28-12-2014
La sclerosi multipla (SM), la malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce principalmente i muscoli e la loro funzione, ma anche l’equilibrio, la vista e le funzioni mentali, potrebbe trovare un degno avversario in un elemento naturale: la vitamina D che, secondo un nuovo studio, può rallentarne la progressione e ridurne la gravità. Lo studio, pubblicato sulla versione online di JAMA Neurology, è stato condotto dai ricercatori della Harvard School of Public Health (HSPH), coordinati dal prof. Alberto Ascherio. Qui, il team di ricerca ha scoperto che nei pazienti in fase iniziale della malattia presentavano bassi livelli di vitamina D. Questo fattore è stato ritenuto altamente predittivo sia della gravità della SM che della velocità di progressione. Per questo motivo, i risultati dello studio suggeriscono che i pazienti nelle fasi iniziali della sclerosi multipla possono allontanare i sintomi della malattia aumentando la loro assunzione di vitamina D. «Dato che bassi livelli di vitamina D sono comuni – spiega il prof. Ascherio – e possono essere facilmente e in modo sicuro aumentati con la supplementazione orale, questi risultati possono contribuire all’ottenere risultati migliori per molti pazienti affetti da SM».
Per questo nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 465 pazienti affetti da SM di 18 Paesi europei, Israele e Canada che si erano iscritti al trial BENEFIT (Betaseron in Newly Emerging Multiple Sclerosis for Initial Treatment) tra il 2002 e il 2003, che mirava a confrontare l’efficacia di un trattamento precoce, rispetto a quello tardivo, con interferone beta-1b nel trattamento della malattia. Da questi dati, i ricercatori hanno esaminato i livelli di vitamina D dei pazienti riportati nelle misure prese al momento della comparsa dei sintomi e a intervalli regolari per un periodo correlato di 24 mesi. Allo stesso modo sono stati valutati i sintomi della malattia e la progressione nel corso di un periodo di cinque anni. L’analisi ha permesso di scoprire che i pazienti con sclerosi multipla in fase iniziale che avevano adeguati livelli di vitamina D presentavano un tasso inferiore del 57% di nuove lesioni cerebrali, un tasso di recidiva inferiore al 57%, e un incremento annuo inferiore del 25% nel volume delle lesioni rispetto ai partecipanti con bassi livelli di vitamina D. Oltre a questo, tra i pazienti con adeguati livelli di vitamina D vi era stata un’inferiore perdita di volume cerebrale, che è un importante fattore predittivo di disabilità. In linea generale, i risultati suggeriscono che la vitamina D ha un potente effetto protettivo sul processo sottostante alla sclerosi multipla. A motivo di ciò, i ricercatori ritengono che sia importante sottolineare l’importanza di avere corretti livelli di questa vitamina che, specie nel mondo occidentale, sono piuttosto bassi. «I benefici della vitamina D sembrano essere additivi a quelli dell’interferone beta-1b, un farmaco che è molto efficace nel ridurre l’attività della SM – sottolinea Ascherio – I risultati del nostro studio indicano che l’identificazione e la correzione dell’insufficienza di vitamina D dovrebbe diventare parte dello standard di cura per i pazienti con sclerosi multipla di nuova diagnosi».
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24445558