14-11-2016
Milioni e ancora milioni di dollari. Sono le cifre spese dalle multinazionali delle bevande zuccherate per nascondere gli studi sugli effetti deleteri sulla salute. E per impedire l’entrata in vigore di leggi contro l’obesità, come la soda tax, che tassa le bibite gassate. Sia Coca Cola che Pepsi sono finite sul banco degli imputati. Le rivelazioni sono arrivate da uno studio, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, ripreso dal New York Times. Le big dei soft drink hanno elargito soldi a quasi cento gruppi e associazioni che si occupano di salute pubblica, convincendole in molti dei casi a ritirare il loro supporto a politiche favorevoli alla soda tax, ovvero una tassazione delle bevande gassate. Secondo lo studio condotto da Michael Siegel, professore all’University School of Public Health, tra il 2011 e il 2014 solo la Coca Cola ha speso sei milioni di dollari l’anno per elargizioni con lo scopo di stemperare il clima sempre più negativo che stava montando intorno alle bibite gassate. Sempre più associazioni e gruppi dediti alla salute pubblica infatti si impegnavano per far approvare la soda tax sui prodotti che sono considerati tra i maggiori responsabili dell’obesità. Pepsi, invece, ha investito per lo stesso obiettivo tre milioni di dollari l’anno.
L’indagine non ha peli sulla lingua e porta nomi e cognomi di chi ha subìto il fascino dei milioni delle due multinazionali. Sul banco degli imputati c’è, per esempio, Save The Children. Secondo lo studio la ONG (Organizzazione non Governativa) fino al 2010 è stata molto attiva sul fronte della promozione della soda tax. Lo sforzo è tuttavia terminato proprio in quell’anno, dopo che cinque milioni di dollari dalle due aziende sono finite nelle casse dell’associazione. Una semplice coincidenza? Sì, secondo i responsabili della ONG che hanno negato il legame tra i soldi e la loro scelta di virare le loro attività su altri fronti. Lo studio riporta altri casi “clamorosi” di conflitti di interesse, come quello della Academy of Nutrition and Dietetics, che nel 2012 si era rifiutata di sostenere la soda tax. Peccato che avesse accettato 525mila euro e l’anno dopo altri 350mila dollari di donazioni proprio da Coca Cola. E ancora The American Diabetes Association e The American Heart Association, hanno ricevuto l’una 140mila dollari e l’altra 400mila, sempre dalla multinazionale di Atlanta, tra il 2012 e il 2014. Lo studio rivela anche altro. Una ricerca finanziata dalla Coca Cola per negare l’esistenza di un legame tra bibite gassate e obesità, per esempio. Ma anche dei tentativi riusciti da parte della multinazionale di bloccare leggi fastidiose. Un fatto accaduto a Filadelfia, per esempio. Il sindaco aveva tutte le carte in regola e il supporto per approvare una soda tax locale. Peccato che poi non se ne è fatto più nulla: il Consiglio Comunale ha respinto la proposta. Forse perché Coca Cola e Pepsi avevano donato 10 milioni di dollari all’ospedale pediatrico?
http://www.ajpmonline.org/article/S0749-3797(16)30331-2/fulltext