 che pare non porre i medesimi rischi. Tuttavia sia la varietà orale sia quella iniettata sembrano non durare a lungo. Pare invece che molti bambini con bassi livelli di vitamina K siano in grado di correggere il problema da soli. Un’altra area dove i ricercatori hanno scoperto che la natura da sola dopo tutto non sbagliava, sono i casi di basse riserve di ferro durante la gravidanza. Nuove prove ora mostrano che non si tratta di un segno di malattia ma di un’espansione sana e significativamente buona del volume del sangue che porta alla nascita di bambini più grandi. Tutte quelle pillole di ferro e trasfusioni fatte alle donne incinte anemiche in tutti questi anni potrebbero aver contribuito a molte nascite premature e alla nascita di figli troppo piccoli.