14-10-2016
Se il peso aumenta anche se sei a dieta e la pancia è gonfia potresti essere intollerante ad alcuni cibi: per questo è importante essere bene informati. Molti di noi non sono malati in modo specifico, ma soffrono di persistenti disagi e disturbi di cui non riescono a venire a capo: senza saperlo sono intolleranti a uno o più cibi tra quelli che quotidianamente trovano in tavola. Alcuni accusano questi disturbi per anni provando molte cure senza accorgersi che tutto può dipendere da un certo alimento che il loro corpo non tollera.
Stanchezza cronica, cefalea, asma, dermatiti, sovrappeso e cellulite possono essere sintomi di una reazione dell’organismo ad alimenti presenti normalmente nella dieta: cibi comuni, insospettabili, ma che costituiscono uno stimolo tossico capace di dare luogo a vari e numerosi disturbi. Si deve agli studi di Theron Randolph, un medico americano, la scoperta del collegamento tra sintomi sia fisici che psichici ad alimenti e sostanze ipersensibilizzanti in pazienti che lamentavano disturbi vari ricorrenti.
Che cosa sono le intolleranze alimentari?
Sono fenomeni che si manifestano con fastidi, disturbi o veri e propri sintomi quando mangiamo determinati alimenti e sostanze.
Intolleranze e allergie: dov’è la differenza?
Le allergie a particolari sostanze si manifestano in modo evidente dopo alcuni minuti dal contatto o dall’assunzione, e possono provocare sintomi anche molto gravi (talora addirittura letali) come lo shock anafilattico. Le intolleranze alimentari possono essere definite allergie “ritardate” o “nascoste”, perché si manifestano in modo più subdolo, e fino a pochi anni fa i sintomi erano attribuiti ad altre cause e non agli alimenti.
Come riconoscere l’intolleranza
Soffri di stanchezza, ansia o depressione immotivate? Prendi peso anche se mangi poco? Possono essere i segnali di un’intolleranza. Qui di seguito i sintomi più comuni per riconoscere un’intolleranza alimentare.
- Stanchezza fisica e mentale.
- Depressione.
- Ansia.
- Sonnolenza.
- Mal di testa.
- Disturbi del sonno.
- Vertigini e ronzii.
- Tachicardia e aritmie.
- Nausea e vomito.
- Stitichezza e/o diarrea.
- Coliti.
- Afte e stomatiti.
- Cistiti ricorrenti.
- Arrossamenti cutanei.
- Infezioni ricorrenti.
- Dolori muscolari e articolari.
- Rigonfiamenti ed edemi.
- Ritenzione idrica.
- Cellulite.
- Sovrappeso e obesità.
Come capire con sicurezza se siamo intolleranti ad un certo cibo?
Esistono dei dei test:
- Test kinesiologico. Si basa sui principi della kinesiologia secondo cui, se teniamo in mano un cibo o una sostanza che ci disturba, la nostra forza muscolare diminuisce. Il calo di energia è valutato esaminando la muscolatura della mano o del braccio della persona sottoposta al test. Essendo un test di valutazione soggettiva, dipende molto dall’esperienza e dalla capacità dell’operatore. Se effettuato abbastanza bene, è il più attendibile di tutti i test sotto elencati.
- D.R.I.A. test. Utilizza lo stesso principio del test kinesiologico, ma la rilevazione della forza muscolare viene fatta attraverso un apposito apparecchio. Può durare anche più di due ore e può essere influenzato dalla stanchezza della persona che vi si sottopone.
- Test bioelettrici (Vega, Moral). Con appositi apparecchi si misura la resistenza della cute al passaggio di uno stimolo elettrico, dopo aver posto piccole quantità di cibo tra persona e strumento. Non è attendibile al 100%.
- Test citotossico. Viene effettuato con un prelievo del sangue. Consiste nel porre a contatto il siero e i leucociti del paziente con gli estratti alimentari. I risultati vengono quindi quantificati su una scala che va da uno a quattro, a seconda della gravità della reazione. È abbastanza attendibile, l’operatore non lo influenza.