MALATTIE CARDIACHE: ALCOLICI SI O ALCOLICI NO?

30-12-2016

Un consumo moderato di bevande alcoliche (una al giorno) sembra diminuire il rischio di malattie cardiache, probabilmente perchè l'alcol aumenta il colesterolo HDL e l'attivatore del plasminogeno (che aiuta a diminuire i coaguli nei vasi sanguigni). Questo naturalmente non significa via libera all'alcol, in quanto un consumo più elevato ha l'effetto opposto e aumenta il rischio di infarto. Devo ammettere che raccomandare il consumo di alcol mi crea un pò di apprensione, dal momento che conosciamo tutti le gravi conseguenze personali e sociali di alcolismo e ubriachezza: almeno il 50% degli incidenti d'auto mortali e infinite tragedie famigliari e personali. Tuttavia sui giornali si legge spesso che bere alcol fa diminuire il rischio di attacchi cardiaci, prima causa di morte per gli uomini. Alcune interessanti ricerche ci possono aiutare a prendere decisioni oculate. Numerosi studi epidemiologici negli ultimi venti anni hanno messo in luce che un consumo medio-basso di alcol riduce leggermente il rischio di infarto sia nell'uomo sia nella donna. Tuttavia i risultati sono variabili e le polemiche circa vantaggi e svantaggi, tipo di alcolici preferibili e motivo per cui l'alcol alza il colesterolo HDL non sono mancate. Alcune ricerche molto interessanti sembrano aver individuato il criterio in base al quale identificare gli uomini che hanno maggiori probabilità di diminuire il rischio di infarto consumando alcol. E' necessaria una premessa: la maggioranza delle persone conosce il proprio gruppo sanguigno (A, B, AB e 0). Pochi sanno però che esistono anche dei sottotipi. Particolarmente importante in questo caso è un sottotipo chiamato Lewis o Le (a-b-) che, secondo alcune ricerche, è associato a un rischio notevolmente maggiore di infarto, che i ricercatori attribuiscono a una stretta relazione genetica con la resistenza all'insulina.
I ricercatori hanno studiato 3.383 uomini di età compresa fra i 53 e i 75 anni prendendo nota delle malattie che li colpivano e della mortalità nell'arco di quattro anni. All'inizio hanno escluso 343 uomini con precedenti cardiopatie, dopodichè hanno registrato sottotipi, consumo di alcol, attività fisica, fumo, lipidi nel siero, indice di massa corporea, pressione sanguigna, prevalenza di ipertensione e diabete mellito insulino-indipendente e classe sociale dei restanti soggetti. Dopo quattro anni hanno trovato che per i 280 uomini con il sottotipo Le (a-b-) l'alcol rappresentava un fattore significativo ai fini del rischio cardiaco. Negli uomini di questo gruppo che consumavano l'equivalente di tre bevande alcoliche al giorno (di qualsiasi genere) l'incidenza di attacchi cardiaci diminuiva del 75%. Tuttavia, negli altri 2.649 soggetti con altri fenotipi (90,4%) l'associazione negativa con il consumo di alcol era limitata. I ricercatori hanno concluso che negli uomini con il sottotipo Le (a-b-), a forte rischio genetico di cardiopatia, il consumo di alcol sembrava svolgere un'azione particolarmente protettiva. Ovviamente bere o non bere è una decisione personale che dipende da fattori sociali, religiosi e di altro genere. Chi non sa limitarsi dovrebbe evitare qualsiasi tipo di alcolici e comunque non bisognerebbe mai bere prima di guidare, di andare in barca o di usare macchinari di qualsiasi tipo. Se siete del sottotipo Le (a-b-), tuttavia, potrebbe esservi utile fare uso moderato di bevande alcoliche, almeno finchè le ricerche non troveranno un metodo meno controverso e rischioso per ridurre il rischio cardiaco. L'accertamento del sottotipo si può richiedere al medico con le analisi del sangue. Se l'etanolo può avere effetti benefici su alcune persone, gli ingredienti più efficaci delle bevande alcoliche sono forse altri. Alcune ricerche condotte su animali hanno evidenziato che il consumo di vino rosso e di succo di uva nera, ma non di vino bianco, è associato a una minore incidenza di aterosclerosi sperimentale. Queste bevande contengono un'ampia gamma di composti naturali, in particolare alcuni flavonoidi come antocianidine, flavonoli e flavoni, che sono potenti antiossidanti e hanno dimostrato di inibire in maniera significativa l'attivazione piastrinica (con conseguente riduzione dei coaguli) in vitro. L'attività biologica di queste sostanze spiega almeno alcune delle proprietà cardioprotettiive del vino rosso e del succo di uva nera.

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