07-12-2016
Sono dati che fanno riflettere quelli trattati nel libro-inchiesta “Cibi Killer” del giornalista francese William Reymond (disponibile anche nelle librerie italiane). Secondo il libro-inchiesta (e parte della comunità scientifica internazionale, oltre che numerose ricerche), negli ultimi 50-60 anni molti degli alimenti più utilizzati hanno perso gran parte dei loro nutrienti. Il tutto causato sì dalla lavorazione industriale degli stessi, ma non solo. Tra le cause anche l’agricoltura massiva, l’abuso di pesticidi e fertilizzanti chimici e gli allevamenti intensivi. Già una ricerca di ben 15 anni fa pubblicata sul British Food Journal aveva stabilito riduzioni significative di calcio, magnesio, ferro, rame e sodio nelle verdure e nell’edizione 2007 uno degli studi più preoccupanti è stato pubblicato dal “Nutrition and Health” e rivelava come calcio e altri sali minerali, in particolare il ferro, stiano piano piano scomparendo dalla carne e dai latticini. Ecco alcuni esempi: nel latte intero non si trova più rame, il ferro è sceso del 63%, il magnesio del 21%. Nella carne di pollo arrosto, il ferro è sceso del 69%, il rame del 33%, il fosforo del 26% (mentre il sodio è aumentato del 25%). Nella classica bistecca ai ferri, il ferro è sceso del 38%, il rame addirittura dell’87%, il fosforo del 14% e lo zinco del 13%. Nel formaggio da grattugia sono spariti rame e ferro, il fosforo è sceso del 65% e il calcio di ben il 70%. Nei pomodori, il calcio è sceso del 54%, la vitamina A del 44%, la vitamina C del 17% e il ferro del 25%. Anche gli spinaci, da sempre fonte di vitamine, ha visto scendere del 52% i contenuti in vitamina C, del 29% delle vitamine A e B1 e del 10% del ferro.