26-11-2016
Gli scarti di produzione della birra potrebbero rivelarsi più utili del previsto. Secondo una ricerca dell'Università di Bari, infatti, uno di questi avrebbe la capacità di fermare la proliferazione delle cellule tumorali. Gli scienziati italiani hanno pubblicato su Scientific Reports uno studio sull'attività antiossidante e antitumorale dei composti polifenolici bioattivi. Il più interessante è legato proprio al processo di birrificazione. Salvatore Scacco, uno degli autori, spiega: «In realtà siamo partiti da un'osservazione. Ci sono molti elementi naturali che dal punto di vista epidemiologico hanno effetto benefico sulla salute umana». Insieme a Tiziana Cocco, Danila De Vito e Luigi Santacroce, Scacco ha cominciato a lavorare sulla birra 5 anni fa. «Utilizziamo un materiale che i birrifici dovrebbero scartare, perché non si può immettere nell'ecosistema dato che ha un carico ambientale negativo. Prima di essere smaltito dovrebbe essere nuovamente trattato, ma con costi alti». Paradossalmente, però, il sottoprodotto potrebbe rivelarsi fondamentale per la salute umana. «Lo abbiamo testato su modelli biologici - continua Scacco - e il risultato è che ha effetto contro lo stress ossidativo, il quale è alla base dell'invecchiamento cellulare, e sulle mutazioni del DNA che possono portare allo sviluppo dei tumori». Ovviamente, serviranno altri anni di studio prima di poter usufruire dei benefici del composto: «Bisognerà passare dai trial clinici su pazienti selezionati, per vedere come questa miscela di molecole possa intervenire sull'andamento del tumore, e anche come follow up», commenta Scacco.