23-10-2016
ARPAD PUSZTAI
E' il biologo considerato nel suo campo il maggior esperto mondiale. All’inizio degli anni 90, al dott. Pusztai fu assegnato dal governo britannico il progetto per testare in sicurezza gli organismi geneticamente modificati (OGM). La sua squadra comprendeva più di 20 scienziati che lavoravano in tre sedi, tra cui l’istituto Rowett ad Aberdeen, Scozia, considerato il top dei laboratori di ricerca nutrizionale in Inghilterra e dove vi lavorò per 35 anni. I risultati del lavoro del dott. Pusztai dovevano diventare protocolli base per i test da eseguire in tutta Europa. Ma quando nutrì i ratti con presunte innocue patate OGM, le cose non andarono come previsto. In soli 10 giorni, gli animali svilupparono potenziali cellule di crescita pre-cancerogene, cervelli, fegati e testicoli più piccoli, fegati parzialmente atrofizzati e sistemi immunitari danneggiati. Per di più, la causa si trovava quasi certamente negli effetti collaterali derivanti dallo stesso processo di ingegneria genetica. In altre parole, i cibi OGM sul mercato, che vengono creati con lo stesso processo, avrebbero avuto simili effetti sugli umani. Con il consenso del direttore dell’Istituto, Pusztai fu intervistato alla TV ed espresse le sue preoccupazioni riguardo ai cibi OGM. Diventò un eroe al suo istituto per due giorni. Poi arrivarono telefonate al direttore dell’istituto dall’ufficio del primo ministro favorevole agli OGM. La mattina seguente, Pusztai fu licenziato. Fu messo a tacere con minacce di una causa legale, la sua squadra fu smantellata e i protocolli non furono mai attuati. Il suo Istituto, l’industria biotecnologica, e il governo inglese sostennero tutti assieme una campagna diffamatoria per distruggere la reputazione di Pusztai.
IRINA ERMAKOVA
Irina Ermakova, uno scienziato senior all’accademia Nazionale Russa delle Scienze, fu scioccata dallo scoprire nel suo test che più delle metà dei piccoli di topo, le cui madri venivano nutrite con farina di soia OGM comperata al supermercato, morivano entro tre settimane. Invece i piccoli di topo di madri alimentate con soia non-OGM, hanno presentato un tasso di mortalità solo del 10%. L’esperimento fu ripetuto tre volte con risultati simili. Quando riportò queste scoperte preliminari a una conferenza tenuta nell’Ottobre 2005, chiedendo alla comunità scientifica di replicare il suo studio, fu attaccata e diffamata e le fu ordinato di non proseguire con altre ricerche su cibi OGM. I campioni furono rubati dal suo laboratorio e un documento fu persino bruciato sulla sua scrivania. Uno dei suoi colleghi tentò di confortarla dicendole: “Forse la soia GM risolverà il problema della sovrappopolazione”. Nel novembre 2005, il fornitore di cibo per topi del laboratorio dove la dott.ssa Ermakova lavorava iniziò ad introdurre la soia OGM nei preparati. A questo punto tutti i ratti la stavano mangiando. Dopo due mesi, la dott.ssa Ermakova chiese agli altri scienziati riguardo alla mortalità infantile nei loro esperimenti. Era schizzata a più del 55%. Sono trascorsi 11 anni da quando sono state riportate queste scoperte. Nessuno ha ancora ripetuto lo studio della dott.ssa Ermakova, anche se costerebbe solo poche migliaia di dollari.
