10-04-2015
Secondo uno studio recente, consumare troppo ferro e manganese può aumentare il rischio di malattia di Parkinson. Persone che hanno assunto quantità elevate di ferro e manganese, hanno una probabilità doppia di sviluppare la malattia rispetto a individui che ne hanno fatto uno scarso uso.
Sia il ferro che il manganese, ad alte dosi sono neurotossine. Lo studio ha coinvolto 250 persone affetti da malattia di Parkinson e 388 senza la malattia. I ricercatori hanno confrontato i gruppi particolarmente riguardo agli alimenti e supplementi consumati. Quelli che assumevano ferro dietetico in quantità hanno mostrato 1.7 volte più probabilità di sviluppare Parkinson rispetto ai soggetti a basso consumo di ferro. Inoltre, chi aveva consumato un quantitativo superiore alla norma sia di ferro che di manganese aveva 1.9 volte più probabilità di sviluppare Parkinson rispetto ai soggetti a basso consumo di ferro.
Il ferro e il manganese possono contribuire allo stress ossidativo, che si verifica quando le cellule rilasciano delle sostanze tossiche denominate radicali liberi come componente del consumo di energia e del metabolismo normali. Lo stress ossidativo può provocare il deterioramento delle cellule cerebrali che producono la dopamina - le stesse cellule danneggiate dalla malattia del Parkinson. Alimenti quali spinaci, legumi, noci e i cereali integrali sono ricchi sia in ferro che manganese. La carne rossa ed il pollame contengono molto ferro. I ricercatori hanno precisato che i benefici legati al consumo di questi alimenti superano i rischi legati alla malattia del Parkinson e precisano che la gente non dovrebbe eliminare questi minerali dalla loro dieta. Abbiamo bisogno di ferro e manganese, anche se una quantità elevata non è necessariamente migliore.
COMMENTO
Sebbene il ferro sia necessario per la salute umana, troppo ferro può essere devastante. Oltre al ferro eccedente che può derivare da supplementi a base di ferro, un sovraccarico di ferro , o emocromatosi, è la malattia ereditata più comune. Nell’emocromatosi ereditaria i depositi di ferro compaiono praticamente in ogni organo principale, specialmente nel fegato, pancreas e cuore, con conseguente danno completo e diffuso dell’organo. Inoltre, si sa da 30 anni che il ferro è associato all’infezione. Quando è presente ferro in eccesso, i meccanismi antibatterici normali del corpo sono compromessi severamente. Il ferro eccedente può anche generare quantità voluminose di radicali liberi.
Per la medicina tradizionale l’unica soluzione ad un sovraccarico di ferro è donare mezzo litro di sangue ogni due settimane. Ciò non è una soluzione molto efficace e può richiedere molti anni e fino a 50 flebotomie prima che funzioni terapeuticamente. Dosare il ferro semplicemente nel siero non è il test più indicativo perché il ferro sierico sarà frequentemente normale. L’analisi più utile per valutare i livelli corporei di ferro è il dosaggio della ferritina nel siero. In caso di livelli elevati di ferritina nel siero, non si devono effettuare flebotomie terapeutiche. Un semplice estratto dalla crusca di riso, denominato acido fitico o inositolo esafosfato, o IP6, è molto efficace come chelante del ferro senza alcun effetto tossico. Il manganese è simile al ferro in quanto può essere nocivo a livelli eccessivi. Un eccesso di manganese abbassa la serotonina e la dopamina ed i livelli elevati di manganese sono trovati spesso negli individui violenti o aventi difficoltà nell’apprendimento. Nonostante la sua potenzialità pericolosa per generare problemi importanti di salute, l’attenzione medica nei confronti della sua tossicità è minima.