26-04-2014
I risultati dello studio, se confermati sull’uomo, dimostrerebbero che l’osteoporosi è la conseguenza di una risposta immune inappropriata innescata dal deficit di estrogeni. Già nel 2000 lo stesso gruppo di scienziati aveva scoperto che la perdita ossea, causata dal deficit di estrogeni, deriva da un aumento dei linfociti T nel midollo osseo. I linfociti T infatti, quando attivati, producono una proteina chiamata TNF (Tumor Necrosis Factor), che aumenta la formazione di osteoclasti, le cellule responsabili del deterioramento dell’osso, causando nel tempo l’osteoporosi. Ora abbiamo individuato un meccanismo, spiega Cenci (guida dei ricercatori), che è una vera e propria reazione a catena e che ha origine con l’aumento causato dal calo di estrogeni, di una proteina chiamata CIITA (Class II Transactivator). Il suo aumento scatena una reazione esagerata dei macrofagi, le cellule sentinella che hanno il compito di avvisare i linfociti della presenza di microrganismi pericolosi; i linfociti T, allertati dai macrofagi del pericolo in corso, si moltiplicano velocemente e vivono più a lungo, producendo sempre più TNF e quindi stimolando anche gli osteoclasti responsabili della perdita ossea. La caduta ormonale, dunque, alterando un fisiologico meccanismo di difesa del sistema immunitario, finisce con lo scatenare una serie di reazioni che danneggiano il tessuto osseo.