13-12-2016
C'è una nuova sostanza in grado di allungare la vita media delle persone. In realtà l'abbiamo sempre consumata, non conoscendone tuttavia le importanti proprietà. Si tratta della spermidina, un elemento presente in diversi cibi, dai legumi ai cereali integrali e ai formaggi stagionati, e potenzialmente in grado di allungare la vita e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Uno studio realizzato da Guido Kroemer dell’Equipe 11 Labellisée Ligue Contre le Cancer di Parigi e da scienziati dell'Università di Graz, in Austria, ha prima verificato l'effetto della spermidina su modello murino e poi su 800 residenti del comune di Brunico, fra i quali il consumo della sostanza è risultato associato a un rischio cardiovascolare inferiore e a una migliore pressione arteriosa. Lo studio, pubblicato su Nature, non è il primo a segnalare le virtù della spermidina. Un'altra ricerca pubblicata su Cell Metabolism aveva verificato l'efficacia della sostanza in rapporto al consumo di piselli. La stessa sostanza è presente anche nel mais e in alcuni formaggi come il gorgonzola, fanno notare i ricercatori del Weizmann Institute di Israele che hanno condotto la sperimentazione.
La spermidina avrebbe l'effetto di invertire il ritmo circadiano dell'organismo, ringiovanendo le persone e rendendole meno predisposte all'insorgenza delle malattie. Il composto fa parte della famiglia delle poliammine, presenti in tutte le cellule viventi. Livelli bassi di poliammine hanno l'effetto di rallentare i ritmi circadiani. Le poliammine, derivate da fonti alimentari, vengono sintetizzate dalle cellule del corpo e sono preposte alla regolazione di processi cellulari fondamentali come la crescita e la proliferazione cellulare. I ricercatori israeliani hanno testato alcuni animali con un farmaco che inibisce la sintesi delle poliammine, rallentando l'orologio circadiano di circa 11 minuti rispetto ai topi che non avevano ricevuto il trattamento. I ratti che avevano assunto la spermidina mostravano un orologio biologico più veloce di circa 8 minuti rispetto ai topi non trattati. Alterazioni associabili a una serie di benefici. «Questa scoperta dimostra lo stretto intreccio tra orologi circadiani e metabolismo, e apre nuove possibilità per interventi nutrizionali che modulino la funzione del nostro orologio», ha detto Gad Asher, coordinatore della ricerca.