INFLUENZA: VITAMINA D AL POSTO DEI VACCINI.

04-12-2014

Dal momento che esiste una sostanza capace di prevenire l'influenza molto più efficacemente dei vaccini, tutti noi saremmo portati a pensare che gli scienziati avrebbero fatto di tutto per pubblicizzarla, giusto? In fin dei conti il nocciolo della questione non dovrebbe essere quello di proteggere bambini e adulti dalla influenza? Uno studio clinico condotto dal dottor Mitsuyoshi Urashima presso la Divisione di Epidemiologia Molecolare nel Dipartimento di Pediatria presso l'Università di Medicina di Minato-ku a Tokyo, ha rilevato che la vitamina D sia estremamente efficace nel prevenire la comune influenza nei bambini. Lo studio è stato pubblicato nel marzo 2010 dal Journal of Clinical Nutrition. Si è trattato di un esperimento randomizzato su due gruppi il quale ha coinvolto 334 bambini, a metà dei quali sono stati somministrati 1.200 UI al giorno di vitamina D3, e all'altra metà un semplice placebo. Tale rigoroso studio è stato svolto seguendo scrupolosamente tutti gli standard scientifici più rigidi. I risultati hanno detto che mentre 31 dei 167 bambini facenti parte del gruppo “placebo” hanno contratto l'influenza durante i quattro mesi nei quali è proseguito lo studio, solo 18 dei 168 bambini del gruppo “vitamina D” l'ha contratta. Questo significa che la vitamina D è stata responsabile di una riduzione assoluta di quasi l’8%.
I vaccini antinfluenzali – secondo i più recenti dati scientifici – ottengono l'1% di riduzione dei sintomi dell’influenza. Ciò significa che la vitamina D sembra essere 800 volte più efficace rispetto ai vaccini per prevenire le infezioni influenzali nei bambini. Per sostenere ulteriormente questi dati, sarebbe stato necessario effettuare un ulteriore studio clinico attraverso il quale porre a confronto diretto i supplementi di vitamina D con i vaccini antinfluenzali, attraverso una sperimentazione su un totale di quattro gruppi di individui:

Gruppo 1. dovrebbe ricevere un placebo di vitamina D.
Gruppo 2. dovrebbe ricevere vitamina D (2.000 UI al giorno).
Gruppo 3. dovrebbe ricevere un'iniezione di vaccino antinfluenzale.
Gruppo 4. dovrebbe ricevere un'iniezione placebo.

