14-12-2016
A lanciare l’allarme è il professor David Spiegelhalter dell’Università di Cambridge. Entro il 2030 il genere umano è a rischio estinzione. No, non saremo di fronte a una serie di calamità naturali devastanti, scatenate magari dai radicali cambiamenti climatici in corso. In gran parte accelerati dall’inquinamento provocato dal genere umano stesso. Bensì, la causa di questo rischio estinzione per il genere umano entro il 2030 è dovuto proprio a loro: i nostri amati dispositivi mobili. Ossia, smartphone in primis, ma anche tablet e Pc. La tecnologia mediante la quale siamo costantemente in contatto col mondo esterno anche durante la notte. Perché la tecnologia scatenerebbe un rischio estinzione per il genere umano entro il 2030? A spiegarcelo è il professor David Spiegelhalter dell’Università di Cambridge, il quale ha diffuso dei dati inquietanti, confermati da altre due ricerche precedenti. Ecco cosa dice.
Gli smartphone in primis, ma anche i tablet e i cari vecchi personal computer, secondo il dottor Spiegelhalter, ci distrarrebbero da “altre attività”. Quali appunto i rapporti intimi sotto le lenzuola. Infatti, il ricercatore americano parte da questi dati: frequenza dei rapporti tra le coperte è drasticamente calata negli ultimi 30 anni. Per cui, se negli anni 90 era di cinque volte al mese, nel 2000 è scesa a quattro volte. E ora è arrivata perfino a tre. Siamo troppo presi dalle tecnologie, per cui snobbiamo i nostri partner. Inoltre, i pochi rapporti intimi che consumiamo, sono a esclusivo scopo di piacere e non per riprodursi. In realtà, ci sono altre due precedenti ricerche a suffragio di quella del dottor Spiegelhalter. Ossia, uno studio del 2014, effettuato su un campione di 143 coppie eterosessuali. In quell’occasione è emerso che i loro rapporti intimi venivano interrotti durante l’attività da diversi fattori. Soprattutto dagli smartphone, vale a dire dalle notifiche dei social e dalle continue chiamate. E se ciò non vi ha convinto ancora, ce n’è ancora una terza di ricerca, condotta da un gruppo di ricercatori dell‘Università di Stanford gestito da Henry Greely. In quel caso la sentenza fu chiara: entro trent’anni i figli non si faranno più tramite rapporti carnali tradizionali ma in vitro. E si avranno rapporti solo per soddisfare le proprie esigenze fisiche, non per procreare. Fantascienza, allarmismo o un fondo di verità c’è?