22-09-2016
Tutti d’inverno vengono in contatto con i virus stagionali, per fortuna solo una minoranza si ammala; fra quelli che si ammalano riscontreremo una varietà di sintomi e di sfumature del tutto caratteristiche delle persone, peculiarità legate all’individuo e non al virus, che contraddistinguono ognuno di noi dal resto dei malati. C’è chi pur avendo la febbre altissima la sopporta abbastanza bene rispetto a quelli che con 37,2 hanno la sensazione di avere un febbrone. C’è chi durante l’influenza suda in continuazione, c’è chi non lo fa mai. C’è chi ha una sete di grandi quantità di acqua, chi fa solo piccoli sorsi e chi non ha sete affatto. C’è chi è prostrato e desidera stare fermo e buono a letto e chi a letto non sa starci e si trascina l’influenza in piedi per tutto il tempo. Per non parlare poi delle differenze di comportamento: chi si abbatte e diventa piagnucoloso, altri si impauriscono talmente tanto che sono portati a prevedere il peggio (la loro morte), altri ancora diventano irritabili ecc. Questi sono solo degli esempi di diversità di reazione di fronte ad un uguale stimolo negativo (il virus stagionale dell’influenza), legata non all’agente infettivo, ma al nostro terreno costituzionale e alla reattività della nostra energia vitale.
E’ superficiale e comodo delegare ad un fattore esterno (virus, batteri ecc.) la responsabilità delle nostre malattie quasi demonizzando questi agenti. E’ più accettabile e rassicurante convincersi che la causa delle malattie risieda al di fuori di noi piuttosto che ricercarla e rendersi conto che sta dentro di noi. Il padre della batteriologia, Louis Pasteur, lo scopritore dell’esistenza dei batteri, raccomandò ai suoi discepoli – alla fine dei suoi giorni – di non dimenticare nei loro studi sui batteri che quello che conta di più è il terreno, ossia l’organismo ospitante (in verità Pasteur in punto di morte disse ad un suo assistente: "Claude Bernard aveva ragione, il terreno è tutto, il microbo è nulla"). Molte volte le malattie acute si ripetono con una certa assiduità e questo vale in massima parte per i bambini che ripetutamente si ammalano di malattie che hanno tutte le caratteristiche dell’acuzie (febbre, dolori ecc.) ma che in realtà proprio perché tornano con una certa frequenza sono da considerarsi come una manifestazione di un’alterazione più profonda. In questo caso la malattia acuta non è mai un momento a sé stante e isolato rispetto al quadro generale. Quando il medico tradizionale si trova di fronte un caso di tonsillite caratterizzato da febbre, dolore, tumefazione, infezione batterica o no, è portato in base alla sua conoscenza scientifica a fare la diagnosi di tonsillite, associando all’idea delle tonsille la causa e quindi anche la terapia con la quale combatterla. La tonsillite vista come malattia acuta viene anche risolta rapidamente ma il problema tonsillare, il più delle volte, rimane. Questo significa che pur essendo stata effettuata una corretta terapia non è stata eliminata la causa profonda che ne è alla base.