FARMACI PER L’IPERTENSIONE: CREATI PER UCCIDERE.

30-01-2017

L’ipertensione è un’altra area dove un enorme miscuglio di medicinali raramente ha qualche effetto benefico contro una malattia che di solito può essere curata con un’alimentazione giudiziosa e con l’esercizio fisico. I dottori hanno fatto una cernita tra un’immensa varietà di trattamenti farmacologici - diuretici, beta-bloccanti e bloccanti del canale del calcio, reserpina, clonidina, metildopa - senza alcun successo apparente. Uno studio di 13 ambulatori inglesi condotto su 2.000 pazienti con alta pressione sanguigna ha mostrato che solo un pò più della metà di quelli che prendono dei farmaci per l’ipertensione aveva raggiunto quello che è considerato anche moderatamente un livello sano. Negli Stati Uniti solo un quinto dei pazienti che assumevano farmaci sono riusciti a raggiungere quelli che sono considerati risultati modesti di pressione sanguigna (meno di 140 mm/Hg sistolica e meno di 90 mm/Hg diastolica) stabiliti dal monitoraggio sull’esame della salute e della nutrizione americano. Per quanto concerne l’Europa, in un sondaggio fra 12.000 pazienti di cinque stati diversi, solo un terzo era riuscito ad ottenere il livello di pressione sanguigna stabilito dai dottori. Se non ci sono molte prove che i farmaci per la pressione sanguigna facciano bene, ce ne sono molte che indicano che fanno male. Un effetto collaterale particolarmente preoccupante è l’ipotensione, o calo immediato della pressione sanguigna quando ci si alza in piedi, che può provocare svenimenti e cadute. I medicinali contro l’ipertensione sono infatti una delle cause principali di fratture del bacino tra le persone di una certa età. Nonostante tutte le varietà di medicinali per la pressione sanguigna siano implicate in varie malattie - depressione, disfunzioni sessuali, stanchezza e problemi di appetito - i diuretici (quella che viene considerata la terapia “sicura” per la pressione) hanno mostrato di far aumentare di 11 volte la possibilità di contrarre il diabete; i beta-bloccanti potrebbero essere una causa delle morti per cancro nelle persone di una certa età; gli ACE inibitori possono provocare danni ai reni potenzialmente fatali oppure la morte se vengono somministrati troppo presto dopo un attacco di cuore; e i bloccanti dei canali del calcio sono stati collegati a gravi condizioni della pelle come la sindrome di Stevens-Johnson.
I dottori usano questi medicinali anche per trattare le donne che soffrono di ipertensione durante la gravidanza, a dispetto del fatto si pensi che i beta-bloccanti abbiano un effetto dannoso sulla circolazione del feto, e gli ACE inibitori danneggiano e uccidano il feto in via di sviluppo se vengono somministrati durante il secondo o il terzo trimestre di gravidanza. I beta-bloccanti possono anche influenzare certi tipi di memoria. Una squadra dell’Università di California a Irvine ha diviso un gruppo sano di volontari in due sottogruppi dando ad uno il propranololo e all’altro un placebo prima che venissero mostrate loro delle diapositive che raccontavano due storie. I test, fatti poco prima che le storie venissero mostrate, hanno dimostrato che tutti quelli che avevano assunto il farmaco erano completamente beta-bloccati. La prima storia raccontava di un bambino che visitava il luogo di lavoro del padre accompagnato dalla madre. La seconda tuttavia era stata progettata per provocare forti emozioni; andando al posto di lavoro il bambino veniva colpito da una macchina e gravemente leso. Una settimana dopo aver visto queste immagini, quando a tutte le persone è stato fatto un test di memoria a sorpresa, entrambi i gruppi presentavano risultati simili quando dovevano raccontare la prima storia, mentre il gruppo che aveva assunto il propranololo ricordava molto peggio la seconda storia intrisa di emozioni. Nonostante lo studio abbia esaminato l’effetto di un’unica dose di beta-bloccanti su persone sane, piuttosto che su pazienti di cuore o emicrania, gli studi sugli animali hanno dimostrato che la memoria di eventi carichi di emozioni richiede l’attivazione dei sistemi beta-adrenergici, che ovviamente sono bloccati dai farmaci beta-bloccanti.

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