Purtroppo un simile esperimento non potrà mai essere ufficialmente realizzato perché gli spacciatori di vaccini sanno bene che proverebbe in maniera definitiva l'inutilità dei loro vaccini. Tornando allo studio, un altro affascinante risultato è che per quei bambini ai quali in passato – prima dell’esperimento – era già stata somministrata vitamina D da parte dei genitori, i risultati si sono rivelati ancora migliori, in quanto in tali soggetti la vitamina D ha ridotto il rischio di influenza di quasi due terzi. In altre parole, più di sei bambini su dieci che normalmente avrebbero contratto l'influenza sono risultati protetti dalla vitamina D. Lo studio ha anche evidenziato come la vitamina D abbia fortemente represso i sintomi da asma bronchiale. Su 12 bambini con precedenti diagnosi di asma, nel gruppo “vitamina D”, solo 2 hanno manifestato tali sintomi. Sebbene questo sottoinsieme sia di dimensione piuttosto contenuta, è apparso assolutamente chiaro che la vitamina D prevenga gli attacchi di asma nei bambini, e tutto ciò si dimostra del tutto coerente con la prova antinfluenzale. Ora, dal momento che la vitamina D3 ha denotato un effetto così potente nel prevenire l’influenza – 800 volte più efficace dei vaccini – i medici e le autorità sanitarie non dovrebbero darsi da fare prescrivendo l’assunzione di vitamina D prima che abbia inizio la “stagione influenzale”? Nonostante la vitamina D abbia offerto una indiscutibile protezione contro tutte le infezioni influenzali, costoro ancora non la consigliano. Perché? Perché non credono nel nutrizionismo! Esso infatti si pone in contrasto con la loro agenda informativa sanitaria, la quale afferma che i nutrienti sono per loro inutili, mentre solo i farmaci possiederebbero reali funzioni curative.
Si potrebbero pubblicare un centinaio di studi atti a dimostrare come la vitamina D sia molte volte più efficace dei vaccini, eppure ancora non la raccomandano. Sono promotori del dogma medico piuttosto che di soluzioni reali per aiutare i pazienti. Ma questa è la storia della scienza: un sacco di persone apparentemente “intelligenti” che commettono errori marchiani su base regolare. Il che ricorda un pò i progressi della scienza: una nuova idea contesta un vecchio assunto, e dopo che tutti i difensori del vecchio assunto (sbagliato) muoiono, ecco che viene accettato il nuovo assunto, il tutto su basi per lo più dogmatiche. Tale atteggiamento si riflette in una citazione del Dr. John Oxford, professore di virologia al Queen Mary School of Medicine di Londra, la cui reazione allo studio descritto in questo articolo è stata: Avete notato le sue osservazioni conclusive? Non ha nemmeno preso in considerazione l’idea che la vitamina D possa sostituire i vaccini. Piuttosto, afferma che la vitamina D abbia valore solo se somministrata congiuntamente ai vaccini!
Questo ostracismo “dogmatico” è riscontrabile anche in campo oncologico in merito alle erbe anticancro e ad altre sostanze nutritive. Ogni volta che si riscontra una reale utilità di tali sostanze anti-business, ecco che certa stampa afferma cose come: “Beh, questa sostanza potrebbe essere utile se somministrata al paziente dopo la chemioterapia…”, ma mai in sostituzione della chemio, ovviamente. Molti medici tradizionali e scienziati medici sono semplicemente incapaci di pensare al di fuori del box molto ristretto in cui i loro cervelli sono stati spinti dopo anni di de-formazione presso le scuole di medicina. Quando hanno a che fare con elementi contrari a ciò che è stato loro insegnato, essi stupidamente finiscono per respingerli.
Gran parte delle riviste mediche non funzionano come amplificatori di verità scientifiche, ma come difensori del dogma pseudoscientifico. Per essere pubblicato un testo – nella gran parte di tali riviste – il tema trattato deve soddisfare le aspettative e le credenze tanto del giornale quanto dell'editore. Così, il progresso della conoscenza scientifica in ogni giornale si limita a rispecchiare le attuali convinzioni di un singolo individuo: il direttore di quel giornale. Quasi tutte le ricerche pionieristiche che abbiano sfidato lo status quo sono state respinte. Solo ai documenti che confermassero le convinzioni di redazione della rivista è stata regolarmente concessa la pubblicazione. Questa è una delle ragioni per cui la scienza medica, in particolare, avanza così lentamente. Gli studi che hanno dimostrato che la vitamina D sia più efficace rispetto ai vaccini hanno visto raramente la luce del giorno nella comunità scientifica. Ciò avvalora l’opera del Journal of Clinical Nutrition, il quale ha accettato la pubblicazione di questo documento da parte di Mitsuyoshi Urashima. La maggior parte delle riviste mediche non avrebbero osato pubblicarlo proprio perché mette in discussione lo status quo relativo a vaccini ed influenza. Vedete, le riviste mediche sono in gran parte finanziate dall'industria farmaceutica. E Big Pharma non vuole accordare alcuna credibilità agli studi sulle vitamine, indipendentemente dal loro valore scientifico. Anche se la somministrazione di vitamina D potrebbe comportare un risparmio di miliardi di dollari in America, e ridurre i costi di assistenza domiciliare, nessuno vuole concedere supporto scientifico alla vitamina D dal momento che alle aziende farmaceutiche non sarebbe concesso di brevettare una vitamina. Essa è inoltre facilmente accessibile al costo di pochi centesimi. Con il tempo la vitamina D sarà riconosciuta come superiore ai vaccini nel contrastare l'influenza stagionale, ma per adesso dobbiamo sorbirci la sciocca propaganda di un settore che ha abbandonato la scienza, per adorare aghi e provette.

 

http://www.naturalnews.com/029760_vitamin_d_influenza.html

http://ajcn.nutrition.org/content/91/5/1255.full

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20219962

 

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