30-01-2017
Il consumo di peperoncino aumenta la durata della vita? Sembra proprio così. I ricercatori del Larner College of Medicine presso l’Università del Vermont hanno dimostrato, in un ampio studio prospettico, che il consumo di peperoncino rosso è associato ad una riduzione del 13% della mortalità totale e principalmente dei decessi dovuti a malattie cardiache o ictus. Lo studio è stato recentemente pubblicato in PLoS ONE. Per secoli, peperoncini e spezie sono stati utilizzati per il trattamento di diverse malattie, ma solo un altro studio - condotto in Cina e pubblicato nel 2015 - ha già esaminato il consumo di peperoncino e la sua associazione con la mortalità. Sulla base delle teorie di Ippocrate e Galeno, le spezie potevano contribuire a ripristinare gli squilibri umorali responsabili della malattia. Spezie e cibi piccanti come il peperoncino, aumentano il catabolismo dei lipidi, ossia la degradazione ossidativa dei lipidi, in diversi organi e tessuti, proteggendo dall’ipercolesterolemia e l’obesità, riducendo i rischi di ipertensione, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari aterosclerotiche. L’attività antimicrobica delle spezie è stata evidenziata da effetti inibitori contro l’Helicobacter pylori e altri batteri e funghi che possono alterare la flora intestinale e influenzare varie malattie metaboliche. Molte spezie possiedono proprietà antiossidanti ed hanno effetti antinfiammatori e potrebbero servire a prevenire e mitigare varie malattie croniche. Le potenziali proprietà antitumorali di alcune spezie sono state supportate da uno studio ecologico degli Stati Uniti e India che ha rivelato una relazione inversa tra la produzione di spezie (e, presumibilmente, i consumi) e l’incidenza del cancro. Un’analisi di coorte prospettica in Cina ha fornito la prova più convincente fino ad oggi esistente, dei benefici clinici delle spezie ed in particolare dei peperoncini: ha mostrato una relazione inversa tra il consumo di peperoncino e la mortalità per tutte le cause come cancro, malattie respiratorie e cardiovascolari. Questo nuovo studio corrobora i risultati dello studio precedente. Utilizzando i dati raccolti dal National Health and Nutritional Examination Survey (NHANES) da più di 16.000 americani che sono stati seguiti per un massimo di 23 anni, lo studente di medicina Mustafa Chopan e il Professore di Medicina Benjamin Littenberg, hanno esaminato le caratteristiche dei partecipanti, in base al loro consumo di peperoncino rosso.
”Abbiamo studiato il National Health and Nutritional Examination Survey (NHANES), un campione rappresentativo della popolazione degli Stati Uniti. I dati sono stati analizzati da un sottocampione dei partecipanti al sondaggio NHANES III condotto dal 1988 al 1994. Sono stati inclusi tutti i soggetti di almeno 18 anni con i dati completi per il risultato ed i predittori. I partecipanti al NHANES sono stati sottoposti ad ampie interviste e a valutazioni di laboratorio, tra cui analisi del sangue e delle urine e misure di fattori socio-economici, le caratteristiche cliniche e le abitudini personali. Il moderato uso di alimenti e bevande durante il mese precedente lo studio, sono stati valutati con un questionario di frequenza alimentare. In questo ampio studio prospettico, abbiamo osservato una relazione inversa tra il consumo di peperoncino rosso e tutte le cause di mortalità, dopo aggiustamento per i potenziali confondenti. Gli adulti che hanno consumato peperoncino rosso avevano un rischio del 13% più basso di morte, rispetto a coloro che non avevano consumato peperoncino. Questi risultati si aggiungono alla letteratura esistente e corroborano i principali risultati del precedente studio. Essi sono comunque distinti, nel senso che sono tratti da una popolazione diversa e quindi possono sostenere la generalizzabilità degli effetti protettivi del peperoncino rosso”, ha spiegato Littenberg, autore principale dello studio. In seguito, i ricercatori hanno esaminato i dati di un follow-up mediano di 18,9 anni che riportavano 4.946 decessi ed hanno poi analizzato le cause specifiche dei decessi. La mortalità totale dei partecipanti che hanno consumato peperoncino rosso è stata del 21,6% rispetto al 33,6% di coloro che non hanno consumato peperoncino (riduzione del rischio assoluto del 12%; rischio relativo di 0,64). Rettificato per dati demografici, stile di vita e caratteristiche cliniche, il rapporto di rischio è risultato dello 0.87 (p = 0.01; 95% intervallo di confidenza 0,77-0,97). Il consumo di peperoncino rosso è risultato associato ad una riduzione del 13% del rischio di morte. Tendenze simili, ma statisticamente non significative, sono state osservate per le morti da malattie vascolari, ma non da altre cause. In questo ampio studio prospettico basato sulla popolazione, il consumo di peperoncino rosso è stato associato ad una riduzione della mortalità. “Anche se il meccanismo con cui il peperoncino ritarda la mortalità è tutt’altro che certo, i canali Transient Receptor Potential (TRP), che sono i recettori primari degli agenti piccanti come la capsaicina (componente principale del peperoncino), possono essere in parte responsabili dei suoi benefici effetti”, dicono gli autori dello studio. “Ci sono alcune possibili spiegazioni dei benefici per la salute derivanti dal peperoncino”, affermano Chopan e Littenberg. ”E’ possibile che la capsaicina svolga un ruolo nei meccanismi cellulari e molecolari che impediscono l’obesità e modulano il flusso sanguigno coronarico. Inoltre, la capsaicina possiede proprietà antimicrobiche che possono influenzare il microbiota intestinale e indirettamente l’immunità. Poichè il nostro studio aggiunge prove all’evidenza dei benefici del peperoncino per la salute e alle sua capacità di ridurre il rischio di morte per tutte le cause, il suo consumo può diventare una raccomandazione dietetica e fonte di ulteriori ricerche in forma di studi clinici”, conclude Chopan.
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0169876