ANDRES CARRASCO
L’embriologo Andrés Carrasco dichiarò a un testata giornalistica di Buenos Aires, i risultati della sua ricerca sul Roundup, l’erbicida venduto assieme alle colture geneticamente progettate della Monsanto. Il dott. Carrasco, che lavora in Argentina per il Ministero della Scienza, affermò che i suoi studi sugli anfibi suggeriscono che l’erbicida potrebbe essere la causa di difetti nel cervello, intestino e ai cuori dei feti. Inoltre, la quantità di Roundup usata nei campi di soia transgenica era superiore di 1,550 volte rispetto a quella che ha creato tali difetti. Tragicamente, la sua ricerca fu inspirata dall’esperienza di contadini disperati e dalle comunità di indigeni che soffrivano a causa dell’esposizione a erbicidi tossici sui campi di soia transgenica in tutta l’Argentina. Secondo un articolo di Grain, l’industria biotech “montò un attacco senza precedenti su Carrasco, mettendo in ridicolo la sua ricerca e arrivando persino a minacce personali”. Avvocati Ambientalisti dell’Associazione Argentina aprirono una petizione per bandire il Roundup e il ministro della difesa ha bandito la soia transgenica dai campi.
JUDY CARMAN
L’epidemiologa Judy Carman era solita investigare lo scoppio di malattie per uno stato del governo Australiano. Sa che i problemi di salute associati con i cibi OGM potrebbero essere impossibili da rintracciare o potrebbero volerci decenni per scoprirli e che ad oggi sono stati compiuti studi superficiali su animali alimentati per breve periodi, che non considerano altri fattori quali “la biochimica, l’immunologia, il tessuto patologico, la funzione dell’intestino, del fegato e dei reni” e sono troppo brevi per verificare il cancro, o problemi con la riproduzione o per la salute dei bambini. La dott.ssa Carman ha criticato il processo di approvazione degli OGM da parte della Pubblica Associazione della Salute dell’Australia e parla apertamente delle sue preoccupazioni. Come risultato, lei fu ripetutamente attaccata. Gli scienziati a favore degli Ogm minacciarono azioni disciplinari attraverso il Vice-Cancelliere e fecero circolare una lettera diffamatoria al governo e agli ufficiali universitari. Alla Dott.ssa Carman fu assegnata una borsa di studio dal governo dell’Australia dell’Ovest per condurre alcuni dei pochi studi sulla nutrizione di animali a lungo termine. Apparentemente preoccupati per quello che avrebbe potuto scoprire, i propugnatori degli OGM scrissero lettere al governo chiedendo che il sussidio le fosse revocato. Uno scienziato tentò di convincere il Ministro dell’Agricoltura dell’Australia dell’Ovest presentando un resoconto che riassumeva soltanto 60 ricerche su animali nutriti con OGM, una quantità infinitesimale di ricerche per giustificare l’esposizione dell’intera popolazione ai cibi OGM. Un’indagine più accurata invece mostrò che la maggior parte dei 60 casi non erano affatto studi sulla sicurezza. Erano studi sulla produzione, misurazione, per esempio del peso delle carcasse degli animali. Soltanto 9 contenevano dati applicabili alla salute umana. E 6 su 9 mostravano effetti avversi in animali alimentati a prodotti OGM! La dott.ssa Carman sottolineò che quel resoconto “non supporta i dati che le colture OGM siano sicure da cibarsene. Al contrario, fornisce le prove che le colture OGM potrebbero essere dannose per la salute”.
TERJE TRAAVIK
“I Filippini che vivono vicino a campi coltivati a mais OGM sviluppano gravi sintomi durante l’impollinazione del mais; materiale genetico inserito nelle colture OGM si è trasferito sugli organi dei ratti dopo un singolo pasto; e le ipotesi sulla sicurezza di virus geneticamente progettati sono capovolte, richiamando la questione sulla sicurezza di usare questi virus nei vaccini”. L’industria biotecnologica attaccò senza pietà il Dr. Traavik. I pretesti? Presentò del lavoro non pubblicato. La presentazione di dati preliminari a conferenze di professionisti é una vecchia tradizione nell’ambito della scienza, qualcosa a cui l’industria biotecnologica stessa fece affidamento nel 1999 tentando di contraffare le prove che le farfalle erano in pericolo d’estinzione a causa del mais OGM. Per ironia della sorte, tre anni dopo aver messo in discussione il lavoro di Traavik, gli stessi proponenti criticarono duramente una pubblicazione paritetica per non aver citato dati non pubblicati che furono presentati in una conferenza. Il documento mostra come il mais Bt OGM che era caduto in ruscelli può uccidere “le larve delle mosche”, il che potrebbe gravemente sconvolgere gli ecosistemi marini. Lo studio fece partire una serie di attacchi contro il suo autore, l’ecologista Emma Rosi-Marshall.
LE AZIENDE IMPEDISCONO STUDI SULLE LORO COLTURE OGM
Quando alla Ohio State University l’ecologista Allison Snow scoprì i problematici effetti collaterali nei fiori di girasole OGM, la Pioneer Hi-Bred International e la Dow AgroSciences bloccarono ulteriori ricerche rifiutandosi di fornire altri semi e geni OGM. Dopo che Marc Lappé e Britt Baley scoprirono importanti riduzioni degli isoflavoni contro il cancro nei semi di soia OGM della Monsanto, il venditore dei semi, Hartz, gli disse che quei campioni non potevano più essere forniti. La ricerca di un genetista su vegetali in una importante università americana fu anche ostacolata quando le due società gli rifiutarono del mais OGM. Infatti, quasi nessuno studio indipendente viene condotto visto che potrebbe trovare problemi. In un articolo scottante di un opinionista, uscito su Scientific American nell’agosto 2009, si diceva: “le aziende Agritecnologiche si sono concesse il potere di veto sui lavori svolti da ricercatori indipendenti…Solo studi che le compagnie produttrici di sementi hanno approvato, vedranno la luce in giornali paritari”.
Un gruppo di 24 scienziati che si occupavano del mais e degli insetti protestarono contro questa restrizione in una lettera inviata all’Agenzia della Protezione Ambientale. Essi ammonirono che l’impossibilità di avere accesso alle sementi OGM da parte delle aziende biotecnologiche significa che ci può non essere una vera ricerca indipendente su questioni critiche. Per certo gli scienziati non hanno reso note le loro identità per paura di rappresaglie da parte delle aziende. L’accesso ristretto non si limita agli Stati Uniti. Quando uno scienziato giapponese volle condurre studi sul nutrimento degli animali con semi di soia GM per esaminarle, in Giappone sia il governo sia il produttore delle sementi, la Dupont ,si rifiutarono di fargli avere dei campioni. Il professore ungherese Bela Darvas scoprì che il mais OGM della Monsanto mette in pericolo specie in via d’estinzione nel suo paese. La Monsanto immediatamente non gli fornì più sementi. Il Dott. Darvas successivamente tenne una conferenza sulle sue scoperte preliminari e riscontrò che stava circolando un resoconto falso e incriminante sulla sua ricerca. Risalì a un’addetta alle relazioni pubbliche della Monsanto, la quale sosteneva che questa ricerca apparve misteriosamente sulla sua scrivania, così la fece circolare mezzo fax.
CONTAMINAZIONE DA OGM: NON FATE DOMANDE E SOPRATTUTTO NON PARLATENE
Nel 2005, uno scienziato raccolse campioni di sementi da tutta la Turchia per valutare l’estensione della contaminazione da varietà OGM. Secondo il quotidiano Turkish Daily News, proprio prima che le sue sperimentazioni fossero completate, la dottoressa fu assegnata a un altro dipartimento e le fu negato l’accesso al laboratorio. Si chieda a Ignacio Chapela, un ecologista microbiologo dell’Università di Berkeley. Nel 2001, scoprì che alcune varietà di mais indigeno in Messico - paese fonte della diversità genetica mondiale del mais - furono contaminate tramite l’impollinazione con varietà OGM. Il governo bandì il mais OGM per prevenire proprio questa possibilità, ma evidentemente il mais americano che viene importato come cibo è stato piantato comunque. Il Dott. Chapela sottopose le sue scoperte a Nature, e per cortesia di cui successivamente si pentì, informò il governo Messicano della sua prossima pubblicazione. Fu convocato per un incontro con un furente Direttore della Commissione per la Biosicurezza e per gli OGM. La conferma di Chapela della contaminazione avrebbe ostacolato l’introduzione del mais OGM. Fu minacciato e le intimidazioni implicavano persino: “Sappiamo dove i tuoi bambini vanno a scuola”. Quando un Chapela traumatizzato, non dava ancora cenno di fare marcia indietro, allora il Sottoministro all’agricoltura gli fece recapitare un fax affermando che a causa del suo documento scientifico, Chapela sarebbe stato considerato personalmente responsabile per tutti i danni causati all’agricoltura e all’economia in generale. Il giorno in cui il documento di Chapela fu pubblicato, Mary Murphy e Andura Smetacek iniziarono a inviare messaggi a un listserver di un’azienda biotecnologica chiamata AgBioWorld, distribuendoli a più di 3.000 scienziati. Esse dichiararono il falso sostenendo che Chapela era prevenuto, che il suo documento non era stato comprovato e che Chapela era il “primo e il principale attivista” e la sua ricerca fu pubblicata in collusione con gli ambientalisti. Presto, centinaia di altri messaggi apparvero, ripetendo e arricchendo le accuse. Dal listserver partì una petizione e tempestò Nature con una campagna mondiale chiedendo la ritrattazione.
Anche l’Università di Berkeley ricevette lettere da tutto il mondo che tentavano di convincerli a non concedere la cattedra a Chapela. Egli ricevette un grandissimo sostegno dal college e dal dipartimento, ma la lobby biotecnologica internazionale era troppo forte. Gli fu negata la cattedra e solo dopo che Chapela aprì una causa legale, alla fine l’Università riconsiderò la decisione. Poi quando gli investigatori analizzarono le caratteristiche delle mail inviate dagli agitatori Mary Murphy e Andura Smetacek, le due si rivelarono non essere le semplici cittadine che sostenevano di essere. Secondo il Guardian, entrambi erano nomi inventati, usati da un’azienda di pubbliche relazioni che lavorava per Monsanto. Alcune delle email della Smetacek avevano anche l’indirizzo di protocollo di gatekeeper2.monsanto.com, il server di proprietà della Monsanto. Secondo il dott. Chapela c’è di fatto un’interdizione a scienziati “che fanno certe domande e che scoprono determinati risultati”. Egli sostiene: “E’ molto duro per noi pubblicare in questo campo. Le persone sono spaventate”. Disse a Nature che i giovani “non entrano in questo campo esattamente perché sono delusi da ciò che vedono”. Un membro del Parlamento Neo-Zelandese Sue Kedgley disse alla Commissione Reale nel 2001: “Personalmente sono stata contattata al telefono e mezzo mail da parecchi scienziati che sono molto preoccupati per alcuni aspetti della ricerca che viene fatta…e dei legami sempre più stretti che si stanno sviluppando tra la scienza e il commercio, e c’è chi é convinto che se essi esprimono questi timori pubblicamente…oppure se anche gli vengono poste domande scomode e difficili, essi verranno sollevati dai loro incarichi”. Il biologo Phil Regal dell’Università del Minnesota testimoniò davanti alla stessa Commissione: “penso che le persone che si occupano di ingegneria genetica diranno mea culpa e chiederanno perdono, come il Papa fece per l’inquisizione”. Sue Kedgley ha un’idea differente; propone: "Facciamo esperimenti di laboratorio su umani usando come volontari, i conoscenti e i parenti degli scienziati che lavorano sull’ingegneria genetica, visto che sono così convinti della sicurezza dei prodotti che stanno creando e sono certa che queste persone saranno contenti di far parte di questi esperimenti di laboratorio